Il paese dista circa 3,6 chilometri dal capoluogo comunale[3].
Origini del nome
L'origine del toponimo è incerta. Lo storico Muzio Febonio nella sua opera Historiae Marsorum, la fa risalire al termine latino Roseolum, quindi Rosciolum. Questa ipotesi legherebbe il toponimo alla rosa. In epoca remota in questi luoghi, quando giunsero i primi abitanti, sarebbero stati presenti molti roseti. Un'altra ipotesi lega il nome Rosciolum (in alcuni documenti antichi riportata anche come Rosculum o Rusculum) al termine "Roscio", nome di molte famiglie patrizie romane[5].
«Berardus etiam comes filius Berardi Marsorum Comitis eo tempore obtulit B. Benedicto Monasterium S. Mariae in Valle Porclanesi, et Castellum Roscolum cum pertinentiis suis.»
Il nucleo urbano s'ingrandì grazie all'unione di alcune ville che sorgevano nel territorio. Le località di Carce, Villa Maggiore, Villa San Martino, Villa Santa Maria e Villa di San Barnaba iniziarono il processo di aggregazione in seguito alla distruzione subita ad opera degli angioini guidati da Carlo I D'Angiò dopo la vittoriosa battaglia di Tagliacozzo. Oltre alla chiesa madre nel paese c'erano la chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta e la chiesa rurale dedicata a san Sebastiano[7][8].
Il paese conserva ancora il suo nucleo originario tardo quattrocentesco[9]. All'epoca dell'incastellamento il nucleo s'ingrandì ulteriormente e solo nel 1485 fu dotato di torre difensiva e di mura perimetrali[10] costruite su progetto dell'architetto Berardino Clario il cui nome fu inciso sulla porta principale del paese[11]. Alcune parti delle mura perimetrali e basi di contrafforti sono ancora visibili.
Rosciolo dei Marsi fino all'eversione feudale fu una università autonoma, solo dopo il 1806 fu aggregata al comune di Magliano de' Marsi.
Il paese posto al confine dei due Regni, appena dopo l'Unità d'Italia, fu scelto tra le località strategiche da alcune bande del brigantaggio postunitario[12].
La faglia di Rosciolo risulta essere una delle principali faglie dell'Abruzzo[13]. A causa del terremoto del 1904 il paese subì gravi danni. Il 24 febbraio di quell'anno si registrò una scossa del IX grado della scala Mercalli che causò gravi danni ma nessuna vittima[14]. Dopo il catastrofico terremoto della Marsica del 1915 fu invece uno dei pochi paesi marsicani, insieme ad alcuni centri del tagliacozzano e del carseolano, a rimanere quasi indenne subendo danni non irreparabili[5].
Nel 1928 una grave alluvione inondò la valle Porclaneta[15].
Edificio di culto in stile romanico situato in fondo alla valle Porclaneta, in un'area situata alle pendici del monte Velino. La chiesa di piccole dimensioni è ciò che rimane di un monastero benedettino costruito con ogni probabilità nella prima metà dell'XI secolo[18]. Fu dichiarata monumento nazionale nel 1902 per l'alto valore artistico e per lo splendore[19].
Chiesa parrocchiale risalente all'XI secolo. La facciata presenta il rosone gotico e un portale del XIII secolo, appartenente alla chiesa originaria, posto a destra e un portale del 1446 sulla sinistra. L'interno è a tre navate con numerosi affreschi restaurati a partire dal 1998[20].
Chiesa di San Sebastiano
L'edificio di culto originario risalente tra il V e il VII secolo venne edificato con ogni probabilità sui resti di una villa romana[21]. La chiesa rurale contemporanea che venne riedificata nel corso del Quattrocento è situata alle porte dell'abitato. Internamente a navata unica presenta un affresco del 1564 e la copia dell'affresco raffigurante san Sebastiano collocato all'interno della chiesa parrocchiale. L'altarino in pietra proviene dalla chiesetta rurale di San Barnaba. In portale in pietra cinquecentesco è sovrastato da una lunetta a tutto sesto affrescata. L'edificio fu gravemente danneggiato dai terremoti del 1904 e del 1915. Dopo i lavori di ristrutturazione, restauro e consolidamento antisismico completati nel 2018 l'edificio è stato riaperto al culto dal vescovo di Avezzano, Pietro Santoro[22].
Chiesetta di San Barnaba
Venne edificata nell'omonima valle sui ruderi di Villa di San Barnaba alle pendici del monte Velino. La chiesa rurale è dedicata a Barnaba apostolo.
Architetture militari
Torre risalente alla seconda metà dell'XV secolo inglobata nel nucleo urbano antico[10].
Itinerario naturale costituito da diverse tappe che tocca alcuni comuni dell'Abruzzo e del Lazio per un totale di circa cento chilometri. Il percorso inizia a Sante Marie e tocca altre località della Marsica estendendosi fino al Cicolano, ripercorrendo la storia e i luoghi dei briganti posti al confine tra lo Stato Pontificio e il Regno delle due Sicilie[25].
Valle Porclaneta, in quest'area si trova la roverella secolare di Santa Maria in Valle[15].
Tra l'ultima domenica di agosto e la prima domenica di settembre si tengono le feste patronali in onore di santa Costanza. A fine agosto si rinnova annualmente il gemellaggio con i fedeli di San Donato Val di Comino (FR)[26].
Note
^abFrazione di Rosciolo dei Marsi, su portaleabruzzo.com, Il Portale d'Abruzzo. URL consultato il 25 novembre 2016 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2018).
^ab Carlo Di Sandro, Le origini di Rosciolo, su maglianodeimarsi.terremarsicane.it, Terre Marsicane. URL consultato il 6 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2018).
^ Carlo Di Sandro, Quadro storico di Rosciolo dei Marsi, su maglianodeimarsi.terremarsicane.it, Terre Marsicane. URL consultato il 6 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2018).
^ Giuseppe Di Girolamo, Il terremoto del 1904, su maglianodeimarsi.terremarsicane.it, Terre Marsicane. URL consultato il 6 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2018).
^ab Leo De Rocco, Il gioiello del Velino, su abruzzostoriepassioni.com, Abruzzo storie e passioni, 16 agosto 2015. URL consultato il 28 febbraio 2019.
^ Carlo Di Sandro, Madonna delle Grazie, su maglianodeimarsi.terremarsicane.it, Terre Marsicane. URL consultato il 6 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2018).
^ Vincenzo Cianciarelli, Monumento ai Caduti, su maglianodeimarsi.terremarsicane.it, Terre Marsicane (tratto da Il Tempo). URL consultato il 6 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2018).