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Il suo rifiuto verso le convenzioni e i compromessi dell'industria culturale, la sua indipendenza di giudizio, il suo richiamo alla Tradizione, contrapposta alla Storia, la critica nei confronti dei falsi miti della modernità lo resero figura scomoda e singolare nella compagine culturale degli anni Settanta. Collaborò anche a riviste cattoliche e, dal 1980, al Tempo, quotidiano di Roma. Fu apprezzato e stimato dall'allora Cardinale di Milano Giovanni Colombo e L'Osservatore Romano pubblicò un articolo elogiativo firmato da Mario Marcolla.
La collaborazione a partire dal 1970 con la casa editrice Rusconi, ritenuta una casa editrice di tendenze conservatrici o addirittura reazionarie, valse a Quadrelli l'opposizioni di parte dell'establishment culturale: per esempio un articolo di Umberto Eco che nel 1972 dalle pagine de L'Espresso classificò Quadrelli tra gli "ultras della sottocultura".[2]
Nella sua produzione saggistica, sempre innervata da un forte impegno civile, R.Q. elaborò una critica della società moderna secolarizzata e orfana del senso del sacro e tratteggiò una diagnosi di molti guasti che affliggono la società attuale, dal degrado della scuola, all'inquinamento delle città, dalla tecnocrazia al consumismo imperante. La condanna della devastazione del paesaggio, conseguente al tumultuoso sviluppo degli anni Sessanta, e l'amore per la cultura contadina, contrapposta a una borghesia inurbata, avvicinano la riflessione di Rodolfo Quadrelli alle analisi coeve di Pier Paolo Pasolini, a cui Quadrelli dedicò sul Corriere della Sera del 3 novembre 1975 un accorato necrologio: "Rodolfo Quadrelli piange la scomparsa di PPP come se fosse un fratello, pur non avendolo mai conosciuto. Uomo libero e grande poeta, lottò, da solo, per l'antica sacralità e per l'antica dignità dell'uomo".
Sostenitore di una visione immanentista del cattolicesimo, per Quadrelli essere cattolico significò prima di tutto adattamento dell'uomo a una realtà che egli cerca di assimilare il più possibile; a una natura che vuol dominare anziché essere dominata; a uno stato di esistenza in cui crea a sua immagine tutto ciò che lo circonda; sul presupposto dottrinale che tutto quel che proviene da Dio è fondamentalmente bene e non può opprimerlo[senza fonte].
Il malanno per Quadrelli fu il razionalismo; quella "mezzacultura filistea" (Il paese umiliato, 1973) propria dei radicali, la quale porta a considerare come "arretrato", "incivile", chi rifiuta la fede nella logica scientista e illuminista.
Poeta, saggista e traduttore (Eliot, Pound), "voce più alta dell’Italia silenziosa", secondo la formula utilizzata da Marcello Veneziani sul Giornale, disinnescò l'ideologia marxista, rilevandone il punto di contatto con l'ideologia capitalista e liberale.
La produzione lirica di Quadrelli, raccolta in quattro volumi (di cui uno postumo), ricevette giudizi lusinghieri da parte, tra gli altri, di Raffaele Crovi,[6]Giovanni Raboni[7] e Maurizio Cucchi[8] che ne elogiarono l'inquieto e sofferto tono personale, l'ardore e il rigore morale, la varietà metrica e vi riconobbero il richiamo a maestri quali Manzoni e Rebora.
Dal 1974 fino alla morte Quadrelli fu consigliere del Centro Nazionale di Studi Manzoniani.
Opere
Il linguaggio della poesia [saggi], Firenze, Vallecchi 1969
I potenti della letteratura [volume collettivo, saggi] con Sergio Quinzio, Armando Plebe e Quirino Principe, Milano, Rusconi 1970 (tradotto in spagnolo con il titolo "Los poderosos de la literatura", Universidad de Sevilla 1978)
Filosofia delle parole e delle cose [saggi], Milano, Rusconi 1971
Apologhi e filastrocche [poesie], Firenze, Vallecchi 1972
Il paese umiliato [saggi], Milano, Rusconi 1973
Il rombo del motore [volume collettivo] con Rosario Assunto, Renato Bazzoni, Guido Ceronetti, Marco G. Pellifroni, Alfredo Todisco. Milano, Rusconi 1974
Il senso del presente [saggi], Milano, Rusconi 1976
Arrigo Boito, Poesie e racconti, Milano, Mondadori (“Oscar”) 1981.
Pubblicazioni postume
La fine del tempo (poesie), a cura di Romana Quadrelli, prefazione di Quirino Principe, Milano, Scheiwiller 1986. In exergo la bibliografia completa
La tradizione tradita: morale e politica nell'Italia del dopoguerra, invito alla lettura di Guido Ramacciotti, Milano, Leonardo 1995
Lo studio della letteratura europea: un percorso da Dante a Solzenicyn, a cura di Andrea Sciffo, Rimini, Il cerchio, 2001
Estratti da Il linguaggio della poesia nella rivista Kamen n.18, 2001
Silloge di poesie a cura di Amedeo Anelli nella rivista Kamen, n.23, 2004
Selezione di poesie curate da Marco Albertazzi in Gli invisibili, Lavis, La Finestra editrice 2008
Selezione di poesie curate da Daniela Marcheschi in Mille anni di poesia religiosa italiana, Bologna, Dehoniane 2017
Selezione di poesie curate da Silvio Raffo in Muse del disincanto. Poesia italiana del Novecento. Un’antologia critica, Roma, Castelvecchi 2019
Tutte le poesie (1960-1984), a cura di Fiorenza Lipparini, con uno scritto di Quirino Principe, Pavia, Effigie 2020
Note
^L'amore di Rodolfo Quadrelli per la propria città si tradusse in una preziosa strenna del Natale 1979 :La mia Milano, edita da Daverio&Calì che conteneva due poesie e una prosa antologica. La prosa La mia Milano, definita da Quirino Principe "il più bel testo di ‘ricordi presenti’ in tutta la letteratura italiana del Novecento, cinque pagine tutte collocate nella zona sublime della scrittura" (Q. Principe, Il poeta colpevole e il tribunale della mediocrità, prefazione a La fine del tempo, pp. 12-13) è stata ripubblicata ne La fine del tempo (Scheiwiller 1986) e in Tutte le poesie (1960-1984), Effigie 2020.
^Umberto Eco: "Un, due, tre la patria è salva", in L'Espresso, 30 gennaio 1972.
^Si leggano le lettere di e a Rodolfo Quadrelli in Ennio Flaiano, Soltanto le parole. Lettere di e a Ennio Flaiano (1937-1972), a cura di Anna Longoni e Diana Ruesch, Bompiani, Milano 1995.
^Giovanni Giudici fu tra i primi recensori delle opere di Quadrelli. A proposito de Il linguaggio della poesia, Giudici scrisse su L’Espresso del 24 agosto 1969: "…si tratta di una raccolta di brevi pamphlet collegati non solo e non tanto da una prevalente omogeneità di temi ma collegati soprattutto da una robusta, apparentemente inattaccabile, piattaforma ideologica e da una volontà di coerenza e di sicurezza che può essere sotto certi aspetti invidiabile. […] la scrittura è sostenuta da un vigore di stile e da una lucidità intellettuale notevoli, che qualificano questo libro di idee come una vera opera creativa".
^Si veda, tra l'altro, il saggio di R.Q., L'Italia di fronte al nichilismo, nel volume curato da C. Magris e W. Kaempfer, Problemi del nichilismo, Shakespeare & Company, Milano 1981, pp. 171-180.
^R. Crovi, "Milano incornicia le elegie e le ironie dei poeti", in Il Giorno libri, 8 febbraio 1987.
^Per un giudizio di Giovanni Raboni sulla poesia di Quadrelli si veda G. Raboni, La poesia che si fa. Cronaca e storia del Novecento poetico italiano 1959-2004, a cura di Andrea Cortellessa, Garzanti, Milano 2005, p. 241.
^M. Cucchi, "Irritante ma straordinario poeta", su La Stampa-Tuttolibri, 10 dicembre 1977, p. 10 (recensione a Commedia).