Nel 2001 balzò alle cronache per l'accusa di uxoricidio della seconda moglie, Bonnie Lee Bakley: il processo e i retroscena sul passato della coppia (la donna aveva sposato Blake perché era rimasta incinta, ma all'epoca frequentava anche Christian Brando, figlio di Marlon Brando) animarono per anni le cronache giudiziarie di Hollywood[2]. Il verdetto del processo scagionò l'attore dall'accusa di omicidio.[3][4]
Nel 1938, Blake e la sua famiglia si trasferirono a Los Angeles, in California, dove il piccolo Robert dal 1939 al 1948 ebbe un'intensissima esperienza di attore bambino. Dopo l'esordio con una piccola parte nel film Bridal Suite (1939), entrò nel cast delle Simpatiche canaglie per il quale recitò in 40 episodi (1939-1944) come Mickey Gubitosi, acquisendo un ruolo da protagonista nella serie. Affrontò nel contempo anche diversi ruoli di supporto in produzioni cinematografiche, dal 1942 con il nome di scena di Bobby Blake.
Terminata l'esperienza delle Simpatiche canaglie, Blake interpretò dal 1944 al 1947 il ruolo di Little Beaver in 23 film della popolare serie western di Red Ryder. Dopo Tommy Cook nel 1940 e prima di Don Reynolds nel 1949, Blake fu uno dei tre attori bambini ad essersi cimentati nella parte del giovane Indiano compagno di avventure ("saddle pal") di Red Ryder[5].
Da giovane attore negli anni cinquanta Blake, che nel 1956 cambiò legalmente nome in Robert Blake, interpretò ruoli in film western, che lo lanciarono ad una intensa carriera di attore al cinema e alla televisione. Negli anni Settanta ricoprì il suo ruolo più famoso, quello del detective Tony Baretta nella popolare serie televisiva Baretta (1975-78), per il quale ricevette numerosi riconoscimenti, incluso un Emmy Award (1975) e un Golden Globe (1976).
L'ultimo impegno di Blake risale al 1997, nel film Strade perdute di David Lynch. Si chiuse così una carriera che rimane "una delle più lunghe della storia di Hollywood" (Newton[6]), ben 60 anni di attività intercorsi tra i suoi esordi come bambino negli anni trenta fino alla fine degli anni novanta.
L'accusa di omicidio
L'omicidio della moglie
Il 4 maggio 2001 la seconda moglie di Blake, Bonnie Lee Bakley, venne uccisa in un parcheggio di Los Angeles con alcuni colpi alla testa mentre attendeva il marito, che si era assentato per tornare nel ristoranteitalianoVitello's (a Tujunga Avenue, Studio City), da cui i due erano appena usciti[7]. A seguito del fatto, Blake passò la notte in un ospedale, dove venne in seguito dimesso: venne interrogato per 5 ore sull'accaduto (in un primo momento non era sospettato e venne sentito solo come testimone[8]). Qualche giorno dopo, l'attore assunse un detective per cercare il responsabile della morte della moglie[8].
Blake aveva sposato Bonnie Lee Bakley il 19 novembre 2000, quando un test del DNA aveva confermato che era lui il padre della loro figlia Rose. La vicenda portò alla luce una serie di avvenimenti nella loro breve ma intensa relazione e soprattutto pose l'attenzione sulla particolare personalità della vittima.
I retroscena: Bonnie Lee Bakley e la relazione con Blake
All'epoca dell'inizio della loro relazione (1999), la Bakley aveva 9 matrimoni alle spalle, quasi tutti con persone più anziane e facoltose. Nata nel 1956 nel New Jersey, aveva lasciato la scuola a 16 anni per intraprendere la carriera di modella e attrice a New York. A 21 anni aveva sposato un suo primo cugino, da cui aveva avuto due figli[9]. La donna aveva anche una serie di reati e piccoli crimini, tra cui possesso di sostanze stupefacenti e documenti falsi (1989) e spaccio di soldi falsi (1995)[10].
Dopo i primi matrimoni e relativi divorzi, la Bakley cominciò a intrattenere relazioni con personaggi del mondo dello spettacolo. Amici della donna parlano della sua come di una vera e propria "ossessione per le celebrità": nel 1993 aveva dichiarato di essere figlia di Jerry Lee Lewis, ma test del DNA dimostrarono il contrario. Registrazioni di conversazioni telefoniche rivelarono che la donna cercava con tutte le sue forze il matrimonio con una qualche star dello spettacolo: dichiarò "Mi piace stare intorno alle celebrità, ti fa sembrare migliore delle altre persone".
La sua "strategia" aveva comunque dato i suoi frutti, in termini economici, in quanto era proprietaria di 2 case e altri terreni a Memphis, oltre che di una casa fuori Los Angeles[9]. La sua carriera a Hollywood (in cui aveva usato lo pseudonimo di Leebonny) non era mai decollata, proprio per la sua fama di cacciatrice di dote.
Blake e la Bakley si conobbero al compleanno dell'attore Chuck McCann: all'epoca, la donna frequentava Christian Brando, figlio di Marlon Brando. La donna rimase incinta. Fu il suo quarto figlio: in un primo momento diede alla bambina il nome di Christian Shannon Brando[11], poi, quando il test del DNA rivelò che il padre era Blake, i due si sposarono. Blake e la moglie non vivevano però sotto lo stesso tetto: l'attore abitava in una piccola abitazione dietro la casa della moglie, a Studio City, a Los Angeles (nella zona della San Fernando Valley).
L'accusa di uxoricidio
Il 18 aprile 2002 Blake venne arrestato con l'accusa di uxoricidio[12][13]: l'arresto venne compiuto in diretta televisiva, mentre l'attore si trovava a casa della sorella. Assieme a lui venne arrestato una delle sue due guardie del corpo, per aver preso parte all'omicidio: secondo l'accusa, Blake aveva agito contro la moglie per porre fine ad un matrimonio in cui era stato coinvolto contro la sua volontà.
La svolta delle indagini per il LAPD era avvenuta quando un ex stuntman, Ronald "Duffy" Hambleton, aveva accettato di testimoniare contro l'attore (supportato da un socio, Gary McLarty), dicendo che Blake aveva tentato di convincerlo ad assassinare la Bakley. Durante il processo, la difesa di Blake scoprì che le parole dello stuntman nascondevano una promessa di assoluzione per i suoi precedenti reati in cambio di una testimonianza contro l'attore[14][15]. Di conseguenza l'attore fu assolto.
(EN) John Holmstrom, The Moving Picture Boy: An International Encyclopaedia from 1895 to 1995, Norwich, Michael Russell, 1996, pp. 185–186.
(EN) David Dye, Child and Youth Actors: Filmography of Their Entire Careers, 1914-1985. Jefferson, NC: McFarland & Co., 1988, pp. 20–22.
(EN) Edward Edelson. Great Kids of the Movies, Garden City, NY: Doubleday, 1979. pp. 84–87.
(EN) Leonard Maltin and Richard W. Bann, The Little Rascals: The Life & Times of Our Gang. New York: Crown Publishing/Three Rivers Press, 1977 (rev. 1992) ISBN 0-517-58325-9
(EN) James Robert Parish, Great Child Stars, New York: Ace Books, 1976, pp. 9–16.