Ritratto d'uomo (Previtali)
Il Ritratto d'uomo è un dipinto olio su tavola di Andrea Previtali conservato presso la pinacoteca dell'Museo Poldi Pezzoli di Milano. La tavola fu dipinta con un Memento mori ed è firmata ANDREAS.C.A.DI.IO.B.P.: Andrea Cordelle Agi Disciplunus Iovanis Bellini Pinxit. StoriaIl dipinto è uno dei primi ritratti del giovane Previtali, quando ancora abitava a Venezia dove si era trasferito fin dalla giovane età con la famiglia che commerciava corde e aghi. Il giovane fu allievo di Giovanni Bellini, e questo dipinto è uno dei primi lavori che l'artista eseguì mentre lavorava ancora alla bottega del maestro veneziano. Proprio per l'attività della sua famiglia Previtali soleva firmarsi Cordeliaghi nei lavori eseguiti in gioventù a Venezia, mentre per quelli che eseguì dopo il suo ritorno a Bergamo si firmò con il suo cognome.[1] Il dipinto è considerato uno dei lavori migliori del giovane artista ed è dipinto con un Memento mori, la tavola infatti presenta due fori nella parte superiore a indicare che era inserito in una telaio che permetteva la rotazione del dipinto così che fossero visibili entrambi i lati[2]. DescrizioneRitratto d'uomoIl dipinto si divide in due parti: sul fronte il ritratto d'uomo raffigurante un uomo giovane dall'espressione intensa e stupita, forse dall'improvvisa morte. Il quadro richiama alcuni ritratti di Antonello da Messina che visitando Venezia era stato l'apripista del rinascimento veneto, nonché i ritratti di Jacometto Veneziano morto nel 1497 ma di cui il giovane aveva conosciuto le opere[3]. Il dipinto presenta anche tratti leonardeschi nell'aspetto psicologico del ritratto, una intensità introspettiva che porta il dipinto a sembrare una immagine fotografica[2]. Previtali manifesta così la sua grande capacità di catturare le diverse tecniche pittoriche, qualità che lo accompagnerà per tutta la vita. L'azzurro intenso dello sfondo è la contrapposizione astratta che vuole evocare una profonda dimensione interiore di paure e timori legati alla meditazione sulla morte e che si collega con il memento macabro dipinto sul lato opposto della tela[4]. Memento moriIl retro del dipinto raffigura un teschio su cui è posto un cartiglio con la scritta HIC DECOR HEC FORMA MANET HEC LEX OMNIBUS UNA, la traduzione è più intrapretativa che letterale, il senso del tempo che diventa legge e che conduce tutti a perdere bellezza e forma per diventare ossa. Il teschio posto su un tavolo di legno riporta sul frontale la firma dell'artista. Ricordati che devi morire è una locuzione usata fin dal tempo dei romani, ma in particolar modo la raffigurazione di teschi e ossa fu in uso dal Medioevo, con l'avvento del Purgatorio. Il teschio nelle raffigurazioni medievali veniva usato come monito per ricordare a tutti che la vita e la gioventù hanno un tempo, e che oltre questo tempo rimane solo quello del giudizio[2]. Note
Bibliografia
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