Riconoscimenti ottenuti da Toy Story 3 - La grande fuga
Toy Story 3 - La grande fuga (Toy Story 3) è un film d'animazione del 2010 diretto da Lee Unkrich. Terzo capitolo dell'omonima saga prodotta dai Pixar Animation Studios, dopo Toy Story - Il mondo dei giocattoli e Toy Story 2 - Woody e Buzz alla riscossa, il film uscì nelle sale cinematografiche statunitensi il 18 giugno 2010,[1] distribuito dalla Walt Disney Company, mentre in Italia, dopo la première mondiale tenutasi al Taormina Film Fest il 12 giugno 2010,[2] la pellicola debuttò nei cinema il 7 luglio dello stesso anno.[1] Toy Story 3 debuttò in 4 028 cinema americani e canadesi il 18 giugno 2010 e nel giorno d'apertura incassò 41 148 961 $,[3] diventando il maggior incasso nel giorno d'apertura per un film animato, battendo il record precedentemente appartenuto a Shrek terzo.[3] Nel week-end d'apertura, la pellicola incassò 110 307 189 $ e nel luglio dello stesso anno, sorpassò Shrek 2, diventando la prima pellicola animata nella storia a raggiungere il traguardo del miliardo di dollari.[4][5] Il film fu candidato a svariati riconoscimenti, inclusi tre Annie Award, cinque Premi Oscar e un Golden Globe. Toy Story 3 perse agli Annie Award contro Dragon Trainer, ma ottenne l'Oscar al miglior film d'animazione e quello per la migliore canzone, venendo nominato anche per la migliore sceneggiatura non originale e il miglior montaggio sonoro alla 83ª edizione degli Oscar. La Disney puntò molto sulla performance del film agli Oscar, promuovendolo con un'imponente campagna pubblicitaria attraverso i cosiddetti For Your Consideration.[6] Al di là della candidatura nella categoria di miglior film, data per scontata dalla gran parte degli addetti ai lavori, la compagnia si diede da fare per sponsorizzare il film come un valido vincitore del premio.[6] La pellicola ottenne pareri e recensioni molto positive dalla maggior parte dei critici, tanto che il sito aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes registrò un 98% di "freschezza".[7] Il film ricevette il plauso dalla quasi totalità della critica statunitense, che applaudì l'elevata qualità della storia, in grado di mescolare l'intrattenimento più immediato con temi profondi e adulti, come la paura della perdita, la fedeltà, il bisogno di crescere e l'accettazione della propria mortalità.[8] Campagna pubblicitaria(EN)
«Oh boy. I can't believe I'm actually saying this, but thank you to the Academy. I wouldn't be standing here if it weren't for the vision of three incredible guys. John Lasseter, Ed Catmull, and Steve Jobs, the founders of Pixar Animation Studios, which by the way, is the most awesome place on the planet to make movies. To my producer, Darla Anderson, screenwriter Michael Arndt, my cast and crew, everyone at Disney and Pixar, every single person who had absolutely anything to do with making Toy Story 3 and getting it out into the world, I share this with you. To my grandmother, who always insisted that she'd see me up here someday. To my parents, my wife, Laura, my kids, Hannah, Alice, and Max, I love you all so much. And finally, thank you to audiences all over the world who came out in historic numbers and embraced a movie about talking toys that hopefully had something very human to say. Thank you. Thank you! Thank you!» (IT)
«Oh, ragazzi. Non riesco a credere che sto per dirlo, ma grazie all'Academy. Non sarei qui se non fosse stato per l'intuito di tre uomini incredibili. John Lasseter, Ed Catmull e Steve Jobs, i fondatori dei Pixar Animation Studios, che tra l'altro è il posto più incredibile sulla Terra dove fare film. Alla mia produttrice, Darla Anderson, allo sceneggiatore Michael Arndt, al cast e alla troupe, a tutti quelli alla Disney e alla Pixar, ogni singola persona che abbia avuto a che fare con la realizzazione di Toy Story 3 e alla sua uscita nel mondo, condivido questo con voi. A mia nonna, che ha sempre sostenuto che mi avrebbe visto qui sopra un giorno. Ai miei genitori, mia moglie, Laura, i miei bambini, Hannah, Alice e Max, vi amo così tanto. E infine, grazie al pubblico di tutto il mondo che è venuto in numeri storici ad abbracciare un film su dei giocattoli parlanti che spero abbia avuto qualcosa di veramente umano da dire. Grazie. Grazie! Grazie!» La Disney, nominata nel corso della storia degli Oscar solamente in due occasioni, nel 1991 per La bella e la bestia e nel 2010 per Up, decise di puntare su Toy Story 3 per aggiudicarsi il premio come "miglior film", forte del fatto di aver riscontrato il plauso di critica e pubblico. La campagna promozionale prendeva le mosse dalla considerazione che molte altre opere di genere avevano vinto la statuetta per il miglior film (horror, di guerra, fantasy, sequel). Rich Ross, presidente del consiglio di amministrazione Disney, affermò: «Abbiamo il più grande e meglio recensito film dell'anno. Se non questo film, se non quest'anno, quando?».[6][10] I For Your Consideration includevano immagini ritraenti scene di Toy Story 3 echeggianti altrettanti lavori di genere, remake e seguiti vincitori dell'Oscar, con impressa la tagline Not Since... (Non da..., interpretabile come un Non dai tempi di...), accompagnata dal titolo della pellicola parodiata. I film presi in considerazione furono Il silenzio degli innocenti, Tutti insieme appassionatamente, The Millionaire, American Beauty, Il padrino - Parte II, La tragedia del Bounty, Io e Annie, Fronte del porto, Titanic, Rocky, Shakespeare in Love, Il braccio violento della legge, Un uomo da marciapiede, Platoon, La stangata e Il Signore degli Anelli - Il ritorno del re.[10][11] Proprio quest'ultima opera venne presa a termine di paragone sia dal regista Lee Unkrich che dai commentatori in quanto, all'epoca, l'Oscar al film di Peter Jackson venne visto da molti come un premio complessivo alla trilogia fantasy. Allo stesso modo, l'Oscar a Toy Story 3 sarebbe sembrato un riconoscimento all'intera saga Pixar.[12] Secondo altri, invece, la strategia si sarebbe rivelata sbagliata, come nel caso di Harvey Weinstein, che nel 2002 escogitò una campagna simile a favore dell'Oscar per Martin Scorsese e il suo Gangs of New York.[13] A contrastare la candidatura della pellicola fu la sua sconfitta ai vari premi di categoria (come il Writers Guild of America Award e il Directors Guild of America Award), che vengono votati dagli stessi membri dell'Academy. Proteste per un'eventuale vittoria del film si sollevarono in particolare da un'associazione di dipendenti dei parchi tematici Disney, che si erano visti privare dell'assicurazione sanitaria dalla compagnia.[14][15] Patrick Goldstein e James Rainey, del Los Angeles Times, scrissero che l'unico modo per un film animato di vincere l'Oscar per il miglior film sarebbe stato quello di cambiare la mentalità dell'associazione, citando la ritrosia degli attori, la categoria più rappresentata all'interno dell'Academy, a votare un film in cui non compaiono attori in carne ed ossa sullo schermo, e conclusero affermando: «Per adesso, se sei la Pixar, ti sei guadagnata la nostra eterna gratitudine cinematografica per aver fatto film che toccano il nostro senso del meraviglioso, del dolore e del divertimento. Ma non hai ancora il diritto di essere presa sul serio dall'Academy».[13] L'Oscar venne poi vinto da Il discorso del re. Ironicamente, la casa di produzione non presentò la candidatura alla migliore colonna sonora a causa della presenza di molti temi creati nel passato che rese ineleggibile il lavoro di Newman, puntando invece sulle nomination alla miglior canzone.[16][17][18] Newman venne nominato per la canzone We Belong Together, ottenendo la sua ventesima candidatura agli Oscar e, in seguito, la sua seconda vittoria, dopo il riconoscimento nel 2002 per la canzone If I Didn't Have You (tratta da Monsters & Co.),[16][19][20] così come venne nominata la sceneggiatura di Arndt, che si disse onorato e commentò scherzosamente la sua seconda nomination: «Penso che chiunque stia aspettando un mio fallimento non dovrà attendere a lungo».[21] Controversia con gli Annie AwardDiametralmente opposti furono i provvedimenti presi dallo studio nei confronti degli Annie Awards, uno dei più importanti riconoscimenti dedicati al settore dell'animazione. Nell'agosto del 2010, infatti, Ed Catmull, presidente dei Walt Disney Animation Studios, dichiarò che la compagnia non avrebbe sottoposto nessuna delle proprie opere prodotte durante il 2010 per gli Annie Award, a causa delle farraginose regole del premio.[22] L'episodio che innescò la controversia è da farsi risalire alla vittoria schiacciante di Kung Fu Panda nel 2008, a discapito di WALL•E, che avrebbe in seguito vinto l'Oscar al miglior lungometraggio d'animazione.[22] L'edizione del 2008 mostrò il sistema fallace degli Annie, il cui regolamento prevedeva che potesse votare chiunque fosse iscritto come membro all'ASIFA-Hollywood, la sezione di Hollywood della "Association Internationale du Film d'Animation" che regola le premiazioni, professionista del settore o semplice appassionato.[23] Jeffrey Katzenberg, a capo della DreamWorks Animation, aveva offerto l'iscrizione all'ASIFA a tutti i suoi dipendenti e, in seguito, la incluse nel pacchetto di benvenuto ai nuovi assunti. Così facendo, Kung Fu Panda vinse undici premi sulle sedici candidature. Le lamentele degli addetti ai lavori costrinse gli organizzatori dell'Annie a rivedere le modalità di premiazione.[22] L'ASIFA modificò il regolamento nel 2009 e impose che solo i professionisti potessero votare, pur mantenendo le categorie produttive, come quella al miglior lungometraggio, aperte al voto di studenti d'animazione e appassionati. L'anno successivo fu decretato che solo i professionisti del settore iscritti all'associazione, e approvati da un comitato supervisore, potessero eleggere il vincitore. Catmull, insoddisfatto dei cambiamenti apportati, chiese la presenza di un consiglio formato dai vari studi d'animazione che potesse suggerire ulteriori cambiamenti nel regolamento degli Annie. L'ASIFA respinse le richieste di Catmull e la Disney, in tutta risposta, decise di non sottoporre nessuna delle proprie opere come contendenti per l'Annie Award del 2011. I singoli artisti potevano comunque presentare i propri lavori allo stesso modo in cui il comitato supervisore poteva nominare opere giudicate meritevoli.[24] Toy Story 3, infatti, ricevette tre candidature e un'ulteriore nomination venne assegnata al cortometraggio Quando il giorno incontra la notte. A spopolare fu nuovamente la DreamWorks, che, grazie alla presenza massiccia di proprio dipendenti all'interno dell'ASIFA, circa il 40% del totale,[24] ottenne sei candidature per Megamind, cinque per Shrek e vissero felici e contenti e sedici per Dragon Trainer. Quest'ultima pellicola vinse nove premi, tra cui quelli per miglior sceneggiatura, miglior regia e miglior film. Nessuna personalità Disney/Pixar nominata per un premio presenziò alla cerimonia e la vittoria di Dragon Trainer suscitò uno scalpore pari a quello dell'edizione del 2008.[24] Per molti critici, i premi Annie persero gran parte delle loro credibilità nel settore dei premi cinematografici.[24] ClassificheToy Story 3 fu segnalato tra i migliori film dell'anno in diverse classifiche, come quella dell'American Film Institute,[25] del The New Yorker,[26] del The Philadelphia Inquirer,[27] del El País,[28] e The Guardian.[29] comparando addirittura nella lista dei venticinque miglior film d'animazione di sempre secondo il TIME, all'undicesimo posto.[30] Tra le classifiche redatte da critici in cui il film è stato ritenuto tra i primi posti della top-ten della stagione cinematografica del 2010:
Riconoscimenti
Note
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
|
Portal di Ensiklopedia Dunia