Occupava la collina del Celio per una lunghezza di un km ed una larghezza di 750 metri circa (comprese le due cime del Caelius maior e del Caelius minor o Caeliolius), nella parte Sud-Ovest della città di Roma antica. Il mons doveva essere ricco di fonti d'acqua, una delle quali risulta ancora attiva al giorno d'oggi, con il nome di Aqua Mercurii.[2] Pochi sono i resti archeologici ancora visitabili. Si ipotizza che il confine nord della Regio traesse la sua origine dalla Meta Sudans. Alla metà del IV secolo l'ampiezza della Regio era indicata nei Cataloghi regionari in 12.200 piedi romani, pari a circa 3.611 metri, inferiore a quanto invece ipotizza Giada Fatucci e che quantifica invece in 3.893 metri. L'area presunta complessiva sembra che fosse di 643.000 m² circa.[3]
Caratteristiche
La Regio era divisa in 7 vici (rioni), 7 aediculae (edicole), 3.600 insulae (caseggiati), 127 domus (case patrizie), 27 horrea (magazzini), 85 balnea (bagni), 65 laci (fontane) e 15 pistrina (panetterie). L'area era sorvegliata da 2 curatores e da 48 vicomagistri.[4]
Nel IV secolo vi avevano sede ricche domus inserite in vasti parchi, alcune nella cerchia delle antiche mura serviane, come quelle delle famiglie Symmachorum (presso cui sorse la Basilica Hilariana della metà del II secolo, dedicata al culto di Attis ed oggi presente all'interno del parco della Villa Celimontana), Tetricorum e una domus Faustae, forse identificabile con la moglie di Costantino. Un'altra domus poco oltre la cerchia delle mura serviane era la Domus Valeriorum.[19]
Sembra che questa zona in epoca proto-urbana rientrasse nell'area di uno dei populi Albenses, i Querquetulani.[3] Dopo la distruzione di Alba Longa da parte di Tullo Ostilio, il terzo re di Roma, i suoi abitanti vennero trasferiti sul Celio.[20] Durante il periodo dei re etruschi, il mons Querquetulanus mutò il suo nome in Caelius in seguito agli eventi che videro protagonista il condottiero etrusco Celio Vibenna, sodalis (amico e compagno di avventura) del sesto re di Roma, Macstarna-Servio Tullio. Egli avrebbe infatti posto proprio su questo monte il proprio accampamento militare, in vista della conquista di Roma da parte di Servio Tullio.[21] Il Celio venne in buona parte inglobato nella cerchia delle mura serviane del VI secolo a.C., lungo le quali sorsero la Porta Celimontana[22] e la Porta Querquetulana.[23]
Dopo la caduta di Veio la cerchia di mura venne ricostruita in tufo giallo. Ne rimangono alcuni resti presso la Porta Caelimontana. Attorno al 144-140 a.C. venne costruito un ramo sotterraneo dell'Aqua Marcia, il rivus Herculaneus, lungo la strada fuori le mura tra la Porta Querquetulana e quella Caelimontana. E sempre durante il periodo repubblicano la città di Roma si espanse con alcuni caseggiati nella zona del Celio.[3]
La Regio II Caelimontium venne creata da Augusto quando lo stesso decise di dividere la città di Roma in quattordici Regiones e 265 vici (quartieri).[24] E sempre in questo periodo, databile più precisamente al 6 d.C., si deve la creazione del corpo dei vigiles e la costruzione sul Celio della caserma destinata alla V coorte di questo corpo. I vigiles erano stati istituiti per assicurare la vigilanza notturna delle strade e proteggere la città dagli incendi.[25]
^M.C. Capanna, Pomeria, regiones di Augusto, murus Aureliani, viae. 775/750 a.C. - 279 d.C., in «Atlante di Roma antica», a cura di Andrea Carandini, vol.II, Mondadori Electa, Milano 2012, tav. II.
^abcdefGiada Fatucci, Regione II. Caelimontium, in «Atlante di Roma antica», a cura di Andrea Carandini, vol.I, Mondadori Electa, Milano 2012, pp. 342-358.
Giada Fatucci, Regione II. Caelimontium, in Andrea Carandini (a cura di), Atlante di Roma antica, Milano, Mondatori Electa, 2012, pp. 342-358, ISBN978-88-370-8510-0.