Rebbachisauridae
Rebbachisauridae è una famiglia estinta di dinosauri sauropodi diplodocoidi, vissuti dal Giurassico superiore al Cretaceo superiore, circa 150-93 milioni di anni fa (Titoniano-Turoniano), e conosciuti da resti fossili piuttosto frammentari dal Sud America, Nord America, Africa ed Europa. ClassificazioneI rebbachisauridi sono dinosauri sauropodi e, come tutti gli appartenenti a questo gruppo di animali, possedevano corpi voluminosi sostenuti da arti colonnari, colli allungati e code ancor più lunghe. La descrizione appena fatta, però, deve tener conto dell'estrema frammentarietà dei resti attribuiti alle specie di questa famiglia, conosciuta principalmente per scheletri largamente incompleti rinvenuti in Africa, Sudamerica, Nordamerica e forse Europa. Lo specialista di sauropodi Jack McIntosh, nel 1990, incluse il primo genere conosciuto, il sauropode gigante nordafricano Rebbachisaurus all'interno della famiglia Diplodocidae, sottofamiglia Dicraeosaurinae, sulla base di alcune caratteristiche scheletriche. Con la scoperta negli anni successivi di una serie di forme aggiuntive, divenne chiaro che i rebbachisauri costituivano un gruppo distinto di dinosauri, e nel 1997 il paleontologo argentino José Bonaparte nominò la famiglia Rebbachisauridae. Whitlock, nel 2011 definì due nuove sottofamiglie, Nigersaurinae e Limaysaurinae, all'interno di Rebbachisauridae. Di seguito è riportato un cladogramma dello studio di Fanti et al. (2013), che si basa sul precedente studio di Carballido et al. (2012):[2]
Cladogramma successivo agli studi di Fanti et al. (2015):[3]
CaratteristicheNonostante la maggior parte delle autorità del settore sia d'accordo nel ritenerli diplodocoidi, i rebbachisauridi non possiedono le vertebre cervicali biforcute che caratterizzano i diplodocidi e i dicreosauridi (le altre famiglie che compongono il clade) e per di più mancano i caratteristici chevron "doppi" (da qui il nome diplodocidi). Per queste ragioni i rebbachisauridi sono considerati più primitivi delle altre due famiglie. Non è noto, inoltre, se anche i rebbachisauridi possedessero le particolari "code a frusta" degli altri due taxa. I rebbachisauridi si distinguono dagli altri sauropodi per le alte vertebre (molto simili a quelle dei dicreosauridi, ma più primitive) e per la caratteristica dentatura, che presenta un angolo basso, sfaccettature interne e smalto asimmetrico. Inoltre, almeno alcune forme, come Nigersaurus, possedevano batterie di denti, caso unico tra i sauropodi. Questo adattamento si sviluppò tre volte, del tutto indipendentemente, tra i dinosauri: oltre ai rebbachisauri, anche negli adrosauri e nei ceratopsi. DistribuzioneAl momento, i rebbachisauri sono noti fino all'inizio del Cretaceo superiore; a meno che i nemegtosauridi siano diplodocoidi (anziché titanosauri), i rebbachisauridi rappresentano gli ultimi rappresentanti di questo clade, e vissero contemporaneamente ai sauropodi titanosauri per un certo tempo nel corso del Cretaceo superiore. Comunque, i rebbachisauri non sono noti negli ultimi strati del Cretaceo, a meno che la ben nota mascella attribuita al titanosauro Antarctosaurus non risulti appartenere a un rebbachisauride sopravvissuto. Grazie alla recente descrizione di Limaysaurus e Cathartesaura, sembra che i rebbachisauri fossero piuttosto comuni verso l'inizio del Cretaceo superiore in Sudamerica. In Croazia, una vertebra denominata Histriasaurus boscarollii e rinvenuta in strati del Cretaceo inferiore, potrebbe rappresentare un insolito rebbachisauride spintosi verso i continenti settentrionali. Un altro rebbachisauride, Demandasaurus, è stato ritrovato in Spagna: queste due forme europee dimostrano una migrazione dei rebbachisauridi verso l'Europa, attraverso un meccanismo che è stato denominato "arca di Noè"[4]: parte di ciò che oggi è nota come Italia (la Placca Apuliana) era un frammento di Gondwana che si separò e alla fine collise con l'Europa meridionale, diventando a tutti gli effetti parte del Laurasia. Note
Bibliografia
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