Quinto Plauzio
Quinto Plauzio (in latino: Quintus Plautius; 2 a.C. circa – dopo il 36) è stato un magistrato e senatore romano, console dell'Impero romano. BiografiaAppartenente alla recentemente emersa gens Plautia, proveniente da Trebula Suffenas[1][2][3][4], Quinto era verosimilmente[5][6] fratello del console suffetto del 29 Aulo Plauzio[7], marito di Pomponia Grecina[8] figlia del console suffetto del 12 Gaio Pomponio Grecino[9], e di Plauzia[10], moglie del console suffetto del 19 Publio Petronio[11]. I tre erano figli[5][6] del console suffetto dell'1 a.C., Aulo Plauzio[12], e di Vitellia[13], sorella del procurator Augusti Publio Vitellio[14] e zia del console suffetto del 32 Aulo Vitellio[15], del console ordinario del 34 Lucio Vitellio[16], del comes di Germanico Publio Vitellio[17] e dell'espulso dal senato Quinto Vitellio[18] - cugini, quindi, di Quinto[6]. Il console dell'1 a.C. era poi[6] cugino di Marco Plauzio Silvano[19], figlio dell'amica di Livia Urgulania[20], console ordinario del 2 a.C. e padre del pretore del 24 Marco Plauzio Silvano[21] (probabilmente padre adottivo di Tiberio Plauzio Silvano Eliano[4][22], console suffetto del 45), di Aulo Plauzio Urgulanio[23], di Publio Plauzio Pulcro[24] e soprattutto di Plauzia Urgulanilla[25], prima moglie del futuro princeps Claudio[26]. A parte questi notevoli legami, di Quinto non molto è noto. L'unica carica documentata è però al culmine della politica romana: Quinto ricoprì il consolato come ordinario per il primo semestre del 36 insieme all'homo novus Sesto Papinio Allenio[27][28][29][30][31][32][33], venendo poi sostituiti a luglio da Gaio Vettio Rufo e Marco Porcio Catone[31][34]. Il consolato di Allenio e Quinto vide le morti di Vibuleno Agrippa, Tigrane ex re di Armenia, Gaio Sulpicio Galba, Quinto Giunio Bleso e il fratello, Emilia Lepida[35] e Trasillo[36]; il proseguimento del conflitto con Artabano di Partia[37]; l'esondazione del Tevere[33] e l'incendio dell'Aventino[33] e l'istituzione della task force di valutazione danni composta dai progeneri Caesaris (Gneo Domizio Enobarbo, Lucio Cassio Longino, Marco Vinicio, Gaio Rubellio Blando) e dal cognato di Quinto, Publio Petronio[38]. È ricostruibile, infine, un figlio di Quinto. Infatti, al momento della scoperta dell'adulterio di Messalina con Gaio Silio nel 48, Claudio evitò di condannare a morte Plauzio Laterano[39], limitandosi ad espellerlo dal senato, in segno di riconoscenza per i meriti di suo zio paterno[40]: dal momento che è noto che Aulo Plauzio fu comes di Claudio e principale protagonista della conquista della Britannia[7], è quindi ipotizzabile che Laterano fosse figlio proprio di Quinto, fratello di Aulo[5][39]. In seguito alla sua espulsione dal senato, Laterano fu poi riammesso sotto Nerone nel 55[41], per poi, da console designato, partecipare alla congiura del 65 contro il princeps, secondo Tacito per motivi di puro patriottismo[42]: arrestato, Laterano fu poi decapitato senza denunciare nessun altro[43][44]. Note
Bibliografia
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