Gaio Pomponio Grecino
Gaio Pomponio Grecino (in latino: Gaius Pomponius Graecinus; 25 a.C. circa – 38) è stato un magistrato e militare romano, console dell'Impero romano. BiografiaProveniente da una famiglia originaria di Iguvium[1], Pomponio era figlio di un ignoto Lucio Pomponio e fratello maggiore di Lucio Pomponio Flacco, amico intimo di Tiberio e console nel 17, e di un altro Pomponio, forse Pomponio Secondo padre dei consoli suffetti del 41, Quinto Pomponio Secondo, e del 44, Publio Pomponio Secondo[2]. Letterato[3] e grande amico di Ovidio, che gli dedicò una poesia dei suoi Amores[4] e inviò lettere dal suo esilio pontico[5], Pomponio era lontano da Roma nell'8, quando il poeta fu esiliato a Tomi[6]: è deducibile dalle locuzioni usate da Ovidio[7] che Pomponio, come probabilmente il fratello Flacco[8], si trovasse in Illirico e Pannonia al servizio di Tiberio durante la rivolta dalmato-pannonica[9]. La vicinanza dei Pomponii a Tiberio portò loro numerosi benefici: Grecino fu promosso al consolato come suffetto da luglio a dicembre del 16[10], ricevendo le congratulazioni dell'amico Ovidio[11], mentre il fratello Flacco divenne console ordinario subito dopo, da gennaio a giugno del 17[12]. Inoltre, Grecino venne cooptato tra i fratres Arvales il 30 maggio del 21 in sostituzione del defunto Fausto Cornelio Silla[13], chiaro segno del favore di cui egli doveva godere presso Tiberio[14]. Pomponio ebbe da moglie ignota almeno due figli: Gaio Pomponio Grecino, che ricoprì numerose magistrature importanti nella natia Iguvium ma anche la praefectura urbis feriarum Latinarum, solitamente concessa a giovani di rango senatorio alquanto ben onorati[15], e Pomponia Grecina, moglie del console suffetto del 29 Aulo Plauzio[16]. Nessun'altra carica è nota della carriera di Pomponio, ma la sua presenza tra i fratres Arvales rivela con buona precisione il periodo della sua morte: il 24 maggio del 38 fu cooptato al suo posto nel collegio Lucio Annio Viniciano[17], dichiarando che Pomponio morì nella prima metà del medesimo anno[18]. Note
Bibliografia
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