Misura circa 11-13 cm di lunghezza, coda compresa.
Aspetto
Si tratta di uccelli dall'aspetto robusto e paffuto, muniti di corte ali arrotondate, coda corta e squadrata e becco conico e appuntito.
È presente un dimorfismo sessuale piuttosto marcato.
Nel maschio la testa ed i fianchi sono di colore grigio topo, con una mascherina facciale che può essere più o meno estesa a seconda della sottospecie, coprendo generalmente la fronte, il mento e le guance: rossi sono anche il codione e la coda, mentre dorso e ali sono giallo-olivastri, con tendenza a scurirsi sulle remiganti. Il petto è giallo oro, il ventre è biancastro, con le singole penne orlate di nero, a formare un caratteristico effetto a mosaico. Il sottocoda invece è bianco grigiastro. La femmina presenta livrea simile a quella del maschio, mancando però del rosso facciale (la testa è infatti interamente grigia) e del giallo pettorale, sostituito dal disegno ventrale a mosaico, che sul ventre appare meno netto ed evidente rispetto al maschio.
In ambedue i sessi il becco è rosso, a volte con una striscia più scura nella sua parte superiore, le zampe sono di colore carnicino e gli occhi sono bruno-rossicci.
Biologia
Il melba è un uccello diurno, che ha abitudini perlopiù solitarie oppure vive in coppia, mentre è assai raro che si riunisca in gruppetti, e se questi vengono osservati generalmente si tratta di coppie coi giovani dell'ultima covata, non ancora del tutto indipendenti[3]. Rispetto alle altre specie congeneri, questa specie appare maggiormente legata ad abitudini di vita terricole, passando la maggior parte della giornata al suolo alla ricerca di cibo, salvo poi ritirarsi nel folto della vegetazione per riposarsi durante la notte[3].
Alimentazione
La dieta di questi uccelli si compone principalmente d'insetti (perlopiù formiche e termiti) e di piccoli semi di graminacee, che vengono rinvenuti al suolo: essi integrano inoltre la dieta con frutta, bacche ed altri invertebrati di piccole dimensioni.
Riproduzione
La stagione riproduttiva cade generalmente durante la fase finale della stagione delle piogge, in maniera tale da assicurare ai nascituri una maggiore quantità di cibo. Il maschio corteggia la femmina alla maniera tipica degli estrildidi, tenendo un filo d'erba o una piuma nel becco, saltellandole insistentemente attorno ed emettendo il proprio canto, fino a quando essa non acconsente all'accoppiamento accovacciandosi e spostando lateralmente la coda.
Ambedue i sessi collaborano alla costruzione del nido, che ha forma sferica, viene edificato intrecciando steli d'erba e fibre vegetali ed imbottendo la cavità interna con piume ed è generalmente ubicato nel folto dei cespugli o fra l'erba alta. Al suo interno la femmina depone 4-6 uova dal guscio biancastro, che essa si alterna a covare col maschio per 12-13 giorni, al termine dei quali schiudono pulli ciechi ed implumi. Essi vengono accuditi da entrambi i genitori e sono in grado d'involarsi attorno alla terza settimana dalla schiusa, tuttavia tendono a rimanere nei pressi del nido (dormendo al suo interno durante la notte, seguendo i genitori nei loro spostamenti e chiedendo loro sempre più sporadicamente l'imbeccata) per altre due settimane circa, prima di allontanarsene completamente.
L'habitat di questi uccelli è rappresentato dalle aree erbose aperte, con presenza di aree cespugliose ed alberate più o meno estese: essi risultano particolarmente comuni nelle aree asciutte di savana con macchie di cespugli spinosi.
Pytilia melba melba, la sottospecie nominale, diffusa nella porzione più meridionale dell'areale occupato dalla specie, dall'Angola alla Tanzania meridionale e a sud fino al Capo di Buona Speranza;
Le varie sottospecie differiscono fra loro per la colorazione (ad esempio l'estensione della mascherina facciale o le zebrature ventrali), le dimensioni, le vocalizzazioni ed alcuni altri comportamenti, al punto che in alcune zone dove gli areali di più sottospecie si sovrappongono, esse difficilmente si incrociano fra loro[3].
^ab(EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Estrildidae, in IOC World Bird Names (ver 14.2), International Ornithologists’ Union, 2024. URL consultato il 10 maggio 2014.
^abcd Nicolai J., Steinbacher J., van den Elzen R., Hofmann G., Mettke-Hofmann C., Prachtfinken - Afrika, Serie Handbuch der Vogelpflege, Eugen Ulmer, 2007, p. 67-70, ISBN978-3-8001-4964-3.
Bibliografia
Clement, P.; Harris, A.; Davis, J., Finches and sparrows, London, Christopher Helm, 1999.