Porta Nera (Besançon)La Porta Nera (Porte Noire in francese) è un arco gallo-romano edificato intorno al 175 sotto Marco Aurelio (161-180), che si trova a Besançon (antica Vesontium) nel dipartimento francese del Doubs (Franca Contea). La Porta Nera è iscritta alla lista dei monumenti storici francesi dal 1840[1]. StoriaIl monumento venne edificato per celebrare le vittorie militari di Marco Aurelio e di Lucio Vero contro i Parti (165-166): in uno dei rilievi si riconosce la rappresentazione della presa di Ctesifonte. Sul lato opposto, oggi perduto, i rilievi potevano riferirsi alle guerre di Marco Aurelio contro i Quadi e i Marcomanni e contro i Sarmati. È stato ipotizzato che l'erezione dell'arco sia stata collegata ai disordini presso i Sequani, verificatisi negli anni 171-175, menzionati nell'Historia Augusta. In origine era un arco isolato, interamente ricoperto su tutti i lati di rilievi che rappresentavano divinità della mitologia greco-romana e scene di combattimento, oggi molto rovinati e conservati parzialmente solo sul lato settentrionale (rivolto verso la città). Si trovava all'estremità meridionale del cardine massimo cittadino, in direzione di Roma. In epoca medievale segnò il limite tra il quartiere capitolare, sorto intorno alla cattedrale, e la città vecchia che si elevava sui resti dell'abitato romano. Venne citata nei documenti come porta civitatis ("porta della città"), "Porta di Marte" (a causa dell'errata identificazione di una delle divinità raffigurate). Dalla metà dell'XI secolo prevalse la denominazione attuale. Agli inizi del XV secolo la sua proprietà fu oggetto di contesa tra il capitolo della cattedrale e la comunità cittadina. In data imprecisata fu incorporata in una grande fortificazione quadrangolare di m 21,30 di altezza, con il fornice antico parzialmente murato e l'apertura di un arco più basso per il passaggio. L'inglobamento comportò la distruzione del pilone occidentale dell'arco. Anche il pilone orientale fu danneggiato dalle costruzioni che vi si erano addossate (palazzi dell'arcivescovato e del rettorato). L'arco era fortemente danneggiato alla fine del Settecento e minacciava di crollare. L'architetto municipale Pierre Marnotte si occupò della demolizione della fortezza e il restauro dell'arco venne completato nel 1827. Un nuovo intervento di consolidamento e di pulitura è stato completato nel 2011. DescrizioneSi trattava in origine di un arco isolato a un solo fornice, particolarmente slanciato in altezza (il fornice raggiungeva un'altezza di 11,30 m) per una profondità piuttosto ridotta. Il fornice era fiancheggiato da coppie di colonne sporgenti dalla parete, su due ordini, con capitelli compositi. Al di sopra della trabeazione superiore sorgeva un basso attico che fungeva da basamento per statue onorarie. L'arco raggiungeva un'altezza complessiva di 16,56 m. È costruito in pietra di Vergenne, una pietra tenera proveniente dall'Alta Saona, che per la sua poca resistenza ha determinato la scomparsa di gran parte della decorazione. Dal punto di vista architettonico la parte centrale con il fornice è articolata in un volume autonomo rispetto ai piloni laterali (con i due ordini di colonne non raccordati in altezza con il fornice), in modo insolito per la tipologia degli archi trionfali[2]. Tutte le superfici libere, compresi i fusti delle colonne, sono rivestite da rilievi con figure, disposti su registri sovrapposti, a tema prevalentemente mitologico. I rilievi della facciata meridionale e del pilone occidentale sono quasi del tutto scomparsi. La decorazione interessa anche parti degli elementi architettonici che normalmente sono lasciate lisce, come le basi, le fasce dell'architrave e incorniciature delle scene. Il gusto per la sovrabbondanza ornamentale è frequente nell'architettura della Gallia romana in tutte le epoche, ma in particolare, con modalità simili, nei monumenti databili all'epoca di Marco Aurelio[3]. Soggetti dei rilievi figuratiI rilievi figurati presenti sull'arco sono caratterizzati solo in minima parte dalle tipiche scene trionfali con raffigurazioni dell'imperatore e degli eserciti o dalla presenza delle consuete personificazioni, e piuttosto offrono una ricca serie di divinità olimpiche e di eroi della mitologia greca . Sono presenti temi collegati a Bacco e ad Ercole, ma anche scene mitologiche relativamente rare[4]. Si tratta di "esempi"positivi e negativi, utilizzati nell'ambito della propaganda imperiale per esaltare l'azione ordinatrice dell'imperatore contro il caos e i ribelli e spostarla in un ambito a-temporale e universale[5] Rilievi del pilone orientale (facciata nord)
Rilievi della parte centrale dell'arco (facciata nord, passaggio e facciata sud)L'archivolto poggia su piedritti decorati sia sulla faccia esterna che sulla faccia visibile dal passaggio. Al centro dell'archivolto è presente una chiave di volta e altri rilievi si trovano nei pennacchi (spazi di risulta tra l'archivolto e la trabeazione dell'ordine superiore che lo sormonta). Il fregio della trabeazione dell'ordine superiore reca un'iscrizione. Anche la volta presentava una decorazion, di cui si conservano solo frammenti.
*Soffitto voltato dell'arco, con decorazione su schema ad ottagoni e quadrati che inquadra amorini che giocano con le armi di Marte Rilievi del pilone orientale (facciata sud)
Rilievi del pilone orientale (lato corto orientale)Il lato corto orientale dell'arco è attualmente interamente inglobato nel palazzo dell'arcivescovato, ma fu visto e disegnato nel Settecento: dal basso in alto sono rappresentati: sullo zoccolo la rappresentazione del fiume Doubs, nella cui ansa sorge la città romana; nello spazio corrispondente all'ordine inferiore Ganimede nutre l'aquila di Giove con tendaggi e armi appese sullo sfondo; in corrispondenza dell'ordine inferiore due serie di pannelli su quattro registri sovrapposti, separati da un candelabro vegetale, con diversi personaggi. NoteBibliografia
Altri progetti
|