Pemfigo volgare
Il pemfigo volgare o pemphigus vulgaris è una malattia autoimmune della cute a carattere cronico e progressivo che può avere esiti letali. Fra le varie forme di pemfigo è la più diffusa. EpidemiologiaL'incidenza è di 1-5 casi per milione di abitanti, per quanto riguarda le etnie risulta quella ebrea la più colpita.[1] EziologiaIl pemfigo volgare è causato da una risposta autoimmunitaria che colpisce alcune molecole di adesione dell'epidermide (desmogleine)[2] e recettori che controllano l'adesione cellulare[3]. In alcuni casi la malattia è indotta da una risposta a farmaci quali penicillina e captopril. La perdita dell'adesione cellula-cellula porta alla formazione di vescicole, erosioni o ulcerazioni. Esiste una forma rara chiamata pemfigo vegetante che mostra iperplasia epidermica e una quantità anomala di eosinofili. ClinicaTipologiaSi possono individuare due tipologie in base alla localizzazione:
C'è una distinzione in due tipologie anche in base alla presentazione:
Segni e sintomiIl pemfigo volgare è caratterizzato dalla comparsa di bolle flaccide e "fredde", cioè non accompagnate o precedute da fenomeni infiammatori. L'esordio è solitamente a livello delle mucose orali dove però rimane tendenzialmente asintomatico se non per una stomatite persistente. A livello cutaneo la sede iniziale è rappresentata dalla cute periombelicale ma anche cuoio capelluto, torace e le grandi pieghe. Lo stato generale dell'affetto è compromesso spesso in maniera esagerata rispetto alle lesioni cutanee. Segno di Nikolsky noto anche come segno di Martinosky o di Nehmensky. In un contesto anamnestico ed obiettivo compatibile (segno di Nikolsky I e II positivi), l'unico esame in grado di dimostrare il pemfigo è la biopsia: l'esame istologico rivela tipicamente una bolla intraepiteliale acantolitica (per perdita delle giunzioni intercellulari) soprabasale nel pemfigo volgare, con scarso infiltrato infiammatorio. L'immunofluorescenza mostra depositi di IgG e C3 intercellulari a formare un reticolo. Recentemente introdotti nella diagnostica i kit ELISA per il dosaggio degli anticorpi anti-desmogleina 1 e 3. TrattamentoNegli anni passati la prognosi era infausta ora grazie ai corticosteroidi la situazione è migliorata di molto, fra i più utilizzati il prednisolone (con dosi di 2 mg/kg una volta al giorno) a cui affiancare la ciclofosfamide (con dosi simili 1–2 mg/kg una volta al giorno). Note
Bibliografia
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