Pasquale ValerioPasquale Valerio (Trinitapoli, Gennaio 1832 – 1872) è stato un medico italiano. BiografiaNato a Casaltrinità, oggi Trinitapoli, nei pressi di Foggia in Puglia, figlio di Francesco Valerio, dottore in legge, ed Adelaide Caporale, è stato un medico e cattedratico illustre ed un servitore fervente nelle battaglie per l'Unità d'Italia.[1] Nella sua breve vita si è distinto per meriti civili e professionali.[1] Come alcuni intellettuali del suo tempo, l'impegno e l'abnegazione nello svolgimento della professione medica, andò di pari passo alla scelta, assieme ai suoi fratelli Fortunato e Costantino, di combattere per la realizzazione del Regno d'Italia. Questo gli valse nel 1867 il conferimento della "Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia" e la nomina a Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.[2] Laureatosi nel 1856 a Napoli, viene da subito nominato medico presso l'Ospedale degli Incurabili di Napoli, in cui lavorerà tutta la sua breve vita.[3]. Nel 1857, le sue ricerche sull'Otorrea vengono premiate e la sua fama inizia ad affermarsi nel mondo scientifico. Nel 1859 viene nominato professore presso un altro storico nosocomio napoletano, l'Ospedale della Pace e successivamente presso l’Ospedale di S. Eligio.[3] I suoi studi sulle malattie dell'orecchio e la sordità gli valsero l’incarico, dal Valerio rifiutato per motivi di salute, da parte del Ministro della Pubblica Istruzione di quel periodo, Cesare Correnti, a tenere un ciclo di conferenze presso l'Università di Napoli.[4]. È proprio grazie al risalto internazionale ottenuto con il suo "Nuovo Metodo di Cura per la sordità dello scolo delle orecchie"[2], che il Professore Rollon, da Buenos Aires, portò suo figlio malato a Napoli nella speranza di trovare la giusta cura. Medico di grande cultura, i suoi interessi lo videro spaziare dall'ematologia alle malattie infettive come la febbre tifoide, il colera e la sifilide, fino alle malattie delle ossa ed alla patologia cellulare.[2] Tra i suoi meriti civili ci sono sicuramente la pubblicazione sul quotidiano Roma, nel 1863, di una denuncia dell'"iniqua spartizione delle cattedre universitarie".[5] Morì nel 1872 ad appena 40 anni, poco tempo dopo aver sposato Caterina Veltrani, la quale nel frattempo aveva dato alla luce il loro primogenito e unico figlio Francesco.[6] Opere principali
Onorificenze— 14 novembre 1867
NoteBibliografia
Voci correlate
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