Pallanum
Pallanum era un'antica città del popolo italico dei Frentani, oggi sito archeologico sul Monte Pallano. StoriaIl nome Pallanum appare per la prima volta nella Tavola Peutingeriana. Nel IV-V secolo d.C. parrebbe essere una stazione sulla strada che congiungeva Aternum (oggi Pescara) e Larinum (presso l'attuale Larino). Pallanum si troverebbe così al VII miglio da Anxanum (l'odierna Lanciano) ed al XII miglio da Histonium (l'odierna Vasto). Edward Bispham ipotizza che Pallanum sia una città di origine sannitica. Dal I secolo a.C. la popolazione incominciò a diminuire.[1] Vari storiografi se ne occuparono dal 700 all'800, Pietro Polidori, Domenico Romanelli, Antonio Ludovico Antinori, e in epoca più recente Valerio Cianfarani e Andrea Staffa. In occasione degli scavi archeologici degli anni 90, molto materiale in ceramica e in pietra è stato portato a Chieti, esposto nel Convitto nazionale "Giambattista Vico", e nel Museo archeologico nazionale d'Abruzzo a Villa Frigerj. DescrizioneMura paladineAd est dell'insediamento si erge un'antica e possente muraglia difensiva edificata in periodo italico, di cui ne restano circa 160 metri, alta in media 4 metri ed intervallata in origine da quattro porte, di cui ne sono sopravvissute due: la "Porta del Monte" e la "Porta Del Piano" (quest'ultima è coperta da un architrave). La porta del Piano, larga 80 cm, si trova nella parte più alta del sito, mentre la porta del Monte è posta più a valle, laddove i blocchi diminuiscono di grandezza, ravvisando una diversa tecnica costruttiva. I blocchi utilizzati sono di tipo calcareo, provengono dalla stessa montagna e sono accatastati a secco. Una leggenda vuole edificate le mura megalitiche da Carlo Magno, in realtà furono edificate nel periodo italico tra il VI ed il III secolo a.C.[2] Insediamento romano-ellenisticoIn un avvallamento ad un'altitudine leggermente inferiore, ad ovest delle mura megalitiche, si trovano le rovine di un insediamento di medie dimensioni. È composto da un complesso di costruzioni che si sviluppano attorno ad uno spazio vuoto centrale. Inoltre sono state rinvenute tegole di terracotta, varie monete di età romana ma soprattutto numerosi manufatti di ferro. Molte murature sono state edificate a secco, altre in opera pseudo-isodoma. Le pavimentazioni, realizzate in argilla, gesso e pozzolana sono in opus signinum. Vari dislivelli lasciano supporre vari terrazzamenti dell'abitato[1]. Attestazioni storiograficheScrive il sacerdote e storico Domenico Romanelli: «Grandi, vaste, e sorprendenti ruine di antichissimo castello si ravvisano a tre miglia distanti da Atessa verso mezzogiorno. La sua forma era quella della più inespugnabile fortezza [...] Tutta l'estremità, o circonferenza del monte, che comprender potrà circa cinque miglia di giro, è cinta di mura e vi si ravvisan puranche vestigia di porte, e di torri.[...] Note
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