Palazzo Mazzetti
Il palazzo Mazzetti è un palazzo barocco di Asti, che si affaccia sulla Contrada Maestra (l'attuale Corso Alfieri). È la sede della pinacoteca civica di Asti[1]. La costruzioneSecondo il Gabiani, il palazzo è stato costruito sul sedime di una massiccia casaforte appartenente alla famiglia Turco. Nel 1442, compare un atto di acquisto di beni e fondi della famiglia Turco, da parte dei Mazzetti di Frinco. È in base a questo documento che il Gabiani ipotizza anche la cessione del Palazzo, anche se nell'atto non ne viene fatta alcuna citazione. Secondo le ultime supposizioni, è probabile, che prima della costruzione, esistessero delle piccole abitazioni, poco per volta acquistate dai Mazzetti, e nel seicento, cominciò l'accorpamento degli stabili con la costruzione del Palazzo. Nel 1730 ci fu la realizzazione della galleria al primo piano, e proseguì nel 1751 con la realizzazione della facciata, dell'atrio, dello scalone e degli ambienti a est della galleria. Il Museo e la PinacotecaAcquistato dalla Cassa di Risparmio di Asti del 1937, tre anni dopo questa concesse al Comune di allestirci il Museo e la Pinacoteca Civica. Dal 2001 di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, nel dicembre 2011 riapre a pubblico completamente riallestito e restaurato[2]. All'interno è visitabile il piano cantinato, con le dispense e la ghiacciaia e l'esposizione archeologica permanente "Souvenir m'en doit", il piano nobile con gli ambienti storici e il secondo piano allestito a sola Pinacoteca. Nelle Collezioni Civiche vi sono diverse sezioni esposte[3]:
Il Palazzo è anche sede di importanti mostre, nazionali ed internazionali. La famiglia MazzettiEra una famiglia nobile proveniente da Chieri e stabilitasi ad Asti nel XV secolo, quando Nicoletto e Domenico Mazzetti acquistarono alcune proprietà dalla famiglia Turco. La loro attività era quella di mercanti e prestatori di denaro. I Mazzetti a Frinco avevano il privilegio di battere moneta; questo avvenne fino al 1614, con la revoca del duca Carlo Emanuele I di Savoia, per le continue frodi e falsificazioni[5]. Note
Bibliografia
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