Olaf BullOlaf Jacob Martin Luther Breda Bull più noto semplicemente come Olaf Bull (Kristiania, 10 novembre 1883 – Oslo, 29 giugno 1933) è stato un poeta e giornalista norvegese, candidato ben sei volte al Premio Nobel per la letteratura. BiografiaEra figlio dello scrittore Jacob Breda Bull e di Maria Augusta Berglöf. Crebbe nella capitale norvegese, per poi trasferirsi all'età di tredici anni a Hurum nella contea di Buskerud, dove suo padre per un breve periodo lavorò come giornalista. Iniziò il ginnasio nel 1899 e nello stesso anno pubblicò la sua prima poesia sul giornale scolastico. Completò l'istruzione secondaria presso la Scuola cattedrale di Oslo e dopo il diploma, visse con la sua famiglia a Roma fino al 1903, quando fece ritorno in Norvegia dove intraprese gli studi universitari, seguendo la sua grande passione per la filologia. In seguito si trasferì a Parigi dove nacque suo figlio Jan, frutto della relazione con la moglie Suzanne. Fu poi a Copenaghen e per un certo periodo tornò a vivere in Italia, proseguendo la sua carriera nel giornalismo.[1] Nel 1909 fu pubblicata Digte, una sua famosa raccolta di poesie che lo ha reso il più conosciuto tra i poeti norvegesi. Le sue poesie riflettono forti emozioni ed eventi di notevole impatto come amore, dolore e morte. Fu assai influenzato dal simbolismo tipico della letteratura francese di quel tempo, al contrario di buona parte degli scrittori suoi connazionali che per lo più privilegiavano tematiche affini al pangermanismo. Non fu mai particolarmente interessato alla politica, ma non nascondeva il suo anti-autoritarismo e la scarsa propensione per le gerarchie sociali. Ogni opera è in aggiunta caratterizzata da un forte senso di malinconia. Questi aspetti sono probabilmente dovuti al malessere depressivo che contraddistinse il poeta nel corso della sua vita, arrivando a logorarlo a tal punto da indurlo ad abusare frequentemente di alcol e fumo. Tali disturbi non lo estenuarono soltanto psicologicamente, ma ebbero conseguenze negative anche per la sua salute fisica. I danni al fegato lo portarono alla morte nemmeno cinquantenne e da allora le sue spoglie giacciono al Vår Frelsers gravlund di Oslo.[2] Opere
Opere postume
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