Il progetto dell'impianto fu concepito nell'ambito del faraonico piano di investimenti previsti per l'industrializzazione della Calabria negli anni settanta[1]. Nel 1976 fu avviata la costruzione dell'impianto all'interno di un polo industriale che prevedeva anche un impianto petrolchimico (la Liquichimica Biosintesi) e un porto dedicato.
Le officine furono inaugurate nel 1989[2] e vi vennero affidate le riparazioni di locomotive elettriche, nonostante la linea non risultasse allora elettrificata[3].
Dopo 12 anni di attività l'impianto fu soppresso nel 2001[3] in conseguenza del processo di razionalizzazione degli impianti di manutenzione attuato dalle FS. L'impianto è rimasto in abbandono, usato per qualche tempo anche per accantonamento di rotabili.
La maggior parte delle attrezzature e dei macchinari sono stati rimossi in seguito alla soppressione. Parte del mobilio e alcune attrezzature, assieme a svariati faldoni di documenti rimasero nell'impianto lasciato incustodito. A distanza di anni complici sia il tempo che i vandali, l'impianto versa in uno stato di degrado nonostante sia ancora strutturalmente buono.
L'impianto è stato posto in vendita attraverso Ferservizi[4]
Caratteristiche
Per l'accesso all'impianto i rotabili disponevano di un raccordo a livelli sfalsati collegato tramite una coppia di deviatoi al terzo binario della stazione di Saline Joniche, dotato di una lunga asta di manovra, e che si affianca per circa 600 metri all'adiacente ferrovia Jonica scavalcando la stessa e la Strada Statale 106. Sotto il viadotto appositamente realizzato è presente la fermata dismessa di Saline Joniche OGR. Le officine occupavano un'area di circa 400.000 m² e i soli capannoni misuravano circa 10 ettari. Saline Joniche rappresentava, all'epoca, uno degli impianti più moderni e avanzati delle Ferrovie dello Stato[3].