Monumento nazionale di Hovenweep
Il monumento nazionale di Hovenweep è un punto di interesse rilevante in ambito storico-archeologico situato nella parte sud-orientale dello Stato dello Utah (Stati Uniti) e a ridosso del confine con il Colorado: gli insediamenti più vicini sono Cortez, in Colorado, e Blanding, nello Utah. Alcuni affluenti poco profondi attraversano gli ampi e profondi canyon creati dal fiume San Juan.[2][3] Sebbene il monumento nazionale di Hovenweep sia perlopiù noto per i sei gruppi di villaggi ancestrali di epoca anasazi, sono state trovate prove di occupazione da parte di cacciatori-raccoglitori dall'8.000 al 6.000 a.C. fino al 200 d.C. In seguito, una successione di antiche culture pueblo si stabilì nell'area e vi rimase fino al XIV secolo. Hovenweep divenne un monumento nazionale nel 1923 ed è oggi amministrato dal National Park Service: nel luglio 2014, l'International Dark-Sky Association ha designato Hovenweep alla stregua di International Dark Sky Park.[4] StoriaEpoca anticaI ritrovamenti rinvenuti dagli archeologi indicano che i paleoamericani si stanziarono nella zona in epoca antica.[5][6] Durante il periodo di transizione da una società tradizionale di cacciatori-raccoglitori agli anasazi, si verificarono diversi cambiamenti culturali in epoche differenti.[7] Prime tracce umaneI cacciatori-raccoglitori di 10.000 anni fa si procacciavano il cibo e vivevano in luoghi poco ospitali, segnato da canyon profondi e aree con pochi animali e una vegetazione scarna, oltre che caratterizzati dalla presenza di poca acqua: da ciò si intuisce come mai le dimensioni dei gruppi di cacciatori non superavano mai un tot di persone. Dopo essersi adattati per trovare cibo sufficiente, integrando la loro dieta con noci, semi e frutti di piante selvatiche,[8] i nativi hanno iniziato a stanziarsi in maniera più o meno costante. Sono stati trovati manufatti di paleoamericani che si accampavano e cacciavano in venti siti diversi lungo il Cajon Mesa di Hovenweep già nell'8.000 a.C.: alcuni reperti risalgono al 6.000 a.C. circa.[3] Fine della seconda era Basketmaker (50 al 500 d.C.)Le comunità che vivevano nei pressi dell'odierno quadruplo confine federale si dedicarono alla coltivazione del mais e al commercio di feste di vimini con la zona mesoamericana circa 2.000 anni fa. Grazie a un maggiore controllo della loro dieta attraverso la coltivazione, lo stile di vita dei cacciatori-raccoglitori divenne più sedentario[8] e piccoli gruppi dispersi iniziarono a coltivare, oltre che il mais, anche la zucca: non si deve pensare tuttavia che la pratica della caccia e del nutrimento grazie alle piante selvatiche trovate all'occorrenza fosse scomparsa.[9] Il termine attribuito a queste comunità in lingua inglese, "Basketmakers", che significa letteralmente "costruttori di ceste", si deve, come si intuisce, alla loro abilità nel realizzare oggetti volti a conservare il cibo, coprirli di pece per riscaldare l'acqua e usarli per tostare semi e noci.[10] Si tessevano borse, sandali, cinture con piante e foglie di yucca e si abbellivano con delle perline. Di tanto in tanto, i nativi si spostavano in caverne asciutte, dove scavavano fosse e le rivestivano con delle pietre per conservare il cibo;[11] i discendenti di tali tribù popolarono l'insediamento pueblo di Hovenweep[9] e di Mesa Verde.[8][12] Terzo periodo Basketmaker (500 a 750)In questo arco temporale, trovò inserimento la ceramica, che ridusse il numero di cesti realizzati dai nativi ed eliminò la creazione di borse intrecciate. La semplice ceramica grigia risultava uno strumento migliore per cucinare e conservare. I fagioli si aggiunsero alle colture e anche nella caccia l'impiego di archi e frecce facilitò la caccia e, di conseguenza, l'acquisizione di pelli per l'abbigliamento. Le piume di tacchino venivano intrecciate in coperte e vesti. Sul bordo di Mesa Verde, sparuti gruppi costruirono case al di sotto delle parti superiore dei canyon o nelle viscere degli anfratti, anche alcuni metri sotto la superficie, con elementi che suggeriscono l'introduzione di rituali funerari.[13] Primo periodo del Pueblo (750 a 900)Dai pueblos di Mesa Verde si apprende di alcuni progressi durante questo periodo che si riflettono nelle strutture di Hovenweep costruite nel successivo periodo culturale. Gli edifici sono stati costruiti con pietra, finestre rivolte a sud e nelle forme che richiamano lettere dell'alfabeto quali la U, la E e la L. Le costruzioni risultano più vicine tra loro e riflettono l'approfondimento della celebrazione religiosa, mentre le torri furono costruite vicino a kivas e, probabilmente, utilizzate dalle sentinelle. La ceramica divenne più versatile, non solo per cucinare, ma allora integrata con brocche, mestoli, ciotole, barattoli e stoviglie per cibo e bevande. Emersero inoltre ceramiche bianche con disegni neri, i cui pigmenti provenivano dalle piante. Sempre in questo periodo, emersero pure tecniche di gestione e conservazione dell'acqua, compreso l'uso di bacini idrici e dighe di contenimento del limo.[14] Antichi PuebloSeconda epoca Pueblo (900–1150)Nel 900 circa, il numero di siti residenziali di Hovenweep crebbe.[15][16] Come le tribù localizzate presso Mesa Verde e il Canyon de Chelly, dalle cime delle mesa si passò alla sommità dei canyon.[16] Gli anasazi in gran parte presenti,[16][17] passarono da abitazioni sparse a costruire pueblos alla fine del XII secolo accanto a sorgenti o altre fonti d'acqua vicino o presso le parti superiori dei canyon. Questo processo raggiunse il suo apice tra il 1230 e il 1275 a Mesa Verde,[3][18] dove si contavano circa 2.500 residenti.[15] L'architettura e le ceramiche di Hovenweep si presentano in forme simili a quelle di Mesa Verde.[19] 1150–1350Gli abitanti di Hovenweep completarono la costruzione di edifici con torri a un piano intorno al 1000. Nel 1160 circa, si cominciò ad allargare gli insediamenti, con torri più elevate, dighe e bacini idrici.[20] I campi per l'agricoltura si concentrarono presso luoghi dove l'acqua poteva essere raccolta: a tale tendenza seguì la realizzazione di strutture in pietra, alloggi e altri rifugi. I pueblos e le torri di pietra del popolo di Hovenweep evidenziano una manualità e delle conoscenze ingegneristiche abbastanza elevate. I costruttori non livellarono le fondamenta delle loro strutture, ma adattarono i progetti di costruzione alle superfici irregolari delle lastre di roccia. I pueblos di pietra erano dunque, per via di come si presentavano, indicati come castelli dagli esploratori del XIX secolo. Le strutture di spicco quali il castello di Hovenweep, la casa di Hovenweep, la torre quadrata, la casa della roccia di Rim, le torri gemelle, i resti di una fortificazione e una struttura separata sono ad oggi tutte sopravvissute in maniera più o meno discreta. Le sorgenti dei corsi d'acqua locali sono tutte poco distanti.[18][21][22][23][24] Due murali di Hovenweep sono stati recuperati e si possono ammirare in parte presso il museo degli Anasazi: essi forniscono una visione approfondita della vita degli antichi. Warren Hurley li descrive come "alcuni degli esempi meglio conservati di pitture murali dell'epoca del terzo Pueblo nella regione settentrionale di San Juan".[25] I sei gruppi di edifici
AgricolturaTra le colture più comuni rientravano il mais, l'amaranto, i fagioli, le zucche e il cotone, solitamente coltivate su terrazzamenti[18] che venivano irrorati dalle acque dirottate per mezzo di canali appositamente costruiti nei pressi delle stesse.[24] Un simile ambiente favoriva altresì la proliferazione di piante selvatiche commestibili quali la pianta delle api delle Montagne Rocciose, la tifa, le ciperacee, l'alkekengi, l'euforbia e le bacche di goji.[9] I ricercatori che studiano le diete preistoriche hanno rintracciato fiori, semi e foglie di artemisia nei rifiuti dei Pueblo. Come parte minore della loro alimentazione, l'artemisia sarebbe stata una buona fonte di ferro e vitamina C. In quantità maggiori, questa appariva utile per eliminare i parassiti intestinali.[32] Risorse naturaliL'area circostante al monumento nazionale fornì una serie di materiali utili a supportare lo stile di vita delle tribù di Hovenweep. Gli alberi venivano usati per esempio a scopi edilizi o per il legname. I cestini erano sigillati con linfa di piñon, invero molto resistente. Vestiti e sandali venivano realizzati impiegando la corteccia di ginepro. Strumenti, come punte di proiettili per la caccia, raschietti e coltelli erano ultimati ricorrendo a rocce di quarzo.[22] Abbandono del sitoLe attività di costruzione e relative all'acqua hanno spinto gli archeologi a ipotizzare che i cambiamenti climatici e l'aumento demografico abbiano aumentato l'instabilità delle comunità locali. Le tribù di Hovenweep lasciarono i pueblos di riferimento alla fine del XIII secolo, forse in risposta a una siccità regionale durata per 23 anni. In effetti, anche altri gruppi dell'intera regione dei Four Corners abbandonarono luoghi situati nelle località circostanti, tanto che l'area potrebbe essersi del tutto svuotata della presenza umana nel 1350. Le prove archeologiche e culturali portano gli scienziati a credere che le persone di questa regione siano migrate a sud per vivere con gli Hopi dell'Arizona e dei popoli del Rio Grande nel Nuovo Messico.[24] ScopertaNel 1854, William D. Huntington, durante un viaggio missionario negli Stati Uniti sudoccidentali per conto di Brigham Young, scoprì le rovine dell'attuale monumento nazionale. Le rovine erano già note alle guide ute e navajo, che le consideravano infestate da spiriti maligni e sollecitavano Huntington a starne alla larga.[15][16] Il nome Hovenweep, che significa "valle deserta" nella lingua ute, è stato adottato dal fotografo pioniere William Henry Jackson e William Henry Holmes nel 1878. Il termine ha finito poi per indicare oggi anche canyon desolati e aridi altopiani della zona, nonché le rovine di antiche civiltà.[5][33] Preoccupato per il vandalismo alle rovine preistoriche dello spartiacque di San Juan negli stati del quadruplo confine federale, nel 1903 T. Mitchell Pruden esaminò le rovine in quegli stati e riferì quanto segue riguardo all'area di Hovenweep: «Pochi cumuli sono sfuggiti alle azioni dei vandali. Allevatori, agricoltori, esploratori improvissati e collezionisti professionisti hanno rivoltato il terreno e hanno tirato fuori molte ceramiche, rompendone altre e cospargendo il terreno con vari resti di ossa.[34]» Nel 1917-1918, l'etnologo J. Walter Fewkes dello Smithsonian Institution incluse le descrizioni delle rovine nei rapporti di indagine archeologica pubblicati e sollecitò una maggiore tutela delle rovine.[33] Sono stati effettuati pochi scavi archeologici nei siti fino agli anni '70.[5] Monumento nazionaleIl 2 marzo 1923, il presidente Warren G. Harding proclamò Hovenweep monumento nazionale,[3] assegnandola all'amministrazione dal National Park Service.[2] Il 15 ottobre 1966 il monumento nazionale è stato inserito nel registro nazionale dei luoghi storici.[7] Oltre alle rovine, incluse nel monumento nazionale dell'Hovenweep rientrano in tale sito:[3][7]
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