Il borgo è situato a 734 metri sul livello del mare, lungo la strada che conduce verso il Monte Amiata alle porte della riserva naturale Poggio all'Olmo. L'area collinare in cui è posto segna il definitivo passaggio dalla valle dell'Ombrone al massiccio del Monte Amiata. Monticello Amiata dista circa 50 chilometri da Grosseto e poco più di 9 chilometri dal capoluogo comunale.
Storia
Anticamente chiamato Montepinzutolo, ricordato per la prima volta in un diploma del 5 aprile 1027 di Corrado II e poi feudo dei signori di Tintinnano, niente rimane oggi dell'antico borgo alto-medievale, completamente distrutto da un incendio nel 1240. Il nuovo borgo fu ricostruito dagli abitanti di Montepinzutolo con il nome di Monticlo, e nel 1261 divenne comune autonomo. Agli inizi del XIV secolo venne posto sotto la protezione di Siena e nel 1348, per insubordinazioni riguardanti il doppio pagamento di tasse all'abbazia di San Salvatore e a Siena, ricevette una scomunica che, curiosamente, ad oggi non è mai stata formalmente ritirata. Annesso al Granducato di Toscana nella metà del XVI secolo, nel 1783 perse la sua autonomia, venendo accorpato a Cinigiano, nuova sede comunale.[2]
Monumenti e luoghi d'interesse
Architetture religiose
Chiesa di San Michele arcangelo, originaria del castello di Montepinzutolo, fu distrutta e ricostruita dopo l'incendio del 1240. Innalzata a prepositura nel 1264, ricevette poi il titolo di pieve nel XV secolo. Tra il 1815 e il 1832 è stata radicalmente ristrutturata dall'architetto Paglierini in stile neoclassico. Tra le maggiori opere contenute all'interno si segnalano: un'acquasantiera del Quattrocento; la tela raffigurante san Carlo Borromeo in preghiera (1600) di Rutilio Manetti; due statue del XVIII secolo in gesso di san Sebastiano e san Michele arcangelo; la tavola di Bartolomeo Neroni, detto il Riccio, con la Madonna col Bambino in trono incoronata da angeli con san Lorenzo e sant'Antonio abate adoranti (1535-1540); un tabernacolo marmoreo a muro decorato, databile intorno al 1470 e avvicinabile alla maniera dello scultore Antonio Ghini.[3] La parrocchia di San Michele conta circa 520 abitanti.[4]
Oratorio della Compagnia di San Sebastiano, risalente al XV secolo, è stato recentemente trasformato. All'intero sono custodite una tela di Domenico Manetti con la Madonna col Bambino in gloria con san Nicola da Tolentino e sant'Agostino (1650) ed una scultura in legno di san Sebastiano di fine Quattrocento.[5]
Santuario della Madonna di Val di Prata, situato nel parco della Rimembranza poco fuori dal paese, è ricordato sin dal 1218. Trasformato tra il 1847 e il 1865, contiene due altari seicenteschi, dedicati a sant'Antonio (1692) ed alla Madonna del Carmine (1691), dove è posta la pala della Madonna del Carmine, santa Teresa d'Avila, santa Elisabetta d'Ungheria, san Filippo Neri e sant'Elena attribuita a Giuseppe Nicola Nasini. Inoltre è presente nella chiesa soprattutto una tavola di fine XV secolo della Madonna col Bambino, rimaneggiata nel corso dei secoli, molto venerata e ritenuta miracolosa.[6]
Cappella della Madonna del Lampino, situata poco fuori dal paese, in località Ripe, è stata costruita su di un tabernacolo affrescato del XVI secolo, oggi posto sulla parete di fondo, che raffigura la Madonna col Bambino, san Michele arcangelo e san Pietro.[7]
Architetture civili
Palazzo Comunale, situato nella centrale via Grande, risale al XVII secolo ed era la sede del comune di Monticello Amiata. Sopra il portale bugnato è posto lo stemma degli Aldobrandeschi. Quando nel 1783 il granduca Leopoldo II sancì il trasferimento della sede municipale a Cinigiano, l'edificio divenne sede del tribunale fino al 1837. Successivamente fu abitazione della famiglia Maccherini, mentre oggi ospita la casa museo.[8]
Architetture militari
Mura di Monticello Amiata: dopo la prima cinta muraria dell'XI secolo, andata distrutta nell'incendio del 1240, ne fu costruita un'altra che è rimasta pressoché intatta fino ai giorni nostri, anche se in alcuni punti è venuta a saldarsi con abitazioni e costruzioni che edificate a contatto con la fortificazione. Al borgo si può accedere attraverso le due porte che si aprono rispettivamente nella parte occidentale (Porta Grossetana) e in quella orientale (Porta Senese) della cerchia muraria.[9]
Società
Evoluzione demografica
Quella che segue è l'evoluzione demografica della frazione di Monticello Amiata. Sono indicati gli abitanti dell'intera frazione e dove è possibile la cifra riferita al solo capoluogo di frazione.
Dal 1991 sono contati da Istat solamente gli abitanti del centro abitato, non della frazione.
Presso la frazione, nei locali dell'ex Palazzo Comunale, è situata la casa museo di Monticello Amiata, museo etnografico inaugurato nel 1989, che riproduce una tipica abitazione contadina ottocentesca e pone particolare attenzione agli antichi mestieri legati alla lavorazione dell'olio e delle castagne.[10]
Sono stati inoltre realizzati due percorsi naturalistici per la conoscenza del territorio circostante: la "via delle fonti" e la "via della castagna". La via delle fonti costituisce un itinerario storico-ambientale attorno al paese di Monticello Amiata, scendendo verso le sorgenti d'acqua conosciute con i nomi di Fonte vecchia e Fonte di sotto, utilizzate in passato come abbeveraggio per gli animali e per rifornimenti ad uso domestico. La via della castagna è un percorso naturalistico che si inoltra nei boschi sotto al paese fino a raggiungere una vasta area di castagneti da frutto: l'itinerario si caratterizza anche per elementi di tipo antropologico, grazie alla presenza di essiccatoi, capanne e muri a secco.
Infrastrutture e trasporti
La frazione di Monticello Amiata è attraversata da ovest a est dalla strada provinciale 7 Cinigianese che collega il capoluogo comunale con Arcidosso. A nord è collegata alla strada provinciale del Cipressino dalla strada provinciale 70 di Monticello, mentre a sud, a circa 3 chilometri dal paese, è possibile imboccare la strada provinciale 55 di Stribugliano, che la collega ai borghi di Castiglioncello Bandini, Stribugliano e Vallerona.
Note
^Teresa Cappello, Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, Pàtron Editore, 1981, p. 350.
^Bruno Santi, Guida storico-artistica alla Maremma. Itinerari culturali nella provincia di Grosseto, Nuova Immagine, Siena, 1995, p. 172.
^Andrea Semplici, La Maremma dei musei. Viaggio emozionale nell'arte, la storia, la natura, le tradizioni del territorio grossetano, Edizioni Effigi, Arcidosso, 2012, p. 240.
^Giuseppe Guerrini, Torri e castelli della provincia di Grosseto, Nuova Immagine, Siena, 1999.