Mercato valutario

Il mercato valutario o mercato dei cambi (in inglese foreign exchange market, da cui deriva forex) è un mercato internazionale, over the counter o decentralizzato per lo scambio di valute. Il mercato delle valute è di gran lunga il più grande mercato nel mondo, in termini di valore delle transazioni, e include gli scambi che avvengono tra grandi istituzioni bancarie, banche centrali, speculatori valutari, imprese multinazionali, governi, e altri mercati finanziari ed istituzioni.[1] L'attività di scambio che ha luogo nei mercati valutari globali assomma a più di 6'000 miliardi di dollari al giorno.[2]

Storia

Il mercato valutario è un mercato monetario interbancario o tra altre controparti, creato nel 1971 quando cominciarono ad apparire i tassi di cambio fluttuanti. Il foreign exchange market è enorme se comparato ad altri mercati. Ad esempio, il volume medio giornaliero di scambi che riguardano i buoni del Tesoro USA è di 300 miliardi di dollari e il mercato azionario USA ha un volume medio giornaliero di meno di 10 miliardi di dollari. Dieci anni fa il Wall Street Journal ha stimato che il volume giornaliero degli scambi che avvengono sul forex ecceda i 1000 miliardi di dollari. Oggi il volume delle transazioni totale è stimato intorno ai 6000 miliardi di dollari al giorno.

Prima del 1971 gli accordi di Bretton Woods impedivano la speculazione sui mercati valutari. Gli accordi di Bretton Woods erano stati conclusi nel 1944 con il fine di stabilizzare le valute internazionali e prevenire la fuga dei capitali tra le nazioni. Questi accordi fissarono un tasso di cambio tra tutte le valute ed il dollaro e fissarono il tasso di cambio tra il dollaro e l'oro (35 dollari per oncia). Prima di tale accordo il gold standard era in uso dal 1876. Il gold standard prevedeva l'uso dell'oro come base di ciascuna valuta e in questo modo impediva a re e governanti di svalutare arbitrariamente il denaro.

Il gold exchange standard presentava, comunque, numerosi problemi. Al crescere, un'economia avrebbe importato beni dall'estero fino all'esaurimento delle riserve auree. Il risultato di ciò era una restrizione dell'offerta di moneta nel paese che causava un innalzamento dei tassi di interesse comportante un rallentamento dell'attività economica che avrebbe potuto portare anche alla recessione.

Infine la recessione avrebbe causato una caduta dei prezzi dei beni così in basso che essi sarebbero apparsi convenienti ad altri paesi. Ciò a sua volta portava ad un flusso inverso di oro in entrata nell'economia e il risultante aumento nell'offerta di moneta causava una caduta del tasso d'interesse ed un rafforzamento dell'economia. Tali pattern di boom-recessione erano frequenti nel mondo durante gli anni del gold exchange standard e fino allo scoppio della prima guerra mondiale che interruppe il libero flusso degli scambi e di conseguenza i movimenti dell'oro.

Dopo la guerra furono adottati gli accordi di Bretton Woods, coi quali le nazioni partecipanti accettavano di mantenere il valore delle loro valute all'interno di uno stretto margine di cambio con il dollaro. Un tasso era anche fissato per stabilire il rapporto del dollaro rispetto all'oro. Alle nazioni era proibito di svalutare la propria valuta oltre il 10% per migliorare la propria posizione commerciale. In seguito alla seconda guerra mondiale il commercio internazionale si espanse rapidamente per via delle esigenze di ricostruzione post-bellica e ciò comportava massicci movimenti di capitali. Ciò destabilizzava i tassi di cambio che erano stati fissati per mezzo degli accordi di Bretton Woods.

Tali accordi furono infine abbandonati nel 1971, e in seguito a ciò il dollaro non fu più convertibile in oro. A partire dal 1973, le valute delle nazioni maggiormente industrializzate divennero più liberamente fluttuanti, essendo spinte principalmente dalle forze dell'offerta e della domanda. I prezzi erano formati da volumi, velocità e volatilità crescenti durante gli anni settanta. Ciò portò alla nascita di nuovi strumenti finanziari, alla deregolamentazione del mercato e al libero scambio. Comportò inoltre un aumento del potere degli speculatori.

Negli anni ottanta l'avvento dei computer accelerò i movimenti internazionali di capitali e il mercato divenne più continuo, con scambi che si svolgevano tra il continente asiatico, europeo ed americano, ed i relativi fusi orari. Le grandi istituzioni bancarie crearono sale operative in cui centinaia di milioni di dollari, sterline e yen venivano scambiati nel giro di pochi minuti. Gli odierni broker operano quotidianamente nel forex, avvalendosi di strumenti elettronici, ad esempio a Londra, dove singoli scambi per decine di milioni di dollari vengono attualmente conclusi in pochi secondi. Il mercato è cambiato significativamente essendo la maggior parte delle transazioni finanziarie finalizzate non all'acquisto o alla vendita di beni ma al fine di speculare sul mercato.

Londra si è affermata come il principale centro finanziario globale ed è il più grande mercato forex del mondo. Tale affermazione non è dovuta solo al suo posizionamento, che le consente di operare durante l'apertura dei mercati asiatici ed americano, ma anche alla creazione del mercato dell'Eurodollaro. Il mercato dell'Eurodollaro si venne a creare durante gli anni 50 quando i proventi che l'Urss derivava dalla vendita del petrolio, tutti denominati in dollari, venivano depositati al di fuori degli USA per il timore che venissero bloccati dalle autorità statunitensi. Questa pratica fece sì che un grande quantitativo di dollari statunitensi si trovasse al di fuori del controllo degli Stati Uniti. Queste vaste riserve di liquidità erano molto attraenti per gli investitori di tutto il mondo in quanto erano soggette ad una regolazione molto meno penetrante e offrivano una redditività più elevata.

Al giorno d'oggi Londra continua a crescere in quanto un numero crescente di banche americane ed europee stabiliscono i loro quartieri generali regionali nella City. I volumi scambiati su questi mercati sono enormi e le banche più piccole, gli hedger commerciali e i piccoli investitori hanno raramente accesso diretto a questo mercato liquido e competitivo, sia perché non soddisfano i requisiti di credito necessari sia perché le dimensioni delle loro transazioni sono troppo limitate. Ad ogni modo oggi i market maker possono scomporre le loro grosse unità interbancarie ed offrire ai piccoli operatori l'opportunità di comprare e vendere un numero qualsiasi di tali unità più piccole (lot).

Dimensione e liquidità del mercato

Le monete più scambiate[3]
Currency distribution of reported FX market turnover
Posizione Moneta ISO 4217 codice
(simbolo)
% quota giornaliera
(aprile 2007)
1 Stati Uniti (bandiera) Dollaro statunitense USD ($) 87,0%
2 Europa (bandiera) Euro EUR (€) 33,4%
3 Giappone (bandiera) Yen JPY (¥) 23,0%
4 Regno Unito (bandiera) Sterlina britannica GBP (£) 11,8%
5 Australia (bandiera) Dollaro australiano AUD ($) 8,6%
6 Svizzera (bandiera) Franco svizzero CHF (Fr) 5,2%
7 Canada (bandiera) Dollaro canadese CAD ($) 4,6%
8 Messico (bandiera) Peso messicano MXN ($) 2,5%
9 Cina (bandiera) Renminbi cinese CNY (¥) 2,2%
10 Nuova Zelanda (bandiera) Dollaro neozelandese NZD ($) 2,0%
Altre 19,7%
Totale 200%

Il mercato dei cambi è unico sotto numerosi profili:[4][5]

  • volume degli scambi
  • l'estrema liquidità del mercato
  • il gran numero e la varietà degli operatori attivi sul mercato
  • il decentramento geografico
  • la durata giornaliera degli scambi - 24 ore al giorno (fatta eccezione per i fine settimana)
  • la varietà di fattori che influenzano i tassi di cambio

A quanto risulta dallo studio Triennial Central Bank Survey 2004 della Banca dei Regolamenti internazionali,[6] il turnover giornaliero medio sui mercati forex tradizionali è stimato ammontare a 1880 miliardi di dollari. Le medie giornaliere relative all'aprile di differenti anni, in miliardi di dollari sono rappresentate nel grafico seguente:

Turnover del mercato dei cambi globale:

  • 621 miliardi di dollari spot
  • 1260 miliardi di dollari in derivati, di cui
  • 208 miliardi di dollari in forward
  • 944 miliardi di dollari in forex swaps
  • 107 miliardi di dollari in FX options.

I contratti futuri relativi al forex furono introdotti nel 1972 alla Chicago Mercantile Exchange ed essi sono attivamente scambiati in relazione con la maggior parte degli altri contratti future. Il volume dei Forex futures volume è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, pur ammontando solo al 7% circa del volume totale del mercato forex, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal Europe (5/5/06, p. 20).

I 10 massimi currency trader % del volume totale, 5 agosto 2007
Posizione Nome % di volume
1 Deutsche Bank 19,26
2 UBS 11,86
3 Citigroup 10,39
4 Barclays 6,61
5 Royal Bank of Scotland 6,43
6 Goldman Sachs 5,25
7 HSBC 5,04
8 Bank of America 3,97
9 J.P. Morgan Chase 3,89
10 Merrill Lynch 3,68

I dieci trader più attivi effettuano circa il 73% del volume degli scambi, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal Europe, (2/9/06 p. 20). Queste grandi banche internazionali forniscono in continuazione al mercato sia i prezzi bid (di acquisto) che ask (di vendita). La forbice bid/ask è la differenza tra i prezzi alla quale una banca o un market maker è disposto a vendere ("ask", o "offer") ed il prezzo al quale un market maker è disposto a comprare ("bid") da un cliente wholesale. Questo spread è minimo per coppie di valute molto scambiate, ammontando solitamente a soli 1-3 pip. Ad esempio, il rapporto bid/ask tra EUR/USD sarebbe 1,2200/1,2203. Il volume minimo per la maggior parte delle transazioni è solitamente 100.000 dollari.

Tali spread possono non applicarsi alla clientela retail delle banche, le quali in genere fanno un mark up sul rapporto portandolo in ipotesi a 1,2100 / 1,2300 per i trasferimenti, o 1,2000 / 1,2400 per le banconote od i travelers cheques. I prezzi spot dei market makers variano, ma tra EUR/USD solitamente non superano i 5 pip (ossia 0,0005). La concorrenza ha determinato un notevole restringimento degli spread per le maggiori valute, fino a minimi che variano tra 1 e 1,5 pip.

Strumenti finanziari

Le tipologie di strumenti finanziari comunemente utilizzate sono molteplici.

Forward transaction: Un metodo comunemente utilizzato per fare fronte al rischio di cambio è l'entrare in un contratto forward. In tale transazione, il denaro non passa di mano fino ad una data futura prestabilita. Un compratore ed un venditore si accordano su di un tasso di cambio in una data futura, e la transazione si verifica in quella data al tasso di cambio stabilito, indipendentemente dai tassi di cambio di mercato effettivi. La durata di un tale contratto può essere di giorni, mesi o anche anni.

Futures: I futures sulle valute estere sono transazioni forward caratterizzate da importi e scadenze standard - ad esempio, 500.000 sterline il prossimo novembre ad un tasso prestabilito. I Futures sono standardizzati e sono solitamente scambiati in un mercato creato ad hoc. La durata media del contratto è di circa 3 mesi. I contratti futures solitamente comprendono qualsiasi ammontare di interessi.

Swap: La tipologia più comune di transazione forward è lo swap su valute. In uno swap, due parti si scambiano valute per un certo periodo di tempo e si accordano ad invertire la transazione in una data futura. Gli swap non sono contratti standard e non vengono scambiati in un mercato.

Spot: Una transazione spot è uno scambio caratterizzato dalla scadenza di due giorni, diversamente dai Futures contracts, che solitamente hanno scadenza di tre mesi. Questa transazione rappresenta uno "scambio diretto" tra due valute, ha la durata più breve, e riguarda denaro liquido più che un contratto; e gli interessi non sono inclusi nella transazione concordata. I dati per questo studio provengono dallo Spot market.

Tassazione in Italia

La circolare 102/E dell'ottobre 2011 dell'Agenzia delle Entrate ha modificato la vecchia norma in vigore fino al 2010 (i-ter art.67 D.P.R. 917/86), riconducendo i contratti forex tra i rapporti disciplinati dall'articolo 67, comma 1, lettera c-quater del TUIR. Secondo questa circolare i redditi, se percepiti da parte di un soggetto persona fisica non esercente attività d'impresa, sono soggetti ad imposta sostitutiva (ovvero con aliquota del 26% dal 1º luglio 2014, in precedenza era del 20% dal 1º gennaio 2013, e prima ancora del 12.5%) a norma dell'articolo 5 del decreto legislativo 21 novembre 1997, n. 461. Ai sensi dell'articolo 68, comma 8 del TUIR i suddetti redditi sono costituiti dal risultato che si ottiene facendo la somma algebrica dei differenziali positivi o negativi nonché degli altri proventi od oneri, percepiti o sostenuti, in relazione a ciascuno dei rapporti. Per l'Agenzia delle Entrate, i profitti Forex vengono quindi inquadrati come Plusvalenze di natura finanziaria (oltre al Forex ricadono in questa categoria anche tutti gli altri CFD, i prodotti futures e i forward).

Carry Trade

È definita Carry Trade l'azione speculativa che mira ad ottenere prestiti in Paesi dove la divisa gode di interessi decisamente bassi, per poi convertire quel capitale in una valuta che è capace di garantire, nel proprio Paese o area, un più elevato rendimento.

Per calcolare correttamente il rendimento ottenuto questa operazione, è necessario scorporare la quota di interessi sul prestito contratto.

Alcune strategie di trading sul forex

Scalping: Lo scalping prevede l'utilizzo di ordini istantanei con volumi molto elevati. Con questa tecnica infatti si cerca di realizzare un profitto “scalpando” pochi pip alla volta. Per questo motivo si rende necessario aumentare fortemente i volumi per realizzare un profitto che renda interessante ogni singola operazione.

Violazione di prezzo: La violazione di prezzo consiste nel mettere ordini in prossimità dei supporti e delle resistenze per prendere profitto da eventuali rotture. È una tecnica molto utilizzata, ma deve essere sempre accompagnata dall'uso di stop loss per evitare grandi perdite in caso di errore.

Price Action: La Price Action prende in esame il comportamento del prezzo di un determinato periodo di tempo. In particolare la Price Action pone attenzione sulla formazione di alcuni pattern che individuano l'azione del prezzo nel futuro. L'analisi dei grafici è quindi alla base di questo sistema di trading.

Trading News: Il trading news è quello fatto in presenza di notizie importanti che hanno la forza di influenzare il mercato e di provocare una forte volatilità (eccessivi sbalzi di mercato). Consultando alcuni siti specializzati si può venire a conoscenza delle notizie più importanti con qualche minuto di anticipo.

Trend Trading: Il trend trading consiste nell'individuare il giusto trend di mercato per fare trading direzionale. Si scommette cioè in un preciso trend e si investe in quella direzione (acquisto o vendita). L'analisi fondamentale del mercato di riferimento è essenziale per riuscire ad individuare la tendenza principale da seguire.

Note

  1. ^ Il Trading online, a cura di Andrea Gennai, Il Sole 24 ore, 2012, p. 68.
  2. ^ Op. cit. pp. 68-69.
  3. ^ (EN) Foreign exchange and derivatives market activity in 2013 (PDF), su bis.org, BIS - Bank for International Settlements, settembre 2013, p. 10. URL consultato il 15 aprile 2015.
  4. ^ Viktor O. Ledenyov e Dimitri O. Ledenyov, Forecast in capital markets, Saarbrucken, Germany, LAP LAMBERT Academic Publishing, 2016, ISBN 978-3-659-91698-4.
  5. ^ Viktor O. Ledenyov e Dimitri O. Ledenyov, Investment in capital markets, Saarbrucken, Germany, LAP LAMBERT Academic Publishing, 2017, ISBN 978-3-330-05708-1.
  6. ^ (EN) Triennial Central Bank Survey of Foreign Exchange and Derivatives Market Activity 2004 - Final results, 31 marzo 2005. URL consultato l'11 marzo 2024.

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