Mastertronic

Disambiguazione – Se stai cercando l'azienda attiva nel 2004-2015, vedi Mastertronic Group.
Mastertronic
StatoRegno Unito (bandiera) Regno Unito
Forma societariaSocietà a responsabilità limitata
Fondazione1983
Fondata da
  • Martin Alper
  • Frank Herman
  • Terry Medway
  • Alan Sharam
Chiusura1988 (fusione con Virgin Games)
Sede principaleLondra
SettoreInformatico
ProdottiVideogiochi
Sito webwww.mastertronic.com/

La Mastertronic era un'azienda editrice e distributrice di videogiochi britannica, fondata nel 1983[1], inizialmente specializzata nelle edizioni a basso costo per home computer di titoli sviluppati da altre aziende o da programmatori indipendenti.

Storia

I primi videogiochi vennero pubblicati nell'aprile del 1984. A metà degli anni '80, al culmine del successo, la Mastertronic era l'editore predominante nel Regno Unito, successo ottenuto vendendo software su cassetta nella fascia di prezzo tra 1,99 e 2,99 sterline (i prezzi ordinari erano generalmente tra le 5 e le 8 sterline), i cosiddetti videogiochi budget. Così come divenne grossista esclusivo per il settore videogiochi per alcune catene di negozi specializzati in giocattoli come Woolworths Group e Toys "R" Us, oltre ad altri principali rivenditori, parimenti iniziò a commercializzare il software tramite piccoli esercizi come edicole dei giornali, videoteche, drogherie, stazioni di servizio.

Successive diversificazioni inclusero la creazione di una filiale sul mercato statunitense (Mastertronic, Inc.) al fine di distribuire il proprio software in Nordamerica, l'acquisizione di Melbourne House nel 1987 per le pubblicazioni anche a prezzo pieno, e l'apertura di una filiale denominata Arcadia Systems, dedicata anche alle macchine arcade, che però non ebbe successo. Nel 1986 l'inglese John Holder fondò a Casciago la Mastertronic Italia, divenuta nel 1987 la Leader, che fu un importante distributore italiano di software ludico[2][3].

Fu tuttavia la decisione di portare sul mercato inglese il sistema Sega Master System che alla fine permise alla Mastertronic di affrontare il declino dei videogiochi budget alla fine degli anni '80. Mastertronic divenne la distributrice dei prodotti SEGA nel Regno Unito e successivamente in altri paesi d'Europa. Questa fu probabilmente[1] la ragione per cui la Virgin Group prima investì nella compagnia e nel settembre 1988 l'acquistò, formando il marchio Virgin Mastertronic, poi divenuto Virgin Interactive. Con il declino del mercato del software a basso costo la distribuzione dell'hardware Sega divenne la parte predominante del business della Mastertronic e la compagnia venne acquistata dalla Sega stessa.

Anche se la Mastertronic cessò di esistere, i diritti del marchio vennero acquistati nel 2003 dalla Mastertronic Group Ltd., di proprietà di uno dei fondatori della Mastertronic, Frank Herman. Mastertronic Group pubblicò giochi per PC e console con diverse etichette[4], fino a entrare in liquidazione nel 2015[5].

Marchi collegati

Mastertronic pubblicò anche con le seguenti etichette[6][7][8]:

  • MAD (Mastertronic Added Dimension) dal 1985, dedicata ai titoli relativamente più costosi, venduti a 2,99£
  • Entertainment USA dal 1986, per la pubblicazione negli USA dei prodotti sviluppati da autori locali
  • Bulldog Software dal 1987, marchio ottenuto da una compagnia acquisita per debiti, ma abbandonato lo stesso anno
  • Ricochet da luglio 1987, dedicata alle ripubblicazioni di titoli già pubblicati in precedenza a prezzo pieno da altri editori
  • Americana dedicata soprattutto alle ripubblicazioni di titoli U.S. Gold, prima che questa fondasse la propria etichetta a basso costo Kixx
  • Rack-it e Rebound, dedicate alle ripubblicazioni di titoli Hewson
  • 16 Blitz dal Natale 1989, dedicata agli emergenti computer a 16 bit (Amiga, Atari ST, PC IBM, per i quali comunque la Mastertronic già pubblicava dal 1987), che richiedevano l'uso di floppy disk anziché delle più economiche cassette, al prezzo di 4,99£
  • Mastertronic Plus che rimpiazzò MAD dal 1989
  • Arcadia per le edizioni domestiche degli arcade Arcadia Systems negli USA.
  • Master Sound e Master Vision furono un breve tentativo di entrare nel mercato della musica e dei video nel 1987; soltanto l'LP raccolta Heat of Soul vendette abbastanza bene e l'impresa venne presto abbandonata[9].

Videogiochi pubblicati

Secondo il sito di Anthony Guter, allora responsabile commerciale dell'azienda, il numero di giochi pubblicati come titoli a sé stanti nel periodo 1984-1991 per ciascuna piattaforma fu il seguente[10]:

Computer 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 Totale
Amstrad CPC 8 20 49 25 21 15 138
Atari 8-bit 1 12 18 3 4 1 39
BBC Micro 4 3 10 3 1 21
Commodore 16 8 17 15 4 1 45
Commodore 64 21 22 28 69 58 35 11 244
Dragon 32/64 1 1 2
Electron 3 3
MSX 3 6 21 30
Spectrum 128k 1 2 3
Spectrum/Amstrad (cass. duale) 18 10 28
Spectrum 17 26 30 68 42 27 16 226
VIC-20 12 5 1 18
Amiga 3 14 11 11 4 43
Atari ST 3 12 12 11 2 40
PC IBM 8 11 10 7 3 39

Il gioco singolarmente più venduto in assoluto, un successo un po' inspiegabile per lo stesso Guter, fu Formula 1 Simulator, con 568 013 copie[10]. Tra le riedizioni economiche di titoli già pubblicati da altre aziende il maggior successo fu Ghostbusters (con marchio Ricochet) con circa 450 000 copie[7].

Elenco originali

Elenco approssimativo di titoli originali pubblicati da Mastertronic o da una delle sue etichette secondarie[11].

Nel 1986 uscì anche un joystick a marchio Mastertronic, il Magnum Joystick.

Elenco riedizioni

Elenco approssimativo di giochi pubblicati in precedenza da altre aziende, poi ripubblicati in versione economica da una delle etichette della Mastertronic; date e piattaforme si riferiscono solo alle riedizioni[11].

Arcadia Systems

Mastertronic fondò la filiale Arcadia Systems nel tardo 1987 con l'intento di produrre videogiochi arcade facili da realizzare insieme alle loro versioni per computer; le macchine Arcadia erano infatti basate sull'hardware interno Amiga, acquistato alla Commodore, e gli stessi giochi erano solitamente prodotti anche in versioni domestiche. L'etichetta Arcadia fu anche utilizzata per pubblicare negli USA i giochi Melbourne House dopo la sua acquisizione. Arcadia Systems fu però un grosso insuccesso, attribuibile alle evidenti differenze di capacità e di design dei giochi tra macchine dedicate e home computer, e causò gravi perdite alla compagnia[1][12].

Elenco probabilmente completo dei giochi arcade prodotti da Arcadia[13][14]:

Molti di essi furono disponibili nelle macchine Super Select System o Electro Choice che permettono di selezionare tra fino a 10 giochi[15][16].

Note

  1. ^ a b c Guter.
  2. ^ Mastertronic (JPG), in Videogiochi News, n. 40, Milano, Gruppo Editoriale Jackson, dicembre 1986, p. 10, ISSN 0392-8918 (WC · ACNP). Trascrizione del testo, su quattrobit.blogspot.it.
  3. ^ K flashback! (JPG), in K, n. 14, Milano, Glénat, febbraio 1990, p. 30, ISSN 1122-1313 (WC · ACNP). Trascrizione del testo, su quattrobit.blogspot.it.
  4. ^ (EN) Mastertronic Group Limited, su MobyGames, Blue Flame Labs.
  5. ^ (EN) Mastertronic Group Limited, su beta.companieshouse.gov.uk.
  6. ^ (EN) The Covers 2 of 7: MAD, Entertainment USA and Bulldog, su aguter.plus.com.
  7. ^ a b (EN) The Covers 4 of 7: Republished Software - Ricochet, Americana, Rackit/Rebound, su aguter.plus.com.
  8. ^ (EN) The Covers 5 of 7: The late 80's Makeover, su aguter.plus.com.
  9. ^ (EN) Press Cuttings, su aguter.plus.com.
  10. ^ a b (EN) Best sellers and Releases, su aguter.plus.com. URL consultato il 5 marzo 2017.
  11. ^ a b secondo MobyGames al 14 ottobre 2017, con alcune aggiunte; vedi anche Lemon64 e World of Spectrum; probabilmente non esaustiva
  12. ^ (EN) Arcadia Action (JPG), in ACE, n. 1, Bath, Future plc, ottobre 1987, p. 10, ISSN 0954-8076 (WC · ACNP).
  13. ^ Risultati ricerca, su progettoemma.net. URL consultato l'11 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 12 febbraio 2017).
  14. ^ (EN) Hall of Light, su hol.abime.net. URL consultato l'11 febbraio 2017.
  15. ^ (EN) Arcadia Systems, su bigbookofamigahardware.com.
  16. ^ (EN) Video Game Flyers, su flyers.arcade-museum.com. URL consultato l'11 febbraio 2017.

Bibliografia

Collegamenti esterni