Maria MinicuciMaria Minicuci (Melito di Porto Salvo, 1943) è un'antropologa italiana. BiografiaMaria Minicuci è nata a Melito di Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, nel 1943. Ha studiato a Messina dove ha conseguito la Laurea in Lettere e Filosofia. Ha frequentato a Parigi l'École des hautes études en sciences sociales. Dal 1970 al 1975 ha lì seguito un corso di formazione alla ricerca in Scienze Sociali, conseguendo il diploma. Si è interessata a tematiche quali la famiglia e la parentela in Calabria, ha svolto dal 1975 al 1978 una prolungata ricerca sul campo a Zaccanopoli, comunità calabrese, osservando in particolar modo le strategie matrimoniali e le modalità di trasmissione del patrimonio. Il lavoro preparato per la tesi si è tradotto in una pubblicazione italiana dal titolo "Le strategie matrimoniali in una comunità calabrese" del 1981. Agli inizi del suo percorso scientifico si è occupata anche di ritualità, di emigrazione e di museografia. I risultati delle ricerche in questo ambito sono stati editi in riviste e in volumi collettanei. Ha pubblicato libri, saggi, e curato pubblicazioni su riviste e volumi italiani e stranieri su tematiche relative alla donna, al parto, alla memoria, alla casa, all'organizzazione politica, indagate in aree rurali calabresi. Nel 1984 ha condotto una ricerca presso l'archivio del Tribunale di Palmi, sui processi di violenza carnale, i cui risultati sono stati pubblicati nel volume “Il segreto ovvero della verginità violata” nel 1988. Dal 1987 al 1988 ha insegnato Ethnologie Sociale ed Ethnologie Regionale all'Università di Aix-en Provence dove ha tenuto anche un corso per gli studenti di dottorato di 3° ciclo; ha trascorso un anno all'Institute of Social Anthropology di Oxford ed è stata membro del St Antony's College; è stata, in più occasioni, e per diversi mesi, in università americane, in particolare Austin e Harvard. Tra il 1993 e il 1994 ha partecipato ad una ricerca con Paul Stirling e Neville Colclough dell'Università del Kent in Canterbury sulla riforma agraria nell'area del Metapontino, finanziata dal CNR e dal British Council. Successivamente a quest'esperienza ha deciso di effettuare una propria ricerca dal 1994 al 1997 a Scanzano Jonico, paese dell'area metapontina, da cui sono scaturite riflessioni sulle politiche dell'identità e sul ceto politico locale in anni di transizione. Per molti anni ha insegnato all'Università degli Studi di Messina . Dal 1970 è stata assistente incaricata e dal 1971 assistente ordinaria alla Cattedra di Storia delle tradizioni popolari della Facoltà di Magistero, nel 1983 è diventata professore associato di Antropologia culturale e dal 1990 professore ordinario. Inoltre è stata Direttore dell'Istituto di Storia dell'arte della Facoltà di Magistero dal 1986 al 1995. Si è trasferita a Roma nel 1996, dove ha insegnato all'Università La Sapienza fino al 2013. Alla "Sapienza" è stata professore ordinario di Etnologia delle Culture mediterranee e ha ricoperto diversi incarichi istituzionali: dal 1998 al 2002 è stata Direttore del Dipartimento di "Studi Glottoantropologici e Discipline musicali", dal 2001 al 2004 è stata coordinatrice del dottorato in Scienze etnoantropologiche "Pratiche dell' antropologia e antropologia delle pratiche", e dal 2002 ha assunto il coordinamento del biennio in Discipline etnoantropologiche. Ha inoltre diretto per tre anni la Missione Etnologica Italiana in Messico, finanziata dal MAE (Ministero degli Affari Esteri). Dal 2005 si è occupata di antropologia delle istituzioni. I suoi interessi si sono riflessi sull'insegnamento: negli ultimi anni alla “Sapienza” ha tenuto corsi e seminari di Antropologia dello Stato per la laurea magistrale e di Antropologia politica per il triennio. Nel 2006 ha diretto e coordinato un progetto di ricerca all'interno delle pubbliche amministrazioni, commissionato dal Dipartimento della funzione pubblica e dal Formez e intitolato “Sostegno e coordinamento ai processi di mobilità nelle pubbliche amministrazioni”, i cui risultati sono raccolti nel volume da lei curato “La mobilità nel pubblico impiego:una ricerca antropologica”. Fa parte del comitato di redazione della rivista “Meridiana”, ha fatto parte del comitato scientifico del MuCEM (Musée des Civilisations de l'Europe et de la Méditerranée) di Marsiglia, ed è membro dell'ADAM (Association des anthropologues de la Méditerranée) e dell'American Anthropological Association. Temi di studio e di ricercaVari sono i temi a cui Maria Minicuci ha rivolto la sua attenzione nel corso della sua carriera. Si è interessata a tematiche quali la famiglia e le relazioni di parentela, osservando in particolare le strategie matrimoniali messe in atto in una comunità calabrese, Zaccanopoli. Nel paese riscontra una forte endogamia di villaggio e di parentela e chiare preferenze e proibizioni circa la scelta del partner. Essendo la terra affidata in dote alle donne, le strategie matrimoniali consentono di tenere sotto controllo la circolazione del patrimonio e di evitare processi di accumulazione. L'antropologa ha riflettuto sul ruolo e le funzioni della famiglia in un'area definita, portando alla luce tutto ciò che intorno all'istituto familiare si è mosso e analizzando tutti gli ambiti della cultura e delle pratiche sociali con cui esso entra in relazione. Maria Minicuci ha prodotto inoltre analisi e riflessioni che ruotano intorno alla figura della donna e alla condizione femminile in zone di agricoltura e di allevamento in area siciliana e calabrese. Ha descritto il ruolo delle donne, il loro linguaggio e il loro rapporto con la memoria, le attività svolte all'interno dei cicli produttivi e dell'intero sistema sociale. Si è interessata alla percezione del femminile, che si radica in un sistema mitico-simbolico che colloca l'uomo dalla parte della cultura e la donna più vicina alla natura e che presenta il sesso maschile come forte e quello femminile come debole e subordinato. Ha condotto una ricerca sui documenti di un tribunale di un paese calabrese relativi a casi di incesto consumato o tentato per l'arco di tempo 1943-1983, che mette in luce un mondo fatto di violenza e sottosviluppo, in cui si ha una certa immagine del ruolo della donna e della condizione femminile. Un'altra delle aree di lavoro di Minicuci è quella relativa all'analisi dei cambiamenti avvenuti nel Metapontino successivamente all'attuazione della Riforma fondiaria nel 1950. L'antropologa si è soffermata sui processi di costruzione di identità, sugli sforzi attuati da persone diverse tra loro per creare dal nulla nuove comunità, e sulle vicende politiche locali. Ha restituito la testimonianza di un contadino, pubblicandone l'autobiografia, che non è solo storia di una persona, ma anche di un ceto, di una condizione, e di una terra. A Scanzano Jonico ha analizzato le scelte effettuate dalla popolazione fin dal momento dell'arrivo, i problemi affrontati, l'azione politica e amministrativa, dedicando un'attenzione tanto alle pratiche, quanto alle dimensioni espressive e alle rappresentazioni dei protagonisti. Pur compiendo ricerche su tematiche quali l'identità o la storia degli studi antropologici stranieri sull'Italia Meridionale, dal 2005 Maria Minicuci ha dedicato prevalentemente la sua attenzione all'antropologia del politico e delle istituzioni. Ha diretto e coordinato una ricerca nell'ambito del progetto “sostegno e coordinamento ai processi di mobilità nelle pubbliche amministrazioni del Mezzogiorno” promosso dal Dipartimento della funzione pubblica e realizzato dal Formez. La ricerca, effettuata presso il Comune di Napoli e l'agenzia del territorio di Palermo, ha consentito di evidenziare i fattori che influenzano la propensione alla mobilità. Nel valutare il tema della mobilità, non possono essere sottovalutati alcuni elementi, quali ad esempio l'ambiguità del termine stesso, che viene percepito in maniera positiva o negativa a seconda dei casi, le modalità di reclutamento, le ragioni di natura economica, nonché aspetti relativi agli spazi privati delle persone, come la famiglia e l'incidenza del genere sul lavoro. OpereVolumi
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