Margherita di Savoia (1390-1464)
Margherita di Savoia (Pinerolo, 21 giugno 1390[1][2][3] – Alba, 23 novembre 1464) è stata una religiosa italiana canonizzata dalla Chiesa cattolica, che fu marchesa consorte del Monferrato, dal 1403 al 1418. BiografiaMargherita era la figlia primogenita del Signore del Piemonte e Principe di Acaia, Amedeo di Savoia, e della moglie Caterina di Ginevra[4]. Il casatoAmedeo di Savoia-Acaia, secondo lo storico francese Samuel Guichenon, nel suo Histoire généalogique de la royale maison de Savoie, era il figlio maschio primogenito di Tommaso III, Signore del Piemonte e Principe di Acaia, e della sua terza moglie, Margherita di Beaujeu[6] (*1346 †1402), che, ancora secondo Samuel Guichenon, era figlia di Edoardo I, signore di Beaujeu, e di Maria di Til[7]. Il casato di Savoia-Acaia si estinse proprio con la generazione di Margherita, perché i suoi genitori ebbero solo figlie e il fratello del padre, Ludovico, che gli era succeduto nei titoli[12], non ebbe figli[4]. Il matrimonioLe due sorelle Margherita e Matilde rimasero orfane di padre nel 1402 e passarono sotto la tutela dello zio Ludovico, il nuovo Signore del Piemonte e Principe di Acaia, che pensò di utilizzare Margherita per un'alleanza matrimoniale per pacificare i rapporti tempestosi con il Monferrato[13][14]. Il 17 gennaio 1403, la tredicenne Margherita sposò Teodoro II marchese di Monferrato, della dinastia dei Paleologi, all'epoca quasi quarantenne[15]. Teodoro, che secondo i Monumenta Aquensiaerail figlio terzogenito del marchese di Monferrato, Giovanni II (1321 – 1372) e di Elisabetta di Maiorca (1337 – 1406)[16], ed era vedovo per la seconda volta, dopo aver sposato Argentina di Lunigiana (†1387) e quindi Giovanna di Bar (†1402), dalla quale aveva avuto tre figli[17]. Dal 1409 al 1413 Teodoro e Margherita risiedettero a Genova, dove il marchese era stato chiamato contro i francesi. Margherita si distinse per l'assistenza ai poveri soprattutto nell'anno 1411, quando fame e peste colpirono la città[4]. Margherita rimase vedova dopo quindici anni di matrimonio, infatti Teodoro II morì nel 1418[17] e, secondo lo storico francese Jean Frézet, Margherita non diede figli al marito[18]. Rimasta vedova nel 1418, Margherita, secondo alcune fonti[4], fu per circa due anni reggente del Marchesato, finché il figliastro Giangiacomo (1395 – 1445), legittimo erede di Teodoro, non poté prenderne effettivamente il governo. La vita monasticaLa sua pietà, già grande, era aumentata dopo che ebbe ascoltato le prediche di San Vincenzo Ferreri[18](1350 – 1419), che trascorse parecchi mesi nel Monferrato. In ogni caso, subito nel 1418 o successivamente nel 1420, la giovane vedova, rifiutando la proposta matrimoniale di Filippo Maria Visconti[13], si ritirò con parecchie giovani donne di rango elevato in un palazzo nobiliare di Alba[4], per condurvi vita monacale sotto la regola di San Domenico (Terziarie Domenicane)[18]. Nel 1445 fu posta ad Alba la prima pietra di un nuovo monastero domenicano, da lei promosso e dedicato a Santa Maria Maddalena[18]. Pochi anni dopo, nel 1450, Margherita e le sue compagne furono autorizzate a passare dal Terz'Ordine Domenicano al Second'Ordine (Monache domenicane propriamente dette)[4] e abbracciarono la Regola di sant'Agostino[18]. Aumentando ancora le sue mortificazioni, rimase un modello di pietà, soprattutto quando ebbe la direzione dell'ospedale Santa Maria degli Angeli, in cui si prodigò per lenire le sofferenze dei malati[18], e, dopo circa 45 anni di penitenze, umiltà e opere buone morì in odore di Santità, il 23 novembre 1464[18]. Culto e reliquieIl 13 dicembre 1464 i suoi resti furono inumati in una semplice tomba. Nel 1481 essi furono traslati in un sepolcro molto più bello nel suo monastero, costruito appositamente a spese di Guglielmo VIII del Monferrato. Il monastero da lei fondato, inizialmente dedicato a S. Maria Maddalena, oggi è dedicato proprio a lei. Quattro beati della famiglia dei Savoia sono dipinti sulla volta nella navata sud della Basilica di San Michele Maggiore a Pavia e Margherita è dipinta con un abito da monaca che tiene in mano tre frecce. Ascendenza
Note
BibliografiaFonti primarie
Letteratura storiografica
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