Malattia da membrane ialine polmonari
La sindrome da distress respiratorio del neonato, chiamata in epoca passata la malattia da membrane ialine polmonari (MMI), è una sindrome che colpisce i neonati, soprattutto quelli nati pretermine, che non hanno ancora raggiunto una completa maturazione polmonare. Si calcola che circa il 50% dei neonati deceduti presenti tale sindrome.[1]. Nella letteratura internazionale tale sindrome prende il nome di Infant o Neonatal Respiratory Distress Syndrome (IRDS o NRDS). CauseLa nascita pretermine si accompagna a immaturità polmonare da un punto di vista anatomico e funzionale. La principale alterazione funzionale è la carenza (o in casi di prematurità estrema, l'assenza) del surfattante (o tensioattivo polmonare), sostanza lipoproteica prodotta dai pneumociti di II tipo a livello alveolare a partire circa dalla trentacinquesima settimana d'età gestazionale[2]'. La principale funzione del surfattante è diminuire la tensione superficiale garantendo l'espansione alveolare durante gli atti respiratori, una sua assenza pertanto si accompagna a ridotta espansione alveolare e tendenza alla chiusura con compromissione degli scambi gassosi. La carenza o assenza del tensiottivo polmonare può essere causata, oltre che dalla prematurità, anche da mutazioni a uno o più geni codificanti per le proteine del surfattante[3], alla sindrome da aspirazione di meconio e sepsi. Fattori di rischioCostituiscono fattori di rischio il diabete materno e paterno, le gravidanze multiple, il sesso maschile, la razza bianca, un peso alla nascita minore di 1500 g e la nascita pretermine. FisiopatologiaTutti i neonati nel compiere il loro primo atto respiratorio devono esercitare una pressione di distensione polmonare molto alta poiché i polmoni sono totalmente collassati alla nascita. In situazioni normali la presenza del surfattante permette la diminuzione della tensione superficiale nell'alveolo, consente di mantenere la capacità funzionale residua e conseguentemente di incominciare l'inspirazione a un livello favorevole della curva pressione-volume del polmone[4]: a ogni atto la capacità funzionale residua aumenta fino a portarsi a valori normali. Il neonato malato non potendo contare sulla presenza del surfattante esercita dei meccanismi dinamici di compenso volti ad aumentare la pressione di fine espirazione impedendo così la chiusura degli alveoli[5]:
Sintomi e segniIl neonato mostra una difficoltà respiratoria più o meno marcata, il respiro appare molto rapido e difficoltoso già da poche ore dopo la nascita, anche se a volte i sintomi compaiono immediatamente. Il primo importante segno è il gemito di fine espirazione risultante dall'adduzione delle corde vocali. I neonati di peso più basso possono non avere il gemito e presentare subito episodi di apnea. In seguito compaiono cianosi, letargia e l'apnea diventa più prolungata. Poiché la gabbia toracica del neonato è molto elastica vista la prevalenza di tessuto cartilagineo rispetto a quello osseo a ogni atto inspiratorio si produce un rientramento via via sempre più marcato del torace, soprattutto al giugulo, all'arco costale e negli spazi intercostali[6]. Nei casi più gravi si può arrivare al fenomeno del respiro paradosso o asincronia toraco-addominale in cui a ogni atto inspiratorio l'addome si espande mentre il torace collassa. Clinicamente tutti questi parametri vengono valutati mediante lo score di Silverman e Andersen. I valori emogasanalitici mostrano un'ipossia con acidosi. Questo porta a una vasocostrizione polmonare con aumento delle resistenze che promuovono il deposito di fibrina (membrane ialine). EsamiLa radiografia del torace permette di stadiare la patologia ed è utile per il monitoraggio clinico:
Anatomia patologicaMacroscopicamente i polmoni appaiono di grandezza normale ma sono più compatti, atelettasici e hanno un colorito rosso-porpora più simile a quello del fegato. Essi, inoltre, sono più pesanti della norma, tanto da andare a fondo se immersi in acqua. TerapiaLa terapia si basa principalmente su tre cose: la CPAP, l'ossigenoterapia e la somministrazione di surfattante, quali il lucinactant, che ha sostituito il non più utilizzato pumactant.[7]
Quando questo triplice supporto terapeutico dovesse fallire si ricorre alla ventilazione meccanica che permette al neonato di respirare con volumi e pressioni impostate da un respiratore automatico. PrognosiLa prognosi è buona se il trattamento avviene in tempo, riducendo la mortalità al 10% dei casi, che avvengono soprattutto durante il primo periodo di somministrazione dell'ossigeno. Note
Bibliografia
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