Nato a Murano, figlio di un maestro vetraio, inizia negli anni 1950 a comporre canzoni in lingua veneziana[1] e rivela sin da ragazzo inclinazione per la musica e la recitazione. Nel 1959 recita in una piccola parte della commedia Sior Tita Paron di Gino Rocca, nella quale viene notato da due dei produttori della Rai che gli propongono di comporre la sigla di un programma della testata regionale (El listòn). Nel 1961 si sposa con Antonia Ongaro (detta Carla), con cui avrà tre figli: Anna, Luisa e Paolo.
Si mette in luce come attore nella "compagnia dei delfini" di Venezia, della quale farà parte dal 1960 al 1965: durante questo periodo compone anche delle musiche di scena e le sue prime canzoni in lingua veneta. Registra inoltre alcuni programmi radiofonici prodotti dalla sede regionale Rai di Venezia.
Al Teatro La Fenice di Venezia, nel 1964, esegue l'accompagnamento musicale dello spettacolo Conversazioni e letture, per il Festival Internazionale del Teatro di Prosa.
Il cabaret e la canzone d'autore
Nel 1963 fa il suo esordio al noto locale milanese Derby Club (Intra's Derby Club), accanto ad altri personaggi che, come lui, inizieranno proprio lì la scalata verso la notorietà, quali Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Franco Nebbia e in seguito Cochi e Renato, Felice Andreasi, Massimo Boldi, Diego Abatantuono e altri; interpreta il caratteristico personaggio dell'ubriaco veneziano, proponendo anche alcune canzoni di sua composizione quasi tutte scritte sempre in dialetto. In questo periodo debutta sul mercato discografico, avendo ottenuto un contratto con la Fonit Cetra, con il 45 giri 'Na brombola impissada, pubblicato nel 1963 e seguito dopo poco tempo da, L'imbriago/Vin nero.
Nello stesso anno pubblica il suo primo album, Lino Toffolo; tra le canzoni ivi contenute è da citare Gastu mai pensà, struggente canzone d'amore, che colpisce molto Enzo Jannacci, il quale la traduce in italiano e due anni dopo, con il titolo Hai pensato mai, la include nel suo album Vengo anch'io. No, tu no. Passa poi alla RCA Italiana e incide il suo disco di maggior successo, Oh Nina (vien giù da basso che te vogio ben), con cui partecipa anche al Cantagiro 1969.
Un altro suo successo, l'anno seguente, è Ah, lavorare è bello, che viene presentata da Toffolo in varie occasioni durante la trasmissione televisiva È domenica, ma senza impegno, portando con sé (in base al testo del brano) una carriola e un martello; la canzone affronta, con taglio ironico, il tema della durezza del lavoro manuale; verrà reincisa dal cantautore nel 1980 in una nuova versione. Nel 1971 la sua canzone Bel oselino è inserita nella colonna sonora del film La Betìa ovvero in amore, per ogni gaudenza, ci vuole sofferenza di Gianfranco De Bosio.
In seguito al successo riscosso dalla sigla televisiva Johnny Bassotto, a Toffolo fu chiesto di pubblicizzare le confetture Santa Rosa, utilizzando la sigla come jingle e modificando l'incipit "Chi ha rubato la marmellata?" in "Chi ha rubato la confettura?". Passa poi alla Numero Uno, l'etichetta fondata da Mogol e Lucio Battisti, per cui pubblica Centomila perché.
Nel 1980 Io di più viene scelta come sigla di C'era una volta l'uomo, un cartone animato che va in onda nella stagione 1980-1981, co-prodotto da Italia, Belgio, Paesi Bassi e Francia; riallacciandosi al tema della trasmissione, il testo del brano ripercorre la storia dell'umanità. Nello stesso anno incide la sigla di un altro cartone animato, L'isola del tesoro, e Lancillotto 008, per l'omonima serie televisiva. Nel 1984 incide una reinterpretazione in italiano di Zuppa romana, brano della band tedesca Schrott nach 8, intitolandola Pasta e fagioli, ottenendo un nuovo discreto successo. Dopo un periodo di assenza dalla musica, torna ad incidere nel 1999: l'album Acqua alta, arrangiato dal maestro Alberto Baldan Bembo, racchiude alcuni inediti e nuove versioni dei suoi successi, come Gastu mai pensà e I chierichetti.
La popolarità di Lino Toffolo deve molto anche al piccolo schermo, dove ha cominciato ad apparire verso il finire degli anni sessanta in programmi di intrattenimento, presenziando, tra l'altro, a fianco di Alighiero Noschese in Canzonissima 1971. Nel 1978 partecipa al programma Noi... no!, con Sandra Mondaini e Raimondo Vianello.
È stato anche autore di alcune commedie, tra cui Gelati caldi, Fisimat e Lei chi è, nonché maestro di Carlo e Giorgio, affermato duo cabarettistico veneziano.
Gli ultimi anni: l'esordio alla regia e la morte
Nei primi mesi del 2006 Lino Toffolo ha presentato il suo film indipendente Nuvole di vetro, da lui scritto, diretto e interpretato, i cui dialoghi sono interamente in lingua veneta. Ha esordito così nella regia cinematografica con un'opera che ha riscosso i consensi di buona parte della critica.[3][4]
È stato collaboratore del quotidiano veneziano Il Gazzettino, per il quale pubblicava delle note di costume nella rubrica settimanale DomenicaLino, tramite la propria pagina Facebook.[5] Alcuni dei pezzi scritti per Il Gazzettino furono poi raccolti nel 1997 in un libro, A gratis - a maca, curiosamente edito in dialetto veneziano con traduzione italiana a fronte, mentre già l'anno precedente era stato pubblicato un suo romanzo, A remengo!.
La sera del 17 maggio 2016, dopo aver cenato in compagnia dei familiari[6], muore stroncato da un infarto nella sua casa di Murano all'età di 81 anni.[7] Alcuni giorni prima era stato ricoverato in ospedale a Venezia per i postumi di una caduta e poco tempo prima era stato operato al cuore.[6][8]
I funerali vengono celebrati la mattina del 20 maggio nella chiesa di San Pietro Martire a Murano. Presenti alle esequie i familiari, tanta gente comune, colleghi e amici, tra cui Renato Pozzetto, Ottavia Piccolo e Pino Donaggio. È sepolto nel cimitero di Murano.[9]
^Lino Toffolo, su Archivio attori veneti, Istituto Internazionale per la ricerca teatrale. URL consultato il 18 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 21 maggio 2016).