Lea MelandriLea Melandri, all'anagrafe Maddalena Melandri (Fusignano, 4 marzo 1941), è una giornalista, attivista e saggista italiana.[1] Dagli anni settanta è stata un'attivista del movimento delle donne italiano, scrivendo vari libri al riguardo. Ha diretto dal 1971 al 1978 la rivista L'erba voglio e dal 1987 al 1997 la rivista Lapis. Percorsi della riflessione femminile. Ha anche curato rubriche di vari giornali italiani, come Ragazza In, Noi donne, Extra Manifesto, L'Unità e Carnet. BiografiaNata a Fusignano in una famiglia contadina, dopo gli studi liceali vince una borsa di studio per la Scuola Normale Superiore di Pisa, che poi decide di abbandonare; nel 1967 dopo la laurea in Lettere all'Università di Bologna, si trasferisce a Milano. Ha preso parte attiva al movimento delle donne negli anni settanta e di questa ricerca sulla problematica dei sessi, che continua fino ad oggi, sono testimonianza le pubblicazioni: L'infamia originaria, edizioni L'erba voglio 1977 (Manifestolibri 1997); Come nasce il sogno d'amore, Rizzoli 1988 (ristampato da Bollati Boringhieri, 2002); Lo strabismo della memoria, La Tartaruga edizioni 1991; La mappa del cuore, Rubbettino 1992; Migliaia di foglietti, Moby Dick 1996; Una visceralità indicibile. La pratica dell'inconscio nel movimento delle donne degli anni Settanta, Fondazione Badaracco, Franco Angeli editore 2000; Le passioni del corpo. La vicenda dei sessi tra origine e storia, Bollati Boringhieri 2001; Preistorie. Di cronaca e d'altro', Filema 2004, cura e postfazione di: Manuela Fraire e Rossana Rossanda; La perdita, Bollati Boringhieri 2008; Amore e violenza. Il fattore molesto della civiltà, Bollati Boringhieri, 2011. Ha tenuto rubriche di posta su diversi giornali: Ragazza In, Noi donne, Extra Manifesto, L'Unità. Collaboratrice della rivista Carnet e di altre testate, ha diretto, dal 1987 al 1997, la rivista Lapis. Percorsi della riflessione femminile, di cui ha curato, insieme ad altre, l'antologia Lapis. Sezione aurea di una rivista, Manifestolibri, 1998. Attualmente tiene corsi presso l'Associazione per una Libera Università delle Donne di Milano, di cui dal 2011 è presidente e di cui è stata promotrice fin dal 1987.[2] Il 2 ottobre 2011 è stata eletta Presidente. OnorificenzeNel novembre 2012 il Comune di Milano, su proposta di Anita Sonego, le ha attribuito l'Ambrogino d'oro con la seguente motivazione: «tra le maggiori teoriche italiane del femminismo: ha contribuito a fare della nostra città uno dei centri internazionali del pensiero sulle donne, animando il dibattito con scritti, incontri, iniziative culturali, civili, politiche.» Opere
Note
Bibliografia
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