La scimmia nuda - Studio zoologico sull'animale uomo
La scimmia nuda - Studio zoologico sull'animale uomo (titolo originale: The Naked Ape) è un libro divulgativo pubblicato nel 1967 da Desmond Morris, tradotto per la prima volta in italiano nel 1968, che descrive la specie umana attraverso lo sguardo di un etologo, che a causa della guerra impara a guardare l'uomo anche come zoologo [1]. La tesi principale del libro è che la pelle sia l'organo che distingue di più gli esseri umani dagli altri primati. Negli esseri umani, la relativa assenza di peli è legata ad un bisogno di contatto fisico tra la madre e il suo bambino. Le peculiarità della sessualità umana sarebbe fortemente legata anche a questa mancanza di villosità. Sin dalle origini, la fase riproduttiva, e di conseguenza l'allevamento, hanno segnato in modo particolare la vita dello scimmione nudo [2]. La nostra specie per sopravvivere continua a farsi domande su domande, questo fenomeno viene chiamato neofilia: l'amore per il nuovo.[3] La gerarchia è il sistema fondamentale di vita dei primati, a capo del gruppo vi è un maschio dominante e al sopraggiungere della vecchiaia uno scimmione più giovane lo sfida in un combattimento per prendere il suo posto[4]. Il libro ha venduto oltre 10 milioni di copie ed è stato tradotto in 23 lingue,[5] tuttavia è stato anche oggetto di critiche a causa del suo scarso apporto metodologico[6] e delle sue ipotesi errate (come l'ipotesi della savana all'origine del bipedismo, o la teoria della scimmia assassina).[7] Per quanto riguarda l'alimentazione, quando l'uomo diventa carnivoro sviluppa abilità di caccia. Il cacciare la preda è un bisogno umano antichissimo, che l'uomo sfoga anche oggi con la "caccia sportiva"[8]. Per quanto riguarda il benessere, si tratta di pulizia sociale ovvero uno sviluppo di un sistema amichevole di aiuto reciproco, pulendosi e rispettandosi a vicenda.[9] Le tipologie di primati sono 197, una di queste però non ha peli , esclusa la testa, le ascelle e le parti intime: l'uomo [10] Note
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