La nostra vita (film)
«E la vita continua anche senza di noi.» La nostra vita è un film del 2010 diretto da Daniele Luchetti. Presentato al 63º Festival di Cannes come unico film italiano in concorso,[1] il film si è aggiudicato il premio per la miglior interpretazione maschile andato ad Elio Germano, che ha vinto ex aequo con Javier Bardem per il film Biutiful.[2] TramaClaudio è un operaio edile, che vive alla periferia di Roma con l'amata moglie Elena e i loro due figli. Con lei ha costruito un solido rapporto fatto di complicità, con cui affrontano le piccole e grandi quotidianità, cercando di arrivare alla fine del mese e di dare un futuro dignitoso ai figli. Claudio nei cantieri ha il compito di controllare il lavoro dei muratori, che per la maggior parte sono clandestini e lavorano in nero. Un giorno casualmente scopre il corpo senza vita di un romeno caduto accidentalmente nella tromba dell'ascensore lasciata senza protezione. Claudio non denuncia l'incidente per non bloccare i lavori e il corpo del romeno viene sepolto nel cemento. In seguito, la moglie muore per complicazioni post-parto, dopo aver dato alla luce il terzo figlio. Rimasto solo con i figli, Claudio riesce ad affrontare un così grande dolore, ma per una sorta di risarcimento per quello che la vita gli ha strappato, vuole dare ai figli amore e attenzioni fatte di beni materiali. Per guadagnare velocemente più denaro riesce a ottenere un subappalto per la costruzione di una palazzina ricattando l'imprenditore che non ha denunciato la morte del romeno ma si ritroverà in una situazione più grande di lui, invischiato in affari poco leciti, con al centro lo sfruttamento degli operai extracomunitari. Nonostante l'aiuto dell'amico spacciatore Ari, Claudio rischia il fallimento che riuscirà a evitare con il sostegno delle persone che gli vogliono bene, come la sorella Liliana e il fratello Piero. Grazie ai valori della famiglia, Claudio potrà ricominciare da capo. Vittima e assieme colpevole della società in cui vive, forse ha capito che «non tutto s'aggiusta con il denaro», come gli dice il figlio dell'operaio morto. RecensioniÈ un film duro, durissimo, questo di Luchetti. Sembrano passati secoli da La scuola, agrodolce affresco dagli appunti autobiografici di Domenico Starnone, uscito nel 1995. Dopo il breve idillio iniziale, arriva la brusca virata verso un cinema che ha il sapore del primo Ken Loach (Riff Raff - Meglio perderli che trovarli e i suoi muratori arrabbiati, per intenderci), o addirittura ascendenze verghiane nella smania del protagonista per la "roba" dei nostri tempi, i soldi, e nella condanna allo smacco del suo tentativo di fare il salto, di "progredire" avrebbe detto il catanese. Eppure c'è anche un'idea tutta nuova del regista e degli sceneggiatori (lo stesso Luchetti e l'inossidabile coppia di tanti successi Rulli-Petraglia), cioè quella del rimedio, del riparare alla perdita dell'affetto più grande, irreparabile, con l'unica panacea che i nostri tempi ammanniscano per ogni forma di dolore e carenza, vuoto e necessità, cioè il denaro. E gli oggetti che con esso è possibile possedere. Assunto piuttosto semplicistico e un po' trito, ma che nella sceneggiatura e, soprattutto, nell'interpretazione di Germano risulta decisamente convincente. Ci si potrebbe interrogare sul lieto fine, ammesso che sia davvero tale. In realtà si tratta di una ripartenza. Forse Claudio metabolizza in maniera un po' troppo didascalica il messaggio, a maggior ragione visto che ad aiutarlo a capire è Andrej, il figlio del muratore morto sul lavoro. In ogni caso le ultime sequenze con i figli, sul balcone e nel lettone, sono emotivamente, e quindi anche cinematograficamente, efficacissime.[3]
ProduzioneIl film è stato girato principalmente a Ostia, a Porta di Roma ed a Ponte di Nona. DistribuzioneIl film è stato presentato in anteprima al Festival di Cannes il 14 maggio 2010 e distribuito nelle sale cinematografiche il successivo 21 maggio. Riconoscimenti
Note
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