Katsuwonus pelamis
Il tonnetto striato[2] (Katsuwonus pelamis, Linnaeus, 1758), a cui spesso ci si riferisce con il vecchio nome Euthynnus pelamis, è un pesce di mare appartenente alla famiglia Scombridae. È l'unica specie nota del genere Katsuwonus Kishinouye, 1915. DescrizioneSimile al tonnetto alletterato da cui si distingue per la sagoma più panciuta ("da tonno") e per la colorazione. La livrea è del tutto diversa: blu acciaio sul dorso e bianco madreperlaceo sul ventre, percorso da 4-7 caratteristiche linee scure orizzontali che lo rendono inconfondibile. Può raggiungere, raramente, 1 m di lunghezza per un peso di circa 20 kg. BiologiaAlimentazioneSi nutre di piccoli pesci pelagici, soprattutto di clupeidi. RiproduzioneSi riproduce in estate. Distribuzione e habitatÈ una specie cosmopolita presente in tutti i mari temperati e caldi; nel mar Mediterraneo è complessivamente rara, e così anche nei mari italiani. È pelagico e raramente si avvicina alle coste. Vive in banchi fittissimi, talvolta composti da migliaia di individui. PescaSi tratta di una specie molto importante per la pesca commerciale. Viene catturato dai pescatori sportivi con la tecnica della traina utilizzando esche artificiali[3]. Le sue carni sono considerate di qualità leggermente inferiore a quelle del tonnetto alletterato[4] GastronomiaIl tonnetto striato è conosciuto nella cucina giapponese come katsuo. Viene di solito affumicato, essiccato e tagliato in finissime scagliette per fare il katsuobushi, il principale ingrediente del dashi (brodo di pesce). Le scagliette vengono usate anche come guarnitura/condimento finale per diverse pietanze, tra le quali i takoyaki e l'okonomiyaki. Il pesce tagliato in pezzi viene marinato per fare il katsuo no shiokara. Un piatto tipico della cucina di Kōchi, nell'isola giapponese di Shikoku, è il Katsuo no Tataki, in cui il tonnetto viene scottato leggermente alla griglia, tagliato a fette, servito con cipolline, aglio e zenzero e condito con sale o salsa di soia, aceto e succo di limone.[5] Viene inoltre consumato crudo come sashimi e nel sushi. Nella cucina indonesiana è chiamato cakalang; il piatto più popolare in cui viene impiegato è il cakalang fufu, tipico dei minahasa di Sulawesi.[6] Si utilizza anche nella cucina delle Maldive.[7] Sull'isola di Madera in Portogallo si chiama gaiado e viene mangiato fresco (bollito) o, più tradizionalmente, seccato al sole con sale e poi bollito e condito con escabeche (misto di olio extravergine di oliva, aceto, cipolla, aglio, prezzemolo). È tipico della zona di Machico e Caniçal.[8] Da qualche tempo è utilizzato anche per il confezionamento in scatola sott'olio[9]. Galleria d'immaginiNote
Bibliografia
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