Nato a Catania nel 1719 da Vincenzo e da Anna Maria Scammacca, Ignazio Paternò Castello fu tra i fautori della riscoperta dell'anfiteatro, del teatro, della vecchia curia e di alcune terme nella sua città. A ventidue anni sposò Anna Morso.
Il principe divenne famoso anche per alcuni interventi nella sua Catania e nelle vicinanze, poiché fece realizzare nel 1765 un ponte-acquedotto sul Simeto nel suo feudo di Ragona, cosa che gli valse la menzione nell'opera di Francesco MiliziaMemorie degli architetti antichi e moderni, pubblicato a Parma nel 1781[3], nonostante questa infrastruttura crollerà proprio nell'anno dell'uscita di questa sua opera a causa di una tempesta; poi allestì un grande orto botanicoextra moenia, chiamato "il Labirinto", che avrebbe costituito successivamente il primo nucleo dell'attuale Giardino "Vincenzo Bellini"; infine, egli fece ricavare un lago artificiale nella lava della spiaggia in una zona periferica a sud del centro cittadino, creando così la "Villa Scabrosa", situata nella via omonima che oggi si trova appunto nel quartiere Tondicello della Plaia - Faro Bìscari, e che consisteva proprio in un ritrovo appartato per gli aristocratici del tempo.
La fama del Paternò Castello era molto vasta, e numerose accademie italiane ed estere procedevano a nominarlo loro socio: nel 1757 l'Accademia del Buon Gusto e quella degli Ereini di Palermo, nel 1762 la Società degli Antiquari di Londra, nel 1772 l'Accademia dei Trasformati di Noto, nel 1773 la Società dei Palladi di Catania, nel 1775 l'Accademia dei Botanofili di Cortona, nel 1776 l'Accademia dei Georgofili e l'Accademia della Crusca di Firenze e quella Peloritana dei Pericolanti di Messina[5], nel 1777 l'Accademia degli Ereini-Hymerei di Caltanissetta, nel 1778 l'Académie Royale des Sciences, Belles-letters et Arts di Bordeaux, nella quale prese il posto del defunto Voltaire, sempre nel 1778 la Reale Accademia di Scienze e Belle Lettere di Napoli[6], nel 1783 l'Accademia degli Speculatori di Lecce, e nel 1784 la Nuova Reale Accademia di Firenze.
Massone, fu Maestro venerabile della loggia dell'Ardore, di Rito scozzese rettificato, e membro del "Capitolo Prefettuale Partenopeo dei Cavalieri Benefici della Città Santa"[7], col nome d'ordine di a Fortitudine[8]. Morì nel 1786 nella sua Catania, ma le sue grandi spese rovinarono il patrimonio che aveva accumulato in vita.
^abcIgnazio Paternò Castello, in Treccani.it – Enciclopedie on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
^Lettera ai nipoti, in paternocastello.it. URL consultato il 30-03-2011.
^ Giuseppe Guzzetta, Per la gloria di Catania: Ignazio Paternò Castello Principe di Biscari, in «Agorà», n. 6, 2001.
^ Giuseppe Pagnano, Le Antichità del Regno di Sicilia, 1779: I plani di Biscari e Torremuzza per la Regia Custodia., Assessorato dei Beni Culturali Ambientali e della Pubblica Istruzione, 2001.
^Accademia Peloritana dei Pericolanti, su ww2.unime.it, Università di Messina. URL consultato il 30-03-2011 (archiviato dall'url originale il 2 settembre 2011).
^ Gian Paolo Ferraioli, Un ministro massone tra pace e guerra: Antonino Paternò Castello marchese di San Giuliano, in Aldo A. Mola (a cura di), La Massoneria nella Grande Guerra, Roma, Bastogi, 2016, p. 185.
^Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia, i Liberi Muratori italiani dalle origini alla Rivoluzione francese, Milano, Ed. Ghibli, 2013, p. 292-293, n. 14, (14).
^Fu Patrizio di Catania (1623-24, 1627-28, 1631-1632).
^Andrea Minutolo, Memorie del Gran Priorato di Messina, Messina, 1699, p.256
^Filadelfo Mugnos, Teatro genologico delle famiglie illustri ... de' Regni di Sicilia, Parte terza, 1670, p. 86.(on-line)
^Cfr. Albero genealogico di Fra Don Lorenzo Paternò di Catania 1656, in Fra Don Andrea Minutolo, Memorie del Gran Priorato di Messina, Messina, 1699, p.256 (on-line).
^ Figlia di Arcaloro Perna (o Perno), viene denominato come Arcaloro Li Perni, due volte regio secreto di Catania nel 1564 e 1580, due volte capitano di Giustizia di Catania (1575-76, 1581-82), erede del feudo di Fiumefreddo nel 1582. Fonti: F. Emanuele e Gaetani (Villabianca),Cronologia senatoria del Regno: Catania, in Della Sicilia Nobile, Parte Terza, 1759; citato in: N°2832 / "Perna Arcaloro compratore col patto di riscatto dai coniugi Laura e Giovanni Cottone, costui erede e successore del fratello Giovan Pietro morto senza figli" (1582), in: (PDF) Simona Fazio (a cura di) (2020), Soprintendenza Archivistica della Sicilia - Archivio di Stato di Palermo, Protonotaro del Regno di Sicilia, Repertorio dei processi di investiture feudali: dal 1452 al 1812 n. 122 (Provvisorio).
^abcde Dario Barbera, I Gesuiti e l'invenzione della Naumachia taorminese, in «Quaderni di Archeologia», Università degli studi di Messina, Fabrizio Serra Editore, n. 4, 2014, p. 67.
^Cfr. Duca D. Francesco Paternó Castello di Cárcaci <1893-1982>, Corpus Historiae Genealogicae Siciliae: «Paternò», in Rivista del Collegio Araldico, (già Rivista Araldica), Roma, Presso R. Collegio Araldico, vol. 32, 1934, pp.247-253.
^Il feudo della Cavallera è sito nell'antica Centorbi, oggi Centuripe (Enna).
Bibliografia
Nico Perrone, La Loggia della Philantropia. Un religioso danese a Napoli prima della rivoluzione. Con la corrispondenza massonica e altri documenti, Palermo, Sellerio, 2006.