I' te vurria vasà
I' te vurria vasà è una canzone in napoletano pubblicata nel 1900, conosciuta a livello mondiale, e considerata una delle pietre miliari della canzone napoletana. StoriaLa canzone ha origine dall'amore infelice dell'autore Vincenzo Russo, un modesto calzolaio, per Enrichetta Marchese. L'unione tra lo spiantato poeta e la ragazza, figlia di un gioielliere, era fortemente osteggiata dalla famiglia di lei, nonostante l'amore di Russo fosse corrisposto. I versi, composti sul finire del 1899 da Russo, furono musicati tra il 1º e il 2 gennaio 1900 da Eduardo di Capua, famoso autore di 'O sole mio, nonché amico e sodale di Russo con Alfredo Mazzucchi.[1] Secondo quanto riporta la tradizione, il foglio con i versi fu consegnato da Russo a Di Capua la sera del 1º gennaio 1900 alla fine di una rappresentazione teatrale al Salone Margherita, dove si esibiva Armando Gill. Presentata al concorso "La tavola rotonda", I' te vurria vasà non ebbe immediato successo, arrivando solo seconda ex aequo. Negli anni successivi, tuttavia, il brano ebbe grandissima diffusione, e fu interpretata da numerosi artisti napoletani, italiani e internazionali, tra cui Mario Abbate, Sergio Bruni, Massimo Ranieri, Peppino di Capri, Gigi Finizio, Giacomo Rondinella, Lina Sastri, Roberto Murolo, Nino Nipote, Anna Calemme, Consiglia Licciardi, Renzo Arbore, Marco Zibardi, Giorgia, Claudio Villa, Mina, Mango, Neil Sedaka. Come molte canzoni napoletane, travalicato il limite della musica leggera e popolare, I' te vurria vasà è stata inoltre inserita nel repertorio di noti esponenti della musica classica quali Enrico Caruso, Tito Schipa, Giuseppe Di Stefano, Franco Corelli, José Carreras, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli e Mango. TestoIl testo della canzone, di grande delicatezza, descrive un momento di intimità tra due amanti. La scena è quella di un giardino profumato di malvarosa, poco prima dell'alba, attraversato da un refolo di vento. Il poeta veglia la propria donna addormentata, combattuto tra il desiderio di svegliarla con un bacio e la mancanza del coraggio necessario a rompere quel momento d'incanto. Con nessun'altra compagnia se non i propri pensieri, il poeta viene colto da momenti di gelosia e di dubbio su chi sia al centro dei sogni dell'amata; subito sopraffatti dall'amore e dal desiderio di baciarla e di trovare anch'egli pace nel sonno. (NAP)
«Ah! Che bell'aria fresca...
Tu duorme oje Rosa mia...
Sento stu core tujo
(IT)
«Ah! Che bell'aria fresca...
Tu dormi oh Rosa mia
Sento questo tuo cuore
Note
Bibliografia
Collegamenti esterni
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