Il nome generico (Hordeum) è il nome in latino dell'orzo.[3] L'epiteto specifico (murinum) deriva dal latino"murus" (= muro) ed indica una pianta che cresce sui muri,[4] o ancor meglio dal sostantivo "mus-muris" che significa topo, da cui il nome "orzo dei topi".
Queste piante arrivano ad una altezza di 15 – 50 cm. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[6][7][8][9][10][1][11][12]
La parte aerea consiste in un robusto culmo. I fusti sono numerosi, eretti o ginocchiati; sono ramificati alla base; la superficie è liscia e glabra.
Foglie
Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglie, le papille.
Guaina: la guaina è abbracciante il fusto; sono presenti dei padiglioni auricolari; la guaina è glabra.
Ligula: la ligula, in genere con apice troncato e membranosa, è breve (1 mm).
Lamina: la lamina, piana e larga 3 – 5 mm, è mollemente pubescente. Lunghezza della lamina: 20 cm.
Infiorescenza
Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, di tipo racemoso terminale (un racemo per infiorescenza), hanno la forma di una spiga lanceolata, fortemente compressa, formata da diverse spighette. Le spighette sono strettamente embricate, disposte su tre serie. La spighette centrali sono fertili e sessili, le laterali sono sterili e pedicellate (pedicello di 2 mm). La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli (o a due ranghi[13]), anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. La rachide, fragile, è scarsamente ciliata ai margini.Il colore può essere verde o sfumato di viola. Lunghezza della spiga: 4 – 10 cm.
Spighetta
Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, compresse lateralmente con forme da ellittiche a oblunghe, sottese da due bratteedistiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da un fiore. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla sotto ogni fiore fertile; oppure può cadere l'intera spighetta.
Glume: le glume, persistenti, sono subuguali con forme lanceolate e aristiforme; nelle spighette laterali la gluma interna è cigliata su un lato, mentre sull'altro è scabra. Lunghezza: 25 – 35 mm.
Palea: la palea è un profillo lanceolato con alcune venature e margini cigliati.
Lemma: il lemma ha una forma lanceolata mutica, ottusa o biloba con resta. Dimensione dei lemmi: larghezza 1,5 mm; lunghezza: 6 – 7 mm. Lunghezza con resta: 25 – 30 mm
Il perianzio è ridotto e formato da due lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate.
I frutti sono dei cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti avvolti dalle glume, con forme da ovate a oblunghe, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è provvisto di epiblasto; ha inoltre un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono. L'endosperma è farinoso.
Il periodo di fruttificazione va da giugno a novembre.
Biologia
Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo.
La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). In particolare i frutti di queste erbe possono sopravvivere al passaggio attraverso le budella dei mammiferi e possono essere trovati a germogliare nello sterco.[14]
Tassonomia
La famiglia delle Poacee comprende circa 800 generi e oltre 9.000 specie[9][15]. È una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni. La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, il genere Hordeum fa parte della sottofamiglia Pooideae, tribù Hordeeae.[6][7]
Filogenesi
Il genere Hordeum fa parte della tribù Hordeeae (supertribù Triticodae T.D. Macfarl. & L. Watson, 1982). La supertribù Triticodae comprende tre tribù: Littledaleeae, Bromeae e Hordeeae. All'interno della supertribù, la tribù Hordeeae forma un "gruppo fratello" con la tribù Bromeae.[16]
Il genere comprende solamente piante poliploidi con i genomi designati "H, I, X, e Y". Inoltre questo genere è stato soggetto ad una "evoluzione reticolata"[17] per fenomeni di ibridazione, o per il trasferimento orizzontale di geni ma anche per l’endosimbiosi.[6]
Nome scientifico: Hordeum murinum L. subsp. murinum.
Nome comune: orzo selvatico.
Descrizione: è la stirpe più comune; si distingue soprattutto per l'asimmetria delle glume (sono cigliate solamente da un lato) e per la larghezza dei lemmi (i lemmi delle spighette centrali e laterali hanno la medesima larghezza).
Habitat: gli habitat tipici sono gli incolti, i terreni abbandonati, lungo le vie e presso i muri. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.[19]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1,600 m s.l.m.). Nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte quello subalpino (oltre a quello planiziale).
Fitosociologia.
Areale alpino: dal punto di vista fitosociologico alpino questa sottospecie appartiene alla seguente comunità vegetale:[19]
Formazione: delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe: Stellarietea mediae
Ordine: Sisymbrietalia
Alleanza: Sisymbrion
Per l'areale completo italiano Hordeum murinum appartiene alla seguente comunità vegetale:[21]
Macrotipologia: vegetazione delle praterie
Classe: Molinio-Arrhenatheretea Tüxen, 1937
Ordine: Plantaginetalia majoris Tüxen ex Von Rochow, 1951
Alleanza: Trifolio fragiferi-Cynodontion dactylonis Br.-Bl. & O. Bolos, 1958
Descrizione. L'alleanza Trifolio fragiferi-Cynodontion dactylonis è relativa alle comunità soggette a pascolo e a calpestio, che crescono su suoli compatti, umidi e ricchi di nutrienti (azoto e fosforo). I piani bioclimatici di riferimento variano da termo- a supramediterraneo e la distribuzione è relativa al Mediterraneo occidentale.[22]
Nome scientifico: Hordeum murinum L. subsp. leporinum (Link) Arcang., 1882
Nome comune: orzo mediterraneo; orzo leporino.
Descrizione: queste piante arrivano ad una altezza di 3 - 6 dm; le glume sono cigliate su entrambi i lati; il lemma delle spighette laterali è più largo del lemma delle spighette centrali; dimensione dei lemmi delle spighette laterali: 2 x 15 mm; dimensione dei lemmi delle spighette centrali: 1,5 x 10 mm; con le reste i lemmi sono lunghi circa 40 mm.
Distribuzione: in Italia è un sottospecie comune e si trova in tutto il territorio. Nelle Alpi è presente in modo discontinuo (centro e oriente). Fuori dall'Italia, sempre nelle Alpi, questa specie si trova in Francia (dipartimenti di Drôme, Isère e Alta Savoia), in Svizzera (cantoni Vallese, Ticino e Grigioni) e in Slovenia. In Europa è presente nella zona al centro e sud; si trova anche in Transcaucasia, Anatolia, Asia occidentale e Africa del nord.
Habitat: gli habitat tipici sono gli incolti e i terreni abbandonati. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere secco.[19]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1,600 m s.l.m.). Nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte quello subalpino (oltre a quello planiziale).
Fitosociologia.
Areale alpino: dal punto di vista fitosociologico alpino questa sottospecie appartiene alla seguente comunità vegetale:[19]
Ordine: Sisymbrietalia officinalis <smal> J. Tüxen ex W. Matuszkiewicz, 1962
Alleanza: Hordeion leporini Br.-Bl. in Br.-Bl., Gajewski, Wraber & Walas, 1936 Corr. O. Bolos, 1962
Descrizione: l'alleanza Hordeion leporini raggruppa comunità nitrofile primaverili di tipo ruderale (bordi delle strade, viottoli di campagna e discariche di materiali). La distribuzione di questo gruppo è prevalentemente nella fascia costiera e collinare nei territori a clima mediterraneo arido. Fuori dall'Italia si trova in Spagna, Dalmazia, Grecia e grandi isole centro-mediterranee. Questa alleanza è molto ricca da un punto di vista floristico.[23]
^abProdromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 56.5.2 ALL. TRIFOLIO FRAGIFERI-CYNODONTION DACTYLONIS BR.-BL. & O. BOLÒS 1958. URL consultato l'8 giugno 2020.
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 39B.3.2 ALL. HORDEION LEPORINI BR.-BL. IN BR.-BL., GAJEWSKI, WRABER & WALAS 1936 CORR. O. BOLÒS 1962. URL consultato l'8 giugno 2020.
Bibliografia
Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
G. Pasqua, G. Abbate e C. Forni, Botanica Generale - Diversità vegetale, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2015, ISBN978-88-299-2718-0.
Grass Phylogeny Working Group, Phylogeny and Classification of Poaceae (PDF), in Annals of the Missouri Botanical Garden, vol. 88, n. 3, 2001, pp. 373-457. URL consultato l'8 giugno 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).