I grani antichi siciliani o varietà locali di grani siciliani sono una serie di 52 varietà di grani duri e non, che si afferma siano autoctoni della Sicilia,[1][2][3] delle 291 presenti in Italia nel 1927.[4][5]
Il 31 marzo 2018 nella Gazzetta ufficiale con Decreto ministeriale sono state pubblicate le 16 varietà da conservazione di specie agrarie di grani al relativo registro nazionale; indicandone «la zona di origine, la zona di produzione delle sementi, la superficie destinata alla coltivazione e, considerato l’investimento unitario tipico della zona di coltivazione, e i limiti quantitativi per produzione annuale delle sementi per ciascun responsabile del mantenimento in purezza».[6]
L'Italia ha un ruolo significativo nella produzione di grano duro in Europa, soprattutto grazie all'importanza economica dell'industria della pasta, che ha stimolato l'intenso lavoro di miglioramento genetico sin dall'inizio del XX secolo.[7]
In particolare, la Sicilia, dove la semola di grano duro è utilizzata anche per la produzione di pane, è la seconda regione italiana per produzione di questo cereale, con quasi 264.000 ettari coltivati e oltre 682.000 tonnellate di grano prodotte, secondo i dati ISTAT del 2022.[8]
Storia
«La presenza di grano nel bacino del Mediterraneo risale al 7000 a.C.; dopo, grano si diffuse in Nord Africa (Tunisia, Marocco e Algeria) e nell'Italia meridionale, compresa la Sicilia, dove fu diffusa in tutta l'isola. Qui, a partire dal III millennio a.C., il granoha trovato le migliori condizioni ambientali per adattarsi ed evolversi. Il processo di selezione sia naturale che umana, nonché l'insediamento di diverse popolazioni in Sicilia, hanno portato all'introduzione e/o alla selezione di un gran numero di varietà locali grano. Pertanto, la diversità genetica di triticum cumulate nel corso dei secoli e raggiunte il massimo all'inizio del secolo precedente quando gli allevatori iniziarono la distribuzione di nuove varietà migliorate.
Questa vasta gamma di variabilità genetica disponibile in Sicilia è stata descritta in dettaglio da Ugo De Cillis, sebbene le descrizioni di alcune varietà antiche possano essere già trovate nelle pubblicazioni del 17 ° secolo.»
(Fiore, M.C., et al., Elucidating the Genetic Relationships on the Original Old Sicilian Triticum Spp. Collection by SNP Genotyping. Int. J. Mol. Sci. 2022, 23, 13378.[9])
Anticamente la Sicilia ebbe ruolo di “granaio di Roma”, che fu prerogativa dell’isola dopo la conquista romana, fino a quando questo fu assunto dall’Egitto, con la sua conquista nel 31 a.C.[10]. Celebre è il detto di Catone il Censore (234-149 a.C.), secondo cui la Sicilia era «il granaio della repubblica, la nutrice al cui seno il popolo romano si è nutrito»[11].
Il termine antico è usato impropriamente, avendo più una connotazione commerciale che non reale;[12] le varietà cosiddette antiche, infatti, sono semplicemente grani che erano diffusi in un tempo non necessariamente remoto, e che oggi non lo sono più.[12]
Nei primi studi ad opera di Prestianni (1926) riuscì ad elencare 52 varietà, ma successivamente Emanuele de Cillis (1942) riconobbe 45 varietà, quindi già nel 1942 alcune varietà si erano perse per sempre.[13]
Nel 1973 sono state descritte da Perrino le caratteristiche morfologiche di 32 cultivar principali suddivise in 17 varienti botaniche presenti sul territorio siciliano, registrando 36 caratteri morfologici della spiga.[13]
I grani antichi siciliani sono per la gran parte scomparsi perché poco adatti a una coltivazione intensiva con processi meccanizzati e con largo impiego di fertilizzanti. Inoltre, hanno rese per ettaro più basse rispetto alle più diffuse coltivazioni di frumento odierne.[5]
Oltre a questo, ha contribuito a frenare l'uso di semi di varietà autoctone l'adozione da parte di 50 paesi europei dell'UPOV 91 (International union for the protection of new variety of plant)[14][15] e successivamente del TIPS (Trade-related aspects of intellectual property rights) dell'OMC (Organizzazione mondiale per il Commercio, altrimenti nota come WTO). Infatti, questo accordo internazionale, salvaguardando la proprietà intellettuale delle società semenziere, richiede una serie di analisi e documentazioni per permettere la vendita e lo scambio di varietà autoctone, per dimostrarne la genuina origine.[5][16]
Va però sottolineato come l'agricoltura contadina tenda a resistere a queste imposizioni e resista la tradizione di riutilizzare come semente - quando le specie lo permettono - una parte dei grani prodotti, preservando così la capacità individuale di selezionare con il tempo il seme più adatto alle proprie condizioni produttive senza dipendere da una fonte esterna.[5]
In Sicilia, che vantava 52 varietà di grano coltivate, nel 2009, il 50% della produzione di circa 10 milioni di quintali è stata ottenuta da una sola varietà.[5]
Una classificazione secondo le aree orografiche è questa:[21]
Varietà per aree orografiche
Montagna
Alta Collina
Collina
Pianura Centro e Nord insulare
Pianura Sud Insulare
Ciciredda
Paola
Bufala Rossa Lunga
Bufala Nera Corta
Bufala Nera Lunga
Bufala Bianca
Francesone
Sammartinara
Margherito
Farro Lungo
Priziusa
Bivona
Maiorca
Cuccitta
Francesa
Regina
Biancuccia
Chiattulidda
Trentino
Timilia
Giustalisa
Martinella
Semenzella
Castiglione
Gioia
Lina
Vallelunga
Romano
Maiorcone
Gigante
Margherito
Girgentana
Inglesa
Scavuzza
Cotrone
Scorsonera
Tripolino
Urria
Ruscia
Pavone
Manto di Maria
Tunisina
Aree geografiche e varietà
Mod. da: Guarnaccia et al., Aree di coltivazione dei grani antichi in Sicilia. 2015[22][23] Guarnaccia ha incrociato i dati delle varietà censite in 3 antiche pubblicazioni dei grani antichi siciliani più un aggiornamento del 2022.[23]
References:
(1) - A. Vivona, 1934. La distribuzione geografica dei frumenti coltivati in Sicilia e loro reciproca posizione nella lotta per la conquista delle superfici. Italia Agricola.
(2) - De Cillis U., 1942. I Frumenti Siciliani. Stazjonc Spcrimcntale di Granicoltura per la Sicilia. Catania. Pubblicazione n. 9. 'l ipografia Zuccarello & Izzi: Catania, Italy, 1942; ISBN 88-7751-229-6.
(3) - Pietro Perrino, Sicilian wheat varieties, in Die Kulturpflanze, 1º gennaio 1983. URL consultato il 22 aprile 2024.
(4) - Maria Carola Fiore, Sebastiano Blangiforti, Giovanni Preiti, Alfio Spina, Sara Bosi, Ilaria Marotti, Antonio Mauceri, Guglielmo Puccio, Francesco Sunseri e Francesco Mercati, Elucidating the Genetic Relationships on the Original Old Sicilian Triticum Spp. Collection by SNP Genotyping, in International Journal of Molecular Sciences, vol. 23, n. 21, 2 novembre 2022, p. 13378, DOI:10.3390/ijms232113378, ISSN 1422-0067 (WC · ACNP), PMC9694989, PMID36362168.
«Gli agricoltori hanno gestito queste varietà locali separatamente, mantenendo alcune caratteristiche distintive (ad esempio, polifenoli ossidasi, carotenoidi, TKW).
... l'ampia diversità genetica che caratterizza le varietà locali siciliane e ... la diversità genetica intra-popolazione dovrebbe essere presa in considerazione quando le "varietà da conservazione" devono essere registrate nei Registri nazionali delle colture.»
(Taranto, F.et al., Intra- and Inter-Population Genetic Diversity of “Russello” and “Timilia” Landraces from Sicily: A Proxy towards the Identification of Favorable Alleles in Durum Wheat.[9])
In un importante studio del 2022 fatto da ricercatori del Council for Agricultural Research and Economics (CREA), dalla Stazione Consorzio Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia, Santo Pietro, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) d'Italia, Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR), dal UNIRC e dall'UNIBO si gettano le basi per una determinazione molecolare e genetica del vecchio germoplasma siciliano del grano.[29]
In una precedente ricerca del 2010 condotta da ricercatori della Stazione Consorziale Sperimentale di Granicoltura per la Sicilia, di Caltagirone in provincia di Catania si suggeriscono alcune differenze tra alcune varietà di grani duri antichi siciliani e moderne varietà di grani duri.[30]
Nella ricerca i grani appartenevano a 4 antiche varietà di grano duro siciliano confrontate con 13 nuove varietà di grano duro siciliano.
I grani delle 4 vecchie varietà di grano siciliano studiate erano: (Cappelli, Margherito, Russello, Timilia).
I grani delle 13 nuove varietà di grano siciliano studiate erano: (Arcangelo, Catervo, Ciccio, Duilio, Iride, K26, Lesina, Mongibello, Pietrafitta, Rusticano, Sant'Agata, Simeto, Tresor).
Le differenze rilevate nella ricerca sono state:
Le moderne varietà hanno mostrato un più alto peso (conta di 1000 semi), con una maggiore vitreosità oltre a produrre più semola.
Le moderne varietà hanno una quantità di glutine sostanzialmente pari alle antiche varietà, con una composizione proteica leggermente maggiore rispetto ai grani duri antichi. Solo la semola di grani antichi mostrava un indice di glutine più basso con quindi anche proprietà visco-elastico diverse dalle farine dell'altro gruppo.
Le vecchie varietà mostrano un indice alveografico W più basso (85 vs. 181 10E−4J), mentre gli altri parametri visco-elastici (P, L e G) non differiscono tra i due gruppi. In particolare il rapporto P/L non mostra differenze tra i due gruppi coerentemente con il fatto che sono entrambi grani duri. Gli impasti ottenuti con le vecchie varietà sono più morbidi e meno duri e resistenti rispetto alle moderne varietà.
Le vecchie varietà ad un'analisi sensoriale fatta con un metodo standard per produrre pane mostra come i grani antichi abbiano una crosta più spessa con una mollica meno alveolata, con briciole più piccole e maggiore umidità.
In biologia e in ecologia la resilienza esprime la capacità di un sistema di ritornare a uno stato di equilibrio in seguito ad un evento perturbante; in altri termini è la capacità di un vivente di autoripararsi dopo uno stress ambientale e la capacità di riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante situazioni ambientali difficili.
IGP e DOP
In Sicilia da qualche tempo sta nascendo una sensibilità ed un interesse economico per le protezioni di origine di prodotti cerealicoli come per, l'unico prodotto DOP (Denominazione di Origine Protetta) ottenuto da farina di grano duro, il pane denominato: Pane di Dittaino o Pagnotta del Dittaino. Per la sua produzione sono diversi i grani che possono essere usati, questi sono elencati secondo il disciplinare di produzione:
«La materia prima utilizzata nella produzione della “Pagnotta del Dittaino” è la semola rimacinata di grano duro proveniente dalla molitura del grano duro, prodotto nell’areale di coltivazione di cui all’art. 3, appartenente alle varietà Simeto, Duilio, Arcangelo, Mongibello, Ciccio, Colosseo, presenti per almeno il 70% sul totale dello sfarinato utilizzato. Il rimanente 30% deve essere comunque rappresentato da grano duro appartenente alle varietà Amedeo, Appulo, Bronte, Cannizzo, Cappelli, Creso, Iride, Latino, Norba, Pietrafitta, Quadrato, Radioso, Rusticano, Sant’Agata, Tresor, Vendetta, prodotti nell’areale di produzione. Non è consentito miscelare il grano con altri grani provenienti da altri territori siciliani non inclusi nell’areale, da altre regioni italiane ovvero da altre nazioni.»
(Pagnotta del Dittaino Dop: Riconoscimento CE: Reg. CE n. 516 del 17.06.09 (GUCE L. 155 del 18.06.09)[31])
^ille M. Cato Sapiens cellam penariam rei publicae nostrae, nutricem plebis Romanae Siciliam nominabat, come riporta Cicerone nelle Verrine, II, 2, 5 (cfr. Giuseppe Carlucci, I Prolegomena di André Schott alla Biblioteca di Fozio, Edizioni Dedalo, 2012, p. 171, nota 182)
^ Nello Blangiforti, Il pane nella tradizione siciliana, su operaincerta.it. URL consultato il 28 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2015).
^Paolo Guarnaccia, Sebastiano Blangiforti, Alfio Spina, Paolo Caruso, Carlo Amato, E. Mattiolo, Umberto Anastasi – 2015 “Old sicilian wheat landraces al a tool to optimize organic ald loe-imput farming systems” 10º Convegno AISTEC Grains for feeding the world. Jointly organized with ICC on the occasion of the world Expo Milano, 1-3 july 2015.
^(EN) G. Gallo, M. Lo Bianco, R. Bognanni, G. Saimbene, A. Orlando, O. Grillo, R. Saccone and G. Venora, Durum Wheat Bread: Old Sicilian Varieties and Improved Ones - ResearchGate (PDF), su researchgate.net, Journal of Agricultural Science and Technology, ISSN 1939-1250, USA, Aug. 2010, Volume 4, No.4 (Serial No.29).
Gianfranco Venora e Sebastiano Blangiforti, I grani antichi siciliani. Manuale tecnico per il riconoscimento delle varietà locali dei frumenti siciliani, 2017, ISBN978-88-940976-6-5.
Palumbo M., Cambrea M., Licciardello S., Pandolfo A., Pesce A., Platania A., Roccasalva D., Russo M., Sciacca F., Spina A., Virzì N., Collezione di frumento duro in ambiente mediterraneo: germoplasma siciliano e internazionale (PDF), in Conservazione biodiversità, gestione banche dati e miglioramento genetico, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2013, p. 497-512, ISBN978-88-6812-098-6. URL consultato il 24 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2015).
International Association for Cereal Science and Technology, Roland E. Poms: ICC Multilingual Dictionary of Cereal Science and Technology. 7 Language Edition Chiriotti, 2006, ISBN 88-85022-85-5
Guido Bissanti: Sviluppo Rurale e Rinascimento Politico - Nuova Ipsa - Palermo 1999, ISBN 9788876761676
Ugo De Cillis: I frumenti siciliani Catania : G. Maimone, cop. 2004., ISBN 9788877512291
Giulia Gallo et al.; Stazione consorziale sperimentale di granicoltura per la Sicilia. I frumenti siciliani: patrimonio da mantenere e valorizzare Catania : G. Maimone, [2004], ISBN 9788877512307
Abbate V., Boggini G., Coppolino F., Lombardo G. M., 1997. Analisi della variabilità tra ed entro popolazioni di frumento duro Russello raccolte nell'area Iblea. In: Atti del 3º Convegno Nazionale Biodiversità, Reggio Calabria 1997: 335-341.
6-7/2014 - AGRISICILIA 25, Speciale cereali (PDF), su mensileagrisicilia.it. URL consultato il 27 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).