12 aprile 1814: Carlo d'Artois, fratello di Luigi XVIII, entra a Parigi dove viene accolto trionfalmente della popolazione; lo stesso giorno il fratello lo proclama "luogotenente del regno" in attesa del suo rientro in Francia[1]
14 aprile 1814: il Trattato di Fontainebleau formalizza l'abdicazione di Napoleone I, nonché la rinuncia per sé ed i suoi discendenti a qualsiasi pretesa sul trono francese, in cambio dell'effimero principato dell'Isola d'Elba, dove verrà predisposto il suo confinamento
2 maggio 1814: Luigi XVIII entra a Parigi e nomina i suoi ministri; lo stesso giorno con un proclama da Saint-Ouen promette una nuova costituzione e l'impegno a non restaurare l'odiato Ancien Régime
5 maggio 1814: cade Bayonne, l'ultima roccaforte filo-imperiale, completando lo smantellamento delle milizie napoleoniche
4 giugno 1814: Luigi XVIII concede una carta costituzionale (la cosiddetta "carta ottriata"), che istituisce un Parlamento e limita i poteri del sovrano senza scalfirne però la decisa supremazia
Luglio 1814: viene ripristinata la censura, causando malcontento presso la popolazione borghese
1º marzo 1815: dopo aver lasciato segretamente il suo principato elbano, Napoleone sbarca a Vallauris, intenzionato a riconquistare il trono occupato dai Borbone e marciando su Parigi
15 marzo 1815: il comandante dell'esercito Michel Ney cambia fazione e si schiera con Napoleone contro Luigi XVIII
19 marzo 1815: Napoleone si prepara ad assediare Parigi; Luigi XVIII, dopo aver subito ulteriori defezioni, abbandona la capitale nella notte con alcuni fedeli, rifugiandosi nella città olandese di Gand
20 marzo 1815: Napoleone entra a Parigi e restaura l'Impero francese, formando un governo personale composto da esponenti del suo precedente regime
Consiglio dei ministri
Il governo, composto da 14 membri (di cui 7 ministri), vedeva partecipi:[2]