Golan Haji«I passeggeri del minibus comprarono la morte al mattino per dieci lire. L’armadio seppellì chi dormiva, e i vetri lacerarono le tende e colpirono le nuche come ghigliottine una pozza di sangue restava muta sull’asfalto, su di essa aleggiava tanto rumore. Poi vennero. Cancellarono i loro appuntamenti. Si pulirono i denti per gettare i rimasugli dei nostri cuori alle formiche. E gridarono: “Nessuno è accusato! Sono tutti condannati”.» Golan Haji (in arabo الجولان حاجي?; Amouda, 1977) è un poeta e scrittore siriano. Poeta siriano in esilio a Parigi[1], Golan Haji è curdo ma scrive in arabo. Appartiene a una minoranza di più di due milioni di persone cui il regime ha negato il diritto alla propria lingua e alla propria cultura. Ma Golan Haji ama l'idioma parlato della maggioranza dei siriani, perché per lui scrivere è sempre anche un po' tradurre: avvicinarsi alle cose migrando di lingua in lingua senza perdersi nelle parole[2]. Ha studiato medicina (patologo di formazione) all'università di Damasco, ma ha una produzione letteraria importante che include numerose raccolte di poesia: Na'ada fi azzolemat (Chiamò nelle tenebre, 2004), Thammata man yaraka wahshen (C'è qualcuno che ha visto in te un mostro, 2008), Bayti al-bared al-ba'id (La mia casa è fredda e lontana, Dar-al Jamal, Beirut 2012). In patria è traduttore di classici inglesi in arabo, tra cui Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Collabora con la stampa culturale libanese. Opere
Note
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