Giovanni Pascale (oncologo)
Giovanni Pascale (Faicchio, 19 marzo 1859 – Napoli, 28 ottobre 1936) è stato un oncologo e politico italiano. BiografiaGiovanni Pascale nasce il 19 marzo 1859 a Faicchio, in provincia di Benevento, da una nobile famiglia locale. I genitori, Alessio Pascale e Filomena Palmieri, lo indirizzano fin da giovane verso gli studi medici, tanto che, nel 1878, si iscrive presso la facoltà di Medicina dell'Università Federico II di Napoli. Già prima di laurearsi ha modo di conoscere alcuni dei maggiori luminari del suo tempo, quali Antonio Cardarelli e Antonino D’Antona, apprendendo da quest’ultimo nozioni di patologia chirurgica.[1] Si laurea nel 1884 e dopo alcune esperienze all’estero, il 16 novembre 1887, diventa coadiutore presso la cattedra di Propedeutica e Patologia Speciale Dimostrativa Chirurgica all’Università di Napoli. Successivamente nel 1896, si aggiudica il ruolo di direttore del Dipartimento di Chirurgia dell’ospedale Santa Maria Della Pace di Napoli. Il 9 luglio 1897 è affiliato col grado di Maestro nella loggia Losanna di Napoli, appartenente al Grande Oriente d'Italia[2]. Dopodiché nella stessa università di Napoli ottiene dapprima, il 20 aprile 1900, la cattedra di semeiotica chirurgica (di cui assumerà poi il ruolo di professore straordinario nel 1903) ed in seguito, nel 1906, quella di clinica chirurgica. Ricoprendo già da tempo la carica di assistente del professore D’Antona, a seguito della sua morte avvenuta nel 1913, lo sostituisce divenendo direttore della prima clinica chirurgia della Federico II.[1][3] Grazie ai suoi studi e alle sue pubblicazioni riguardanti temi come innesti ossei, cirrosi epatica o terapia chirurgica degli aneurismi, diviene un uomo molto influente nel campo medico e chirurgico, introducendo, ad esempio, nei suoi reparti ospedalieri una particolare attenzione ed una cura sempre maggiore verso la sterilizzazione dei ferri chirurgici. Studia a lungo le patologie del cancro e crea a Napoli l’Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori.[1][3][4] Si racconta che durante una delle sue operazioni chirurgiche fu colpito da un improvviso malore, ma nonostante ciò espresse chiaramente la sua volontà nel far proseguire i suoi assistenti, senza dolersi di lui. Muore a Napoli due giorni dopo, il 28 ottobre 1936.[3] Carriera politica![]() Giovanni Pascale si distingue fin da subito come figura eclettica, interessandosi anche ad altri ambiti quali quello politico. Non a caso, viene conosciuto anche come “il senatore”. Il 23 novembre 1912 l’Associazione democratica liberale di Benevento gli propone di candidarsi nelle elezioni del collegio elettorale di Cerreto Sannita. Il consigliere provinciale morconese Raffaele Lombardi promuove così la candidatura:
A cui Pascale risponde:
Tuttavia, la campagna elettorale si rivela fallimentare, soprattutto a causa della maggior esperienza del suo avversario Antonio Venditti (1858–1932), un noto politico locale. Difatti sia il 26 ottobre 1913, sia successivamente con il ballottaggio del 2 novembre, Pascale non riesce ad essere eletto. Eppure, nonostante la sconfitta, rimane il simbolo della lotta allo strapotere che esercita Venditti nel Sannio dall’inizio del secolo fin anche all’epoca fascista. È importante evidenziare questa tornata di elezioni, la quale rappresenterà un momento cruciale nella storia italiana, poiché è proprio in questa occasione che si applica per la prima volta il Patto Gentiloni, siglato nel 1912 tra i liberali di Giolitti e i cattolici. Infine il 10 dicembre 1919 Pascale presta giuramento per diventare senatore del Regno d’Italia con il gruppo di Senato Unione Democratica Sociale, diventata poi Unione Democratica.[5] Carriera militare![]() Pascale si trova a vivere gli anni della Grande Guerra, cui prende parte ricoprendo un ruolo importante, quale maggiore generale medico. Si arruola volontario e dirige il comitato sanitario dei corpi d’armata X e XI. Si batte poi anche per l’apertura dell’ospedale militare “Napoli MMXVI”, rimasto fondamentale anche dopo la fine della guerra, in quanto diventa Asilo Vittorio Emanuele III per i figli e gli orfani dei militari. Nel settembre 1915 assume la direzione della riserva della Croce Rossa di Benevento. Il suo impegno però non cessa con la fine dei fuochi, ma anzi continua nei riguardi dei reduci, adoperandosi affinché si aprano sanatori per gli ammalati di tubercolosi, per evitare ulteriori contagi soprattutto tra i bambini. Non perde mai di vista la sua terra natale, dove avvia la Fondazione Pascale per l’educazione degli orfani di guerra.[3][4][5] Cariche e titoli
Istituto tumori di Napoli Giovanni Pascale![]() Il 19 ottobre 1933 istituisce la “Fondazione Giovanni Pascale”, tutt’oggi Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori. La costruzione del primo edificio si ha nel 1934 e nel 1940 riceve la qualifica di Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS). Ai nostri giorni costituisce il Polo Oncologico Mediterraneo insieme all’Ospedale Ascalesi di Napoli e al CROM di Mercogliano, qualificandosi come uno dei poli oncologici più rilevanti ed eccellenti d’Italia. La fondazione è stata uno dei primi esempi di struttura dedicata alla branca dell’oncologia. Grazie ad un approccio innovativo da parte del fondatore, la chirurgia comincia ad essere vista anche in chiave sostitutiva e non solamente demolitiva specialmente in campo senologico. Rivoluzionaria è anche la sua intuizione riguardante la radioterapia per i linfomi.[7] Franco Buonaguro[8], direttore di Oncologia molecolare e Virologia dell'Istituto Tumori Giovanni Pascale dal 2008, afferma:
OnorificenzeCommemorazioneLuigi Federzoni, politico e scrittore italiano, nel 1936 lo ricorda:
Opere
Note
Bibliografia
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