Georges Migot era famoso per la sua creatività e originalità come compositore, artista e pensatore.[1]
Migot ereditò l'amore per la pittura dal padre, medico e pastore protestante; la madre, donna raffinata e colta, fu l'artefice della formazione artistica e musicale del figlio.[2]
Partecipò alla prima guerra mondiale, rimanendo gravemente ferito nell'agosto del 1914;[4] Migot ricominciò gli studi dopo una lunga pausa.[1][5]
Tra il 1918 e il 1920, vinse tre premi di composizione e nel 1921 il premio Blumenthal Foundation per il pensiero e l'arte francese, per l'originalità e l'importanza del corpus di opere che aveva prodotto fino ad allora,[1][3]spartiti di musica da camera (Trio, Quintette) e musica sinfonica (Agrestides).[4]
Il periodo 1920-1939 fu particolarmente difficile per Migot, poiché si sentiva in disaccordo con le tendenze prevalenti del neoclassicismo e dell'avanguardia nella musica, negli scritti e nei dibattiti.[6] Preferì non farsi influenzare dalle tendenze della moda, e realizzare le proprie idee,[1] sebbene fosse stato agli esordi in gran parte influenzato dalla dizione compositiva di Gabriel Fauré, fu ben presto affascinato dalle forme polifonichemedievali.[3][6]
Si dedicò anche alla letteratura, sia con le poesie sia con i saggi su Jean-Philippe Rameau (1930), componendo il Livre des danceries pour orchestre (1929),[4]e scrivendo opere teoriche e storiche di rilievo.[6]
L'arte compositiva di Migot raggiunse la piena maturità creativa con leZodiaque. Douze études de concert, per pianoforte (1931-1932), i diciassette Poèmes de Brugnon, del poeta Tristan Klingsor, per voce e pianoforte (1933) e il Trio pour violon, violoncelle et piano (1935).[4]
La musica religiosa ebbe una grande importanza nella creatività di Migot: come dimostrarono il Sermon sur la montagne (1936), l'oratorioLa Passion (1941-1942) e Saint-Germain d'Auxerre, un oratorio per soli cappella e tre cori misti (1947), a cui seguirono il Petit Évangéliaire (1952), il Psaume 118 (1952).[4]
Migot si interessò anche alla didattica, e nel 1930 propose alle istituzioni francesi un programma di insegnamento e di diffusione della musica francese, sia colta sia popolare, unito alla letteratura e alla storia, sottolineando l'importanza etica, sociale e spirituale della musica.[2]
Nel 1949 iniziò una collaborazione di dodici anni di lavoro con il Conservatorio di Parigi, come custode del Museo degli strumenti.[1][3]
La sua passione per la polifonia medievale si concretizzò nel suo Requiem del 1953, di cui le melodie erano state scritte in modo non convenzionale in termini di contenuto ritmico e tonale.[3]
L'arte di Georges Migot è quella di un umanista che non ha mai separato il pensiero dalla tecnica, intrisa di una visione spirituale e serena dell'universo,[4] arte concepita come mezzo di unione tra l'uomo e l'universo.[2]
Georges Migot morì il 5 gennaio 1976, vicino a Parigi.[1]
Opere
Melodrammi
Hagoromo, sinfonia lirica e coreografica per baritono, coro e orchestra su testo di Migot e Louis Laloy (Monte-Carlo, 9 maggio 1922);
Le Rossignol en amour, opera da camera su libretto di Migot (1926-1928, Ginevra, 2 marzo 1937)
Cantate d'Amour, concerto d'opera su libretto di Migot (1949-1950);
La Sulamite, concerto d'opera su libretto di Migot (1969-1970);
L'Arche, "polifonia spaziale" per soprano, coro femminile e orchestra su una poesia di Migot (1971, Marsiglia, 3 maggio 1974).
Musica per orchestra : sinfonia
n.1 Les Agrestides, tre affreschi per grande orchestra (1919-1920; Parigi, 29 aprile 1922);