Gabriele Guasco
Gabriele Guasco (... – Alessandria, 1411) è stato un nobile, politico e condottiero italiano. BiografiaGabriele Guasco, appartenente al ramo dei Guasco signori di Alice, nasce verosimilmente nella seconda metà del Trecento e fu figlio di Ludovico, o Luchino, (fl. 1377-1397)[n 1]. Suo bisavolo è stato Uberto Guasco, politico e condottiero, dagli alessandrini ottenne, post mortem, il più prestigioso dei titoli al quale un cittadino potesse ambire, quello di Pater Patriæ. Gabriele visse dunque tra la fine del XIV e l'inizio del XV secolo, periodo durante il quale Alessandria fu teatro di importanti eventi politici e militari, con i membri della famiglia Guasco che ebbero un ruolo di rilievo in questa tumultuosa fase storica. Le lotte tra guelfi e ghibellini erano all'ordine del giorno e anche la città si trovò divisa quando, nel 1402, morì a Melegnano Gian Galeazzo Visconti. Tutte le città della Lombardia colsero l'opportunità per cercare l'indipendenza, Alessandria era fra queste. Esplose un'intensa disputa tra le fazioni, da una parte quella ghibellina filo ducale sostenuta dalla famiglia Firrufini e guidata dal governatore Zanotto Visconti, dall'altra quella guelfa - schierata a favore di Carlo VI, re di Francia - sostenuta dalla famiglia Guasco e guidata da Gabriele[1]. Nel corso degli eventi, durante il conflitto, il comandante Guasco, supportato da trecento cavalieri, inizia a bombardare le mura della cittadella[n 2], dove si era rifugiato il governatore ducale Zanotto Visconti con il suo presidio, e a saccheggiare le case dei ghibellini. Tuttavia, i viscontei oppongono una strenua resistenza, e la loro unica speranza di costringerli alla resa sembra essere la fame. Questo piano è in parte vanificato, poiché i ghibellini del terziere di Bosco riescono a far introdurre segretamente una notevole quantità di farina. Nonostante questo stratagemma, verso la fine di settembre, gli assediati sono ormai disposti a negoziare una resa con il comandante Guasco. Nel 1403 su Alessandria sventola la bandiera di Francia e la città, tranne la cittadella ancora assediata, fu consegnata a Jean II Le Meingre, luogotenente di Carlo VI, meglio noto come Buccicaldo nelle cronache italiane. Il Guasco divenne «Gubernator, Capitaneus, Defensor Status Civitatis Alexandriæ et districtus»[2]. La situazione subisce una svolta improvvisa quando, il 21 settembre, il condottiero Facino Cane, accompagnato da seicento cavalieri, raggiunge Alessandria, chiamato da Caterina Visconti, duchessa consorte. Facino riesce ad entrare nella cittadella e avvia un contrattacco, mentre i guelfi non sono in grado di opporsi efficacemente; dopo tre giorni il comandante Guasco è costretto, quindi, a rifugiarsi entro le mura di Bergoglio[3], mentre i Trotti e i del Pozzo cercano riparo a Castellazzo e Oviglio. La città di Alessandria viene saccheggiata per otto giorni con Facino che reprime con violenza ogni resistenza, ma i Guasco, dentro il loro quartiere di Bergoglio rimasero un problema per la normalizzazione che il Cane cercava di imporre. Il bottino risultante dal saccheggio della città viene venduto a mercanti provenienti da Pavia, Casale e Valenza, i quali lo trasportano lungo il Tanaro, ingrossato dalle piogge. Facino ordina la riesumazione delle reliquie di Sant'Evasio, patrono di Casale, e dei santi Natale e Proietto[n 3], conservate nella cattedrale di San Pietro di Alessandria, portandole dapprima a Borgo San Martino e, successivamente, solennemente traslate al Duomo di Casale[3]. Viene inoltre sottratto il grande crocifsso del XII secolo, anch'esso conservato nella cattedrale di Alessandria. Dentro il borgo la situazione era particolarmente tesa, ma il fiume Tanaro sembrava proteggerli dall'accerchiamento nemico, garantendo almeno un fronte sicuro. Facino Cane era sì un tiranno feroce, ma anche un abile stratega militare e conosceva bene l'arte della guerra. Nel 1404, dopo aver conquistato Piacenza, tornò ad Alessandria e attaccò il castello di San Giorgio, nei pressi di Quargnento, dove Viviano Guasco (*? †1411), figlio di Oddo e cugino di Gabriele, si era rifugiato. Il Cane tradì Viviano, che si era arreso sotto l'accordo di risparmiare la sua famiglia, lo fece prigioniero e lo condusse in catene ad Alessandria. Distrusse anche un altro castello dei Guasco, quello di Sant'Antonino posto su una rocca a circa quattro miglia da Valenza. Si concentrò poi su Bergoglio, ancora difeso dal comandante Guasco, che subì la stessa sorte di Alessandria. Le mura furono bombardate, il borgo interamente accerchiato, grazie alle navi risalite dal Tanaro. Una settimana dopo, Gabriele Guasco si arrese, chiedendo che i bergogliesi fossero risparmiati e che chi l'avesse desiderato avrebbe potuto lasciare il borgo portando con sé i propri averi. Facino accettò le condizioni, Gabriele e la sua famiglia si ritirarono prima ad Asti e poi in Francia[4]. Poco dopo mise Bergoglio a ferro e fuoco, imponendo anche una pesante multa di 22.000 fiorini d'oro. Pietro Corte, incaricato di riscuotere la multa e successivamente accusato di infedeltà nella riscossione, subisce la decapitazione[3]. Facino Cane era, de facto, il domino di Alessandria[5] e la sua vittoria fu grandemente festeggiata a Milano. Caterina Visconti con suo figlio Giovanni Maria, duca di Milano, il 28 ottobre, in pegno di riconoscenza, concedono a Facino l'usufrutto di Valenza con il suo castello, il castello di Monte Valenza, Montecastello con il suo castello e Breme, come compensazione per gli stipendi arretrati dovuti a lui e ai suoi uomini. L'anno successivo, nel 1405, il maresciallo Boucicaut, alleato del conte di Savoia, desiderando garantire al re di Francia il possesso della terra di Castellazzo, ingaggiò Gabriele, insieme a un contingente di 370 uomini a cavallo, al costo di 3360 lire, per partecipare alla lotta contro Genova, Facino Cane e il marchese di Monferrato. Inoltre, nominò Gabriele governatore di Castellazzo, con il compito di difendere la terra dagli assalti di Facino Cane (fonte: Cognasso). Nel 1411, Gabriele tentò, col fratello Cristoforo (*? †1411), un'imboscata presso San Salvatore ma la trama fu scoperta da Cristoforo Guttuario, generale del duca Giovanni Maria Visconti, e finirono prigionieri. Facino Cane si prodigò molto per ottenere i prigionieri che considerava, in quanto Guasco, nemici capitali. In un atto di inaudita barbarie, Gabriele Guasco, suo fratello Cristoforo e i figli di Gabriele, Viviano (*? †1411) e Francesco (*? †1411), furono tutti decapitati. Termina, così, l'esistenza di Gabriele Guasco, vissuto in uno dei periodi tra i più oscuri della storia di Alessandria. Matrimonio e discendenzaNulla si conosce della sposa di Gabriele, il quale ebbe discendenza:
Ascendenza
NoteEsplicative
Bibliografiche
BibliografiaStorica, annalistica, trattatistica
Genealogica, araldica
Biografica
Voci correlate
Altri progetti
|