Franco Miotto
Francesco Massimiliano[1][2] Miotto, conosciuto come Franco Miotto (Malles Venosta, 16 febbraio 1932[3] – Limana, 7 ottobre 2020[4]), è stato un alpinista italiano. BiografiaFrequentò fin da bambino la montagna: l'inverno con gli sci, l'estate compiendo lunghe e faticose camminate e l'autunno con il padre cacciatore. Franco ereditò quindi dal padre la passione per la caccia che lo portò a praticare vertiginose cenge, canaloni e dirupi coperti da insidiosi pendii erbosi. La sua storia alpinistica, invece, iniziò molto più tardi: negli anni compresi tra il 1973 e 1984 compì alcune importanti imprese sulle pareti delle Alpi Orientali. La prima grande ascensione fu sulla parete nord della Pala Alta, con compagni bellunesi, su cui aprì una via di VI grado, dopo un difficile avvicinamento. Lo stesso inverno salì, per la prima volta in invernale, la via italo-polacca alla Cima del Burel, compiuta dal 2 al 6 marzo del 1974 in compagnia di Riccardo Bee.[5] Nel 1977, sempre sul Burèl, la cordata Miotto-Bee aprì due nuovi difficili itinerari (grado VI e A2/A3) a sinistra e a destra della via italo-polacca della parete sud-ovest. A queste due ascensioni seguirono molti nuovi percorsi lungo le pareti delle cime della Schiara e della Palazza (come la via "Chino" Viel, sui Monti del Sole).[5] Nello stesso anno, si dedicò alla parete occidentale del Pelmo, scalata dopo alcuni tentativi sempre con Riccardo Bee e con Giovanni Groaz.[5] Un'altra importante salita della cordata Miotto-Bee fu, nel 1978, la via diretta "dei bellunesi" alla parete nord-est del Pizzocco,[5] itinerario estremo di sesto grado con tre brevi tratti di arrampicata artificiale su una parete remota. Nel 1979 la cordata Miotto-Bee si sciolse dopo le ultime due imprese della "diretta" alla Seconda Pala di San Lucano, compiuta in condizioni molto sfavorevoli, sotto continue scariche di pietre, e della "via dei bellunesi" al pilastro sud-ovest dello Spiz di Lagunaz, scalata dopo un lungo periodo di preparazione. Nel 1980 Miotto scalò nuovamente, con Benito Saviane, il pilastro sud-ovest del Burèl aprendo la "direttissima" con difficoltà di grado VI e A3. Tra il 1981 ed il 1982 Miotto e Saviane chiusero il ciclo delle grandi prime con le imprese più ardue della carriera sulla parete nord del Col Nudo aprendo 3 vie: la parete nord-est, il gran diedro nord all'anticima nord ed il gran diedro centrale sempre alla stessa, quest'ultima con il giovane Mauro Corona. Per le sue importanti imprese alpinistiche su Burel, Pizzocco, Pale di San Lucano e Col Nudo fu premiato nel 2001 con il Pelmo d'Oro[6]. Franco Miotto fu membro del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI)[7] e la sua esperienza di vita sulle Dolomiti Bellunesi fu raccontata nel libro intitolato La forza della natura, scritto da Luisa Mandrino. Le frasi contenute nel libro Pareti del cielo - Passioni, storie e ricordi di una vita libera gli costarono una condanna per diffamazione aggravata da parte del Tribunale di Treviso.[8] Il Tribunale di Trento, nel 2015, condannò anche Giovanni Groaz per diffamazione semplice nei confronti di Miotto a causa dei commenti da lui rilasciati in merito alla vicenda del Pelmo. AscensioniLe prime del periodo "Riccardo Bee":
Le prime del periodo "Benito Saviane":
Franco Miotto fu anche il tracciatore di alcuni difficili viàz, percorsi in quota che collegano i vari pascoli di raduno dei camosci, esplorati durante gli anni della caccia. I viàz più famosi di Franco sono: il Viàz dei Camòrz e dei Camorzieri, lungo percorso in quota che parte dalla Pala Alta e che, attraverso cenge vertiginose e dirupi erbosi, termina alla Forcella Boràl de l'Ors sul Monte Coro (II e III, con vari tratti molto esposti tra cui la sottile cornice che attraversa la parete nord della cima est della Pala Alta; saltuarie attrezzature in alcuni tratti problematici); il Viàz dei Camosci sul Monte Coro, un giro ad anello, logica prosecuzione del precedente, che parte dal Boràl de l'Ors e per le cenge medie, a volte spioventi e sottili, compie il giro completo del Monte Coro, usufruendo alla fine della Zéngia del Re, stretta e vertiginosa cornice che chiude a nord l'anello (I e II con alcuni tratti molto esposti sopra alti dirupi); le cenge de le Caze Alte, percorso assai impervio sul versante nord dei Monti del Sole. Note
Bibliografia
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