Nell'estate del 1838 morì il padre e Piave decise di ritornare a Venezia, dove giunse il 6 settembre, ricongiungendosi alla famiglia già rientrata. Trovò lavoro come revisore-correttore presso il tipografo Giuseppe Antonelli, probabilmente già conosciuto in giovanissima età; Antonelli venne presto considerato, come Piave scrisse in una lettera al Ferretti, «piucche padre»[1].
Nello stesso 1842 divenne direttore degli spettacoli del Teatro La Fenice, e iniziò anche una collaborazione con il Teatro alla Scala di Milano. Nel 1844, con il libretto di Ernani, iniziò la sua collaborazione con Giuseppe Verdi, che entrerà nella storia della musica mondiale; Ernani ebbe la sua prima al Teatro La Fenice il 9 marzo. Nel 1848 Piave venne nominato poeta ufficiale dello stesso teatro[7].
A inizio marzo 1859 lasciò Venezia e La Fenice e si trasferì a Milano con la famiglia, appoggiandosi alla mecenateClara Maffei, a Verdi e al nuovo governatore Massimo d’Azeglio. Il 30 giugno 1860 firmò un contratto con il Teatro alla Scala; per lui venne creata una figura nuova: era poeta teatrale ma anche direttore di scena, aveva cioè il compito di occuparsi della parte visiva delle opere, di fare le ordinazioni per scene e costumi, e non solo per La Scala, ma anche per il Teatro Carignano e il Teatro Regio di Torino; il tutto per un mensile di sole 130 lire, di gran lunga inferiore a quello dei cantanti di livello e del suo salario per ogni libretto[1][8].
Piave scrisse circa sessanta libretti per opere di vari compositori, quali Giovanni Pacini, Saverio Mercadante e Antonio Cagnoni[1], ma la produzione più significativa si ebbe con Giuseppe Verdi, per il quale scrisse ben dieci libretti.
Nel 1865, seppur sconsigliato da Verdi, che ne prevedeva il respingimento, presentò la domanda per ottenere l’insegnamento di letteratura drammatica e declamazione al Conservatorio di Milano; la domanda fu respinta[1].
Deluso ed esaurito, il 5 dicembre del 1867 venne colpito da un attacco apoplettico che lo lasciò paralizzato e incapace di parlare e lavorare; furono alcuni compositori, in particolar modo Verdi, a soccorrerlo finanziariamente e a garantire un'educazione e un sicuro avvenire alla figlia[2].
Nel 1868Ricordi pubblicò un Album per Canto di Auber-Cagnoni-Mercadante-Ricci-Thomas-Verdi a benefizio del poeta F.M.Piave: vi presero parte, come da titolo, i compositori Daniel Auber, Antonio Cagnoni, Saverio Mercadante, Federico Ricci, Ambroise Thomas e Giuseppe Verdi; l'incasso delle vendite andò a sostegno di Piave e famiglia[1][9].
Piave morì qualche anno dopo, il 5 marzo 1876 a Milano. Verdi provvedette perfino alle spese di funerale e sepoltura al Cimitero Monumentale della città[1]. In seguito i suoi resti sono stati trasferiti in un'ampia celletta nella Cripta del Famedio dello stesso Monumentale[10][11].
^Li casotti novi, datato 19 dicembre 1844: «Fatt'è cche mmartedí, ssor Checco Piave, / a la porta dell'urtimo casotto / (che, nnun zò ddí pperché, ffra ttutt'e otto / era rimasto sfitto e cchius'a cchiave) // attaccato de sott'all'architrave / sce fu ttrovo 'na spesce de strammotto / da pagasse coll'ojjo der cazzotto, / e ddisceva accusí: Vvero Concrave. // [...]» in G.G. Belli, I sonetti, IV volume, p. 2127, Universale Economica Feltrinelli, 1980.
^Duca d’Alba, Il - MAM-E, in MAM-E, 29 ottobre 2015. URL consultato il 10 luglio 2017 (archiviato dall'url originale l'8 febbraio 2018).
^VERDI 200, su giuseppeverdi.it. URL consultato il 10 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2020).