Eremo di Bismantova
L'eremo di Bismantova,[1] anche noto come santuario della Natività della Beata Vergine Maria, si trova ai piedi della Pietra di Bismantova a Castelnovo ne' Monti, in provincia di Reggio Emilia (Emilia-Romagna) e risale al XV secolo.[2][3][4] StoriaL'esistenza del primo luogo di culto sul sito risale al XV quando la sua dedicazione era per il Santissimo Salvatore. Entro il XVII il piccolo oratorio venne ampliato e fu arricchito di due altari laterali poi, tra il 1617 e il 1619, venne ulteriormente ampliato con una completa ricostruzione e si ritiene che in quel momento la dedicazione venne mutata in quella recente, alla Natività della Beata Vergine Maria.[2] Nel 1943 il piccolo edificio sacro venne ampliato e anche la facciata venne arricchita da un protiro e dal rosone. All'inizio degli anni cinquanta la finestra a lunetta cieca sulla facciata fu decorata dall'affresco di Amos Nattini. Tutta la struttura fu oggetto di lavori di consolidamento nella seconda metà degli anni sessanta e sino al 1970 che si resero necessari dopo un evento franoso. Nei primi tempi venne custodito dai benedettini e dal 2001 divenne santuario mariano diocesano. Altri interventi che riguardarono la staticità dell'edificio, la copertura e alcuni locali interni furono realizzati entro il 2017[2][5] DescrizioneEsterniL'eremo si trova ai piedi della Pietra, a meridione. La chiesa presenta un orientamento verso nord est con una facciata a capanna rivestita in blocchi di pietra bicolore e caratterizzata dal protiro retto da due colonne e dal rosone. Il portale con architrave è sormontato dalla lunetta affrescata.[2][5] InterniLa pianta della struttura è a croce latina e l'ambiente interno è unico con due grandi cappelle laterali e il presbiterio che è leggermente rialzato. Nell'abside si conserva l'affresco del XV secolo che raffigura la Beata Vergine che allatta il Bambino anche nota come Madonna di Bismantova e oggetto del pellegrinaggio che si svolge ogni anno nel mese di maggio. Nella sagrestia conserva affreschi che risalgono al XV secolo.[2][5] Note
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