Enzo Bianchi (Castel Boglione, 3 marzo1943) è un monaco cristiano e saggistaitaliano, fondatore della Comunità monastica di Bose, a Magnano, della quale è stato priore sino al gennaio 2017; a seguito di una visita apostolica svoltasi tra dicembre 2019 e gennaio 2020, nel maggio successivo ne è stato allontanato su indicazione della Santa Sede[1], ma ciò nonostante all'inizio non aveva lasciato la comunità. Agli inizi di giugno del 2021 si è trasferito a Torino in un alloggio fornitogli da amici.[2] Nel febbraio 2021 la Santa Sede gli aveva ingiunto di abbandonare Bose e di recarsi in una filiale del monastero in Toscana[3].
Biografia
Si diploma in ragioneria, quindi intraprende gli studi in Economia all'Università degli Studi di Torino.
Durante gli anni universitari anima con i suoi amici, di diversa confessione cristiana, uno dei primi gruppi biblici che, sulla scorta del Concilio Vaticano II, nascevano come riscoperta di una vita cristiana radicale fondata sull'ascolto del Vangelo. Questa esperienza, tra le altre, fa maturare in lui il desiderio della vita monastica. È particolarmente attivo negli ambienti della FUCI, che in quegli anni formava parte significativa della futura classe dirigente cattolica.
Senza aver terminato gli studi universitari, si ritira in solitudine in una cascina, nella piccola frazione di Bose a Magnano (Biella), sistemata con alcuni degli amici con cui aveva condiviso gli anni di studio. Resterà solo per i primi tre anni, a partire dall'8 dicembre 1965, data da lui scelta per segnare l'inizio della sua esperienza, nel giorno in cui ha termine la celebrazione del Concilio.
Arrivano poi i primi fratelli e sorelle, cattolici e protestanti, che con lui iniziano la vita in comune, nel celibato, nella preghiera e nel lavoro. Inizia così la Comunità monastica di Bose, che sarà riconosciuta come associazione privata di fedeli a norma dei canoni 322, 114, 116 e 117 del Codice di diritto canonico.
Dopo il consolidamento della comunità, nel corso degli anni Enzo Bianchi dedica il suo ministero soprattutto alla predicazione, in comunità e nelle chiese locali, cattoliche, protestanti e ortodosse.
Ha inoltre diretto per 15 anni, fino al 2005, la rivista Parola, Spirito e Vita[4], ha collaborato con la redazione della rivista internazionale di teologiaConcilium.
Nel 2013 esce il volume La sapienza del cuore, un libro che raccoglie testimonianze e tributi di vescovi e personalità del mondo cattolico ed ecumenico nazionale e internazionale, in occasione dei suoi 70 anni[6].
Il 22 luglio 2014 è stato nominato da papa Francesco consultore del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani[7]. Lo stesso anno, da gennaio a maggio, due visitatori hanno svolto un'ispezione della Comunità monastica di Bose e hanno consegnato le loro valutazioni alle autorità ecclesiastiche competenti, ai vescovi di Biella e delle altre diocesi in cui si trovano le quattro fraternità della Comunità: quelle di Ostuni (diocesi di Brindisi), di San Masseo (diocesi di Assisi), di Cellole (diocesi di Volterra) e di Civitella San Paolo (diocesi di Civita Castellana)[8].
Il 26 dicembre 2016 annuncia le dimissioni da priore della Comunità di Bose, con effetto a partire dal 25 gennaio 2017; il 26 gennaio viene eletto il suo successore, Luciano Manicardi.[9]
Nel 2018 partecipa come uditore nominato da papa Francesco all'Assemblea generale del Sinodo dei vescovi dedicata a "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale". Nello stesso anno è uno dei relatori al ritiro mondiale dei presbiteri svoltosi dal 24 al 27 settembre 2018 ad Ars, non distante da Lione.[10][11]
La scissione con la comunità
Il 1º dicembre 2019 il Segretario di Stato, cardinal Pietro Parolin, indice una visita apostolica alla comunità in quanto "in questi ultimi tempi sono state espresse alla Santa Sede, ad alcuni Dicasteri ma anche allo stesso Santo Padre Francesco, alcune serie preoccupazioni circa la comunità monastica di Bose, nel senso di segnalare una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l'esercizio dell'autorità, la gestione del governo e il clima fraterno. [...] Pertanto, in conformità ai canoni 305, 323 comma 1 del Codice di diritto canonico il Santo Padre, quale suprema autorità della Chiesa, dispone una visita alla comunità monastica di Bose"[12].
Il 26 maggio 2020 viene divulgata la notizia che, a seguito della visita apostolica svoltasi fra il dicembre 2019 e il gennaio 2020, la Santa Sede ha disposto - con decreto singolare del 13 maggio 2020[13], approvato in forma specifica dal Pontefice, il suo allontanamento a tempo indeterminato dalla Comunità di Bose e quello di altri 3 membri per un periodo di 5 anni[14][15]. Il decreto emesso dal Pontefice non ammette appello[16] e in questo modo non viene celebrato un processo che permetta ai quattro monaci di difendersi[17]. La Comunità ha parlato di "una situazione tesa e problematica per quanto riguarda l'esercizio dell'autorità e il clima fraterno", e ha precisato che "Enzo Bianchi, Goffredo Boselli, Lino Breda e Antonella Casiraghi dovranno separarsi da Bose e trasferirsi in altro luogo, decadendo da tutti gli incarichi attualmente detenuti"[18]. Enzo Bianchi e i fratelli si sono allontanati dalla comunità. Nel febbraio 2021 un nuovo decreto, a firma del Delegato Pontificio, p. Amedeo Cencini, intima a Bianchi di lasciare l'eremo di Bose dove si era trasferito e andare a vivere nella pieve di Cellole di San Gimignano, di proprietà della Comunità di Bose, entro il 16 febbraio 2021[19]. Le condizioni inserite all'interno del decreto e del contratto di comodato d'uso sono però "lesive della dignità" di Bianchi e dei suoi fratelli, per questo motivo il monaco non accetta e inizia la ricerca di una struttura che lo possa accogliere senza disumane richieste[20]. In un incontro col nuovo priore e il delegato pontificio, alla vigilia del suo viaggio in Iraq, il Papa ha manifestato la sua vicinanza alla comunità monastica[21]. Enzo Bianchi ha reso pubblico un comunicato che palesava quali fossero le difficoltà nell'eseguire le richieste della Santa Sede e ha chiesto che venisse garantito loro il diritto di difesa[22]. Il clima all'interno della Comunità Monastica di Bose è diventato sempre più pesante e vi sono stati numerosi litigi interni. In risposta alle contestazioni fatte da Bianchi e da alcuni giornali, anche padre Amedeo Cencini, canossiano e psicoterapeuta, delegato pontificio per la comunità monastica di Bose, ha reso pubblico un comunicato stampa[23]. Enzo Bianchi ha lasciato la comunità di Bose per andare a Torino in una abitazione fornita da alcuni amici. Sempre con un tweet lancia poi un appello a non essere lasciato solo e in esilio[24][25]. Ad aprile 2022 Bianchi ha reso pubblico un comunicato in cui annuncia di aver acquistato un nuovo casale dove andrà con alcuni monaci. Il 4 maggio 2022 il sito Silere non possum ha reso nota una lettera[26] del Cardinale Pietro Parolin che si rivolge ai vescovi invitandoli a "fare discernimento" prima di invitare il fondatore in convegni diocesani[27]. Intanto Bianchi pubblica su La Repubblica un commento intitolato "Se la fede rischia di implodere" ad un libro appena edito in Francia, nel quale scrive che il papa Francesco nella chiesa è "segno di contraddizione" e giustifica i cattolici tradizionalisti, che dice conoscere personalmente ed apprezzare, domandandosi "come non riconoscere anche per loro un posto nella chiesa"[28]. Nel 2023 festeggia il suo ottantesimo compleanno con una conferenza al Circolo dei Lettori di Torino, con degli interventi di Umberto Galimberti e Carlo Petrini[29] e inaugura la sede torinese della nuova Bose[30][31]. Il 16 dicembre 2023, Francesco ha ricevuto Enzo Bianchi. Lo ha accolto e ha dato la sua benedizione al nuovo progetto della Casa della Madia[32].
Nel 2007 ha ricevuto il “Premio Grinzane Terra d’Otranto”; nel 2009 il “Premio Cesare Pavese” e il “Premio Cesare Angelini” per il libro "Il pane di ieri".
Nel 2010 ha ricevuto il Premio Art.3 "per avere animato, promosso e pariteticamente accettato il confronto e la comprensione con tutte le altre confessioni religiose".
Nel 2013 ha ricevuto il “Premio internazionale della pace”.
Una minoranza di cattolici italiani, legata principalmente ad ambienti tradizionalisti, come per esempio i teologi Antonio Livi e Giovanni Cavalcoli, in disaccordo con la diffusa buona stampa di cui gode[6][35][36], considerano Enzo Bianchi ignorante in teologia e ritengono eretiche alcune sue affermazioni[37], a loro giudizio non conformi alla dottrina cattolica.[38][39]
Opere
Enzo Bianchi è autore di oltre 300 libri, pubblicati presso i principali editori italiani e le Edizioni Qiqajon della Comunità monastica di Bose. La bibliografia completa (al 2013) delle sue opere è contenuta nel volume La sapienza del cuore. Omaggio a Enzo Bianchi, edito da Einaudi.
Il corvo di Elia. Una introduzione alla preghiera, Torino, Gribaudi, 1972.
Pregare la parola. Introduzione alla «Lectio divina», Torino, Gribaudi, 1974 - II ed. 1990.
Introduzione ai Salmi, Torino, Gribaudi, 1975.
Lontano da chi? Lontano da dove? Commento al Cantico dei Cantici, Ruth, Lamentazioni, Qohelet, Ester, Torino, Gribaudi, 1978, ISBN978-88-7152-121-3.
Il radicalismo cristiano. Seguire Gesù il Signore, Torino, Gribaudi, 1980, ISBN978-88-7152-024-7.
Adamo, dove sei? Commento esegetico-spirituale a Genesi 1-11, Magnano, Qiqajon, 1994, ISBN978-88-85227-51-4.
Il Giorno del Signore, giorno dell'uomo. Per un rinnovamento della domenica, Casale Monferrato, Piemme, 1994, ISBN978-88-384-2256-0.
Da forestiero. Nella compagnia degli uomini, Casale Monferrato, Piemme, 1995, ISBN978-88-384-2423-6.
E. Bianchi-Luciano Manicardi-Carlo Maria Martini, Non vi sarà più notte. Notte della Fede, notte della Chiesa, a cura di P. Marangon, Brescia, Morcelliana, 1996, ISBN978-88-372-1603-0.
«È predicatore richiestissimo. Decine di vescovi e centinaia di preti hanno seguito i suoi esercizi spirituali. Da Bose è un continuo passaggio di visitatori illustri.» «Nonostante queste sue posizioni fortemente critiche, Bianchi gode di grande considerazione in vari uffici vaticani»
«discorsi bonariamente eretici di Enzo Bianchi. Il quale, peraltro, non fa mistero della sua piena condivisione delle proposte riformatrici di Hans Küng, che con il linguaggio tecnico della teologia dogmatica ha enunciato e continua a enunciare le medesime eresie che Bianchi enuncia con il linguaggio retorico della saggistica letteraria»