Durante l'impero romano, un donativo era una ricompensa eccezionale (in latinodonativa o liberalitates), concesso a dei corpi dell'esercito, solitamente equivalente a parecchi anni di stipendium. I pretoriani (guardia personale dell'imperatore) ricevevano frequentemente un donativo: per l'arrivo di un nuovo imperatore, per la nascita o per il matrimonio all'interno della famiglia imperiale. Gli altri corpi dell'esercito (legioni e truppe ausiliarie) ricevevano donativi meno frequentemente, o addirittura non ne ricevevano.
Si differenziavano dai congiaria che rappresentavano, invece, libere elargizioni distribuite alla plebe di Roma, seppure costituissero una identica forma di liberalitas del princeps.
Al momento del suo conferimento, solitamente effettuato nell'accampamento, era usanza che il soldato (incerto se ciò riguardasse chi era stato insignito della corona o tutti coloro che ricevevano il donativo) dovesse indossare la corona d'alloro. Celebre il caso, riferito da Tertulliano (De corona militis), del soldato cristiano che, al momento dell'elargizione della gratifica da parte degli "eccellentissimi imperatori"[1] (Settimio Severo, Caracalla e Geta o i soli Caracalla e Geta), rifiutò di cingersi il capo con la corona, preferendo tenerla in mano. Il soldato, al tribuno che gli chiedeva conto del diversus habitu, rispose di essere cristiano (Christianus sum), e perciò venne punito con la carcerazione.[2]
Vale la pena ricordare che il donativum era un'integrazione dello stipendium (paga regolare) dovuta al generico soldato romano, a partire dal legionario romano. I primi donativi risalirebbero al tempo della Repubblica romana, continuando poi sia durante l'alto Impero sia durante il tardo Impero romano, come segue:
Ascesa al trono:[15] temendo per la sua vita dopo l'assassinio di Caligola, offre un donativa ai pretoriani che l'avessero condotto nel loro campo.[14] Fu il primo imperatore ad assicurarsi in questo modo la fedeltà della guardia del pretorio.
Galba rifiuta di dare ai pretoriani una gratificazione più grande del normale (promessi da Ninfidio Sabino), sostenendo che "era solito controllare i suoi soldati, non comprarli". I pretoriani corrotti da Otone lo assassineranno poco dopo.[22]
7.500 dracme (promessi ai pretoriani)[23]; 1.250 dracme (promessi a legionari).[21]
Vespasiano impartì una battuta d'arresto all'aumento dei donativi (sebbene fossero regolari), con maggiore efficacia: "quanto alle truppe che avevano partecipato alla sua vittoria, ben lontano dal concedere loro qualche favore, fece persino loro attendere per lungo tempo le loro ricompense legittime".[27]
Pertinace, temendo anche per la vita, promise un donativa ai pretoriani affinché fosse proclamato Imperatore. Egli ne versò la metà, ma poco dopo fu assassinato dagli stessi.[38]
Didio Giuliano acquistò la sua proclamazione con una favolosa promessa di donativa (6.250 denarii). Ne concesse poi 7.250, più di quanti ne aveva promessi.[39]
Con la creazione del sistema tetrarchico venivano distribuiti donativa regolarmente alle armate romane, almeno 8 volte all'anno: in occasione della data dei compleanni e della data dell'ascesa al trono, sia dei due Augusti, sia dei due Cesari; a ciò si aggiungeva un donativum supplementare annuo, nel caso uno dei quattro Imperatori fosse stato anche console.[57]
^abcdefMonetazione di Diocleziano: RIC V 287; Lukanc, Diocletianvs p. 215, 3; Depeyrot 7/2; Calicó 4445; Bastien, Donativa p. 62 (databile al 287-289) . RIC VI 11a; Depeyrot 7/1; Cohen 549 (databile al 303-304). Beatty Panopolis papyri, 2 (databile al 299-300).
^abcMonetazione di Sirmio: RIC VII 14; Gnecchi pl. 29, 8; Bastien, Donativa p. 76, note 11; RSC 3. .
Giuseppe Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. I - Dalle origini alla fine della repubblica, Rimini, Il Cerchio, 2007.
Giuseppe Cascarino, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini, Il Cerchio, 2008.
Giuseppe Cascarino, Carlo Sansilvestri, L'esercito romano. Armamento e organizzazione, Vol. III - Dal III secolo alla fine dell'Impero d'Occidente, Rimini, Il Cerchio, 2009.
Peter Connolly, L'esercito romano, Milano, Mondadori, 1976.
Adrian Keith Goldsworthy, The Roman Army at War, 100 BC-AD 200, Oxford, Clarendon Press, 1998.
Lawrence Keppie, The Making of the Roman Army, from the Republic to Empire, Londra, Routledge, 1998.
Yann Le Bohec, L'esercito romano. Le armi imperiali da Augusto alla fine del III secolo, Roma, Carocci, 1993.
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Paul Petit, Histoire générale de l'Empire romain, Editions du Seuil, 1974
T.C. Skeat, Papyri from Panopolis in the Collection of Sir Chester Beatty, in Proceedings of the IX International Congress of Papyrologie (1961), pp. 194–199.
T.C. Skeat, Papyri from Panopolis in the Chester Beatty Library Dublin (Chester Beatty Monographs I), Dublin, 1964, pp. XXI-XXV (= Papyri Panoppolis Beatty).