Domenico LaboccettaDomenico Laboccetta (Messina, 9 maggio 1823 – Napoli, 5 agosto 1896) è stato un violoncellista e cantante italiano. Valente strumentista compose svariati pezzi di musica per violoncello e, come cantante lirico, fu apprezzato sia in Italia che in Europa e nelle Americhe.[1][2] BiografiaNacque in una famiglia povera a Messina da Giuseppe e Giacomina Raffa [1][2]che ancora in tenera età lo affidarono all’Orfanotrofio di Reggio Calabria dove, avendo precocemente rivelato il proprio talento musicale, ebbe modo di apprendere i primi rudimenti della musica e di appassionarsi allo studio del violoncello.[1] Nel 1830, a soli sette anni, diede un saggio delle proprie capacità strumentali al Teatro Nuovo di Messina, ora detto Teatro Vittorio Emanuele II[2] e nel 1834 il padre, che aveva deciso di farlo continuare in quello studio, si rivolse per un sostegno al sindaco di Messina che riuscì a far ammettere gratuitamente il fanciullo undicenne al Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.[1] Qui dal 1835 fu allievo, assieme a Gennaro Giarritiello, Carlo Mercadante, Domenico Grimaldi ed altri, di Gaetano Ciandelli con il quale studiò approfonditamente la tecnica del violoncello[3] Fu seguendo l’insegnamento del maestro, che raccomandava di esercitarsi cantando e facendo cantare lo strumento[4], secondo una prassi che Ciandelli stesso aveva appreso da Paganini, Laboccetta evidenziò di essere dotato anche di una voce tenorile gradevole e perfettamente intonata.[1] Nel 1841 entrò a far parte dell'orchestra del Teatro San Carlo di Napoli come primo violoncello. Nell'ambiente teatrale fece la conoscenza dell’allora celebre tenore Giovanni Basadonna che, avendolo apprezzato come violoncellista, lo aiutò a perfezionarsi nella pratica del belcanto lirico.[N 1][2] Nel 1842 esordì al Teatro Nuovo di Napoli con La sonnambula di Vincenzo Bellini riportando un successo tale che Laboccetta fu riconfermato per varie stagioni e inoltre «...ebbe il conforto di veder scritti appositamente per la sua voce vari spartiti...»: «Gli zingari» di Valentino Fioravanti, «Le miniere di Freiberg» di Errico Petrella, la «Luisetta»di Giovanni Pacini e in particolare la «Leonora» di Saverio Mercadante[2] la cui prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro Nuovo di Napoli il 5 dicembre 1844.[5] Frattanto, il 18 gennaio 1843, era stato chiamato come tenore a solennizzare i funerali di Antonio di Borbone con una Messa funebre eseguita nel Monastero di Santa Chiara in Napoli con orchestra della quale faceva parte anche Gaetano Ciandelli.[5] Come tenore fece varie tournée all'estero. Nel 1856 andò a Siviglia ma fu costretto a tornare a Napoli per assistere la moglie che si era gravemente ammalata.[2]; nel 1859 partì per gli Stati Uniti esibendosi con successo nei teatri di New York, Boston, Filadelfia e Baltimora. Si recò poi in Brasile dove si procurò molti amici ed estimatori, senza tralasciare di compiere tournée in altre importanti città europee come Londra, Vienna, Berlino e Amburgo. [2][6] Nei primi anni 70 gli fu affidata la cattedra di violoncello presso il Conservatorio S. Pietro a Majella succedendo in questo a Gennaro Giarritiello, un incarico che conservò per quasi vent’anni ([6]. Tra i suoi allievi ebbe il violoncellista Giuseppe Magrini al quale trasmise la scuola violoncellistica napoletana appresa da Gaetano Ciandelli. Dopo di lui la cattedra passò a Luigi Stefano Giarda.[7][8] Lungo tutto l'arco della sua carriera di violoncellista si dedicò anche alla composizione di svariati brani per violoncello sia solistici sia con accompagnamento di pianoforte, orchestra o altri violoncelli.[8][9] Morì a Napoli il 5 agosto 1896.[6] NoteAnnotazioniFonti
Bibliografia
Voci correlateCollegamenti esterni
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