Con la legge 132 del 1806Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno, varata l'8 agosto di quell'anno da Giuseppe Bonaparte, veniva attuata la riorganizzazione amministrativa del Regno di Napoli, che prevedeva la divisione dello stesso in province a loro volta suddivise in distretti. La legge 272 del successivo 8 dicembre fissava il capoluogo del primo distretto della provincia di Terra di Lavoro in Santa Maria di Capua, che diveniva, così, sede di intendenza[2]. Nel 1808, però, con il decreto 182 del 26 settembre, Gioacchino Murat apportò un'ulteriore variazione all'organizzazione del distretto: la sede dell'intendenza, e, quindi, il capoluogo, venne spostato a Capua, mentre la sede del tribunale restò fissata in Santa Maria[3].
Tra il 1810 e il 1811, invece, al distretto fu apportata una serie di variazioni territoriali che ne ridussero sensibilmente l'estensione: con l'intervento legislativo dell'8 giugno 1810, infatti, fu istituito il distretto di Nola[4], all'interno del quale venivano inclusi il nolano e il circondario di acerrano. Nel 1811, infine, venne isitiuito il distretto di Piedimonte d'Alife[4], nel quale andava a ricadere tutta l'area nord-orientale del distretto di Capua ed i circondari di Venafro e Colli distaccati dal distretto di Sora.
Nel 1818, il distretto, che, ormai da tempo, aveva assunto una conformazione territoriale ultima, cambiò ancora una volta capoluogo assumendo anche una denominazione definitiva: per volere di Ferdinando I, con il decreto 1416 del 1818, la sede dell'intendenza di Terra di lavoro passò da Capua a Caserta[5], facendo della città della reggia, la città capoluogo della provincia e del distretto.
Il distretto era suddiviso in successivi livelli amministrativi gerarchicamente dipendenti dal precedente. Al livello immediatamente successivo, infatti, individuiamo i circondari, che, a loro volta, erano costituiti dai comuni, l'unità di base della struttura politico-amministrativa dello Stato moderno. A questi ultimi potevano far capo i casali, centri a carattere prevalentemente rurale. All'atto dell'annessione al futuro Regno d'Italia, comprendeva 16 circondari[6]:
Circondario di Formicola: Formicola (con i villaggi di Cavallari, Fondara, Lautoni e Medici), Sasso (con i villaggi di Arbusto, Cisterna, Merrone, Prea, Strangolagalli e Vallata), Pontelatone (con i villaggi di Casalicchio, Funari, Marzi, Savignano e Treglia), Schiavi di Formicola (con i villaggi di Schiavi, Cese, Profeti, San Pietro, Villa e Merangeli);
Circondario di Pignataro: Pignataro (con il villaggio di Partignano), Calvi (con i villaggi di Petruli, Visciano e Zuni), Camigliano (con i villaggi di Falchi e Leporano), Rocchetta (con il villaggio di Croce), Giano, Pastorano (con i villaggi di Pantuliano e San Secondino), Sparanise e Vitulaccio;
Circondario di Teano: Teano (con i villaggi di Cappelle, Carbonara, Casafredda, Casale, Casamostra, Casi, Fontanelle, Furnolo, Magnano, Pugliano, San Giuliano, San Marco, Tranzi, Tuoro e Versano), Caianello (con i villaggi di Aurivola, Casenove, Gaudisciano e Poza) e Vairano (con il villaggio di Marzanello);
Circondario di Pietramelara: Pietramelara, Baia (con il villaggio di Latina), Pietravairano (con il villaggio di San Felice), Riardo e Rocca Romana (con i villaggi di Santa Croce e Statigliano);
Circondario di Sant'Agata de' Goti: Sant'Agata de' Goti (con i villaggi di Bagnoli, Cerreta, Cologna, Corvi, Cotugni, Faggiano, Laiano, Lammia, Mosielli, Paolini, Piscitella, San Silvestro, Tuoro-Scigliato e Verroni), Limatola (con i villaggi di Ave-gratia-plena e Biancano) e Durazzano;
Circondario di Solopaca: Solopaca (con il villaggio di Telese), Melizzano (con il villaggio di Ducenta) e Frasso (con il villaggio di Nansignano);
Aulpi, Avezzano, Baia Domizia, Carano, Cascano, Cescheto, Corbara, Corigliano, Cupa, Fasani, Fontanaradina, Gusti, Lauro, Li Paoli, Maiano, Marzuli, Piedimonte, Ponte, Rongolise, San Carlo, San Castrese, San Martino, Santa Maria a Valogno, Sorbello, Tuoro, Valogno
Scuola Paritaria Distretto di Bellona
A Bellona in via Vinciguerra, è presente la Scuola Paritaria[8] per l'infanzia il Nido di Antonio Cozzi [9] , nata come Associazione onlus nel 1996, poi riconosciuta nel 2005 Paritaria con decreto Ministeriale.
^ Anna Giordano, Marcello Natale, Adriana Caprio, Terra di lavoro, Napoli, Guida Editore, 2003, p. 32, ISBN88-7188-774-3. URL consultato il 17 agosto 2010.