Democrazia liberale

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La democrazia liberale[1], o liberaldemocrazia[1][2] è una forma di governo basata sulla combinazione del principio liberale dei diritti individuali con il principio democratico della sovranità popolare. Essa intende sottolineare che il riconoscimento della sovranità del popolo va di pari passo con l'intangibilità di una serie di libertà individuali (libertà di pensiero, di culto, di stampa, libertà di impresa economica),[1] tipicamente garantite dallo Stato liberale.

Nelle democrazie liberali l'approvazione di una legge è solitamente attribuita al Parlamento

Storia del costituzionalismo

Lo Stato liberale moderno rappresenta un'evoluzione del costituzionalismo inglese[3], originato dalla Magna Carta e dal Bill of Rights.

Allo stato attuale si ritiene che "un ragionevole punto di partenza possa essere individuato nelle prime, embrionali forme medievali, non a caso da tempo immemore simboleggiate dal momento topico della stesura della Magna Charta, la quale formalizza in termini abbastanza nitidi le prime ‘libertà negative’ di stampo anglosassone. Altro è il discorso da fare per le più moderne ‘libertà attive’, allora ancora a venire ma già possibili da intravedere man mano che si procede più avanti nel tempo"[4].

Secondo Pasquale Villari "così è nata quella costituzione la quale, se non ha, come le istituzioni latine, un principio generale che la informi e la domini; è però un sistema di poteri e di diritti, talmente bilanciati e concordi fra loro, che si tengono stretti ed uniti, come se fossero venuti d’un getto solo, e fanno veramente un sol corpo. La vita sociale e politica cammina insieme colla più ampia libertà individuale; e così l’Inghilterra s’è trovata lungamente alla testa della civiltà, ed è la più ferma e costante sostenitrice di quelle libertà moderne, che furono in gran parte sua conquista, e saranno in eterno sua gloria"[5].

Rapporto tra costituzionalismo e liberaldemocrazia

Come reazione "alla tendenza a risolvere in chiave monistica il problema della sovranità"[6], il filo conduttore del pensiero costituzionale di ispirazione democratico-liberale fra le due guerre - che accomuna idealmente le numerose varianti del parlamentarismo razionalizzato, i tentativi di regolazione legislativa dei partiti politici, la elaborazione kelseniana della democrazia procedurale, e soprattutto la fondazione teoretica, sempre ad opera di Hans Kelsen - tradusse l’attenzione per le trasformazioni della politica novecentesca e per le poderose espressioni organizzative di essa nella ricerca di congegni di razionalizzazione del potere politico, con l’obiettivo di calare principi ed istanze basilari del costituzionalismo nella cornice della democrazia di massa.

Caratteristiche

La democrazia liberale promuove e protegge i diritti e le libertà individuali (libertà di parola, di associazione, di religione e di proprietà), la divisione dei poteri, il giusto processo, attraverso una costituzione. In origine in nessuna democrazia liberale il suffragio era universale (solo maschile, basato sul censo o ristretto ad alcuni gruppi etnici).[7] Tutte le democrazie liberali odierne garantiscono invece - fatta salva la cittadinanza - il diritto di voto per tutti gli adulti, indipendentemente dal genere, dall'etnia e dai diritti di proprietà.[8]

Le elezioni debbono svolgersi in modo libero e ad esse, in virtù del principio di pluralismo, possono partecipare più partiti o candidati in competizione tra loro. La Costituzione è intesa come il limite all'autorità del governo e come garanzia dello Stato di diritto. L'autorità di governo è legittimamente esercitata solo se ciò avviene nel rispetto di leggi scritte, approvate e pubblicate in conformità alla Costituzione.[9] Molte democrazie adottano forme di federalismo in modo da attuare una "separazione verticale dei poteri" volta a evitare gli abusi del governo, distribuendo le competenze tra i vari livelli di governo.

La democrazia liberale inoltre garantirebbe un equilibrio tra volontà della maggioranza e volontà dell'individuo. Alexis de Tocqueville propose infatti, come contrappeso ai mali intrinseci di una democrazia assoluta, una pluralità di idee, tramite l'associazionismo e i corpi intermedi, che garantisca un controllo della maggioranza da parte delle minoranze politiche e le opposizioni, come nel modello di democrazia liberale degli Stati Uniti, in cui "pesi e contrappesi" bilanciano i vari poteri.[10]

Note

  1. ^ a b c Treccani.it.

    «liberaldemocrazìa Regime politico basato sulla combinazione del principio liberale dei diritti individuali con il principio democratico della sovranità popolare. Spesso viene usata, come sinonimo, l'espressione 'democrazia liberale'. In entrambi i casi si intende sottolineare che il riconoscimento della sovranità del popolo va di pari passo con l'intangibilità di una serie di libertà individuali (pensiero, religione, stampa, impresa economica).»

  2. ^ Vocabolario Treccani.

    «liberaldemocrazia s. f. Governo democratico di orientamento liberale»

  3. ^ J.G.A. Pocock, The Ancient Constitution and the Feudal Law. English Historical Thought in the 17th Century. A Reissue with a Retrospect, 1987, Cambridge, Cambridge University Press.
  4. ^ Paolo Colombo, On the road again: osservazioni propositive intorno alla storia costituzionale, Giornale di storia costituzionale n. 19 / I semestre 2010, p. 60.
  5. ^ P. Villari, L’Italia, la civiltà latina e la civiltà germanica, 1861, Firenze, Felice Le Monnier, pp. 46-47.
  6. ^ P. Ridola, Profilo storico del costituzionalismo, p. 23 (PDF).: per esso, dal teorico della sovranità di tipo monista in Italia Gioacchino Volpe si delineò «una traiettoria che congiunge l’idea della costituzione come “decisione politica fondamentale” (C. Schmitt) e la teoria della “costituzione materiale” (C. Mortati), ma comprende anche approcci più consapevoli dell’essenza delle democrazie, come la definizione dello “stato di partiti” (Parteienstaat) come “forma razionalizzata di democrazia plebiscitaria” (G. Leibholz), il risalto al tema della “selezione” della leadership come carattere delle democrazie (M. Weber), ed infine il tentativo di applicare le leggi della competizione economica alle dinamiche del processo politico (J. Schumpeter)».
  7. ^ LIBERAL DEMOCRACY: ITS MAJOR CHARACTERISTICS (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2015).
  8. ^ Francis Fukuyama, La fine della storia e l'ultimo uomo, Milano,, 1992..
  9. ^ Democracy, su merriam-webster.com.
  10. ^ Alexis de Tocqueville, La democrazia in America.

Bibliografia

  • (EN) April Carter, Geoffrey Stokes, Liberal democracy and its critics. Perspectives in contemporary political thought, Polity Press, Cambridge (UK) 1998
  • Luigi Compagna, Dal costituzionalismo liberale alla democrazia politica, Giuffrè, Milano 1988
  • Dino Cofrancesco, La democrazia liberale (e le altre), Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2003
  • Patrick Dunleavy, Brendan O'Leary, Theories of the state. The politics of liberal democracy, New Amsterdam, New York 1989
  • Crawford Macpherson, La vita e i tempi della democrazia liberale, Il Saggiatore, Milano 1977
  • Charles Louis de Montesquieu, Lo spirito delle leggi, UTET, Torino 1952
  • Massimo Salvadori, La democrazia liberale, Opere Nuove, Roma 1958
  • Sabino Cassese, Maggioranza e minoranza: il problema della democrazia in Italia, Milano, Garzanti, 1995, pp. 1–99.

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