Delfino Borroni
Delfino Edmondo Borroni (Turago Bordone, 23 agosto 1898 – Castano Primo, 26 ottobre 2008) è stato un militare e supercentenario italiano che servì come bersagliere nel Regio Esercito fino al grado di caporale. Fu l’ultimo reduce italiano della prima guerra mondiale.[2][3][4] BiografiaNato nel 1898 a Turago Bordone, oggi in comune di Giussago, nel Pavese, Delfino Borroni intraprese ancora giovanissimo la professione di meccanico[2]. Fu coscritto nel gennaio 1917 e assegnato al 6º Reggimento bersaglieri, con cui combatté sul Pasubio e in Valsugana. Ferito a Caporetto, cadde prigioniero e fu costretto a scavare trincee sino alla fuga avvenuta grazie alla distrazione di un ufficiale di sorveglianza rumeno dell'esercito austro-ungarico[2]. Da civile, oltre al mestiere di meccanico, fu anche tramviere a Milano; in tale veste fu l'ultimo conducente dei tram a vapore Herschel denominati in milanese Gamba de legn (Gamba di legno), cessati dal servizio nel 1958[1]. All'inizio del 2008, a 109 anni compiuti, Borroni era uno dei tre cavalieri di Vittorio Veneto ancora viventi; nel corso dell'anno morirono Lazzaro Ponticelli (12 marzo) e Francesco Domenico Chiarello (27 giugno), lasciandolo quindi ultimo reduce in Italia della prima guerra mondiale. Da tempo ospite di una casa di riposo a Castano Primo (comune in cui risiedeva fin da quando si era sposato[2]), vi morì il 26 ottobre 2008[2] a 110 anni e 74 giorni, ricevendo solenni funerali di Stato nel Duomo di Milano; al momento della morte era la persona di sesso maschile più longeva d'Italia e l'undicesima, sempre di sesso maschile, più longeva al mondo. La sua morte ha significato anche la messa in quiescenza de facto e la temporanea dismissione dell'Ordine di Vittorio Veneto[5], non essendovi in Italia più né insigniti né insignibili di tale onorificenza. Benché ultimo veterano italiano, a Borroni sopravvissero altri sette reduci della Grande Guerra in tutto il mondo: tre britannici, un australiano, uno statunitense e due canadesi, una dei quali donna[6]; di essi l'ultimo fu Claude Choules, anglo-australiano, morto nel 2011. Onorificenze«Di iniziativa del Presidente della Repubblica»
— Roma, 23 ottobre 2008[7] Note
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