Convento dei Domenicani (Polesine Zibello)
Il convento dei Domenicani è un ex monastero cattolico dalle forme rinascimentali e neoclassiche situato in via Giacomo Matteotti 27 a Zibello, nel comune di Polesine Zibello in provincia di Parma; ospita oggi la scuola secondaria di 1º grado del paese, il museo della Civiltà contadina "Giuseppe Riccardi"[1] e il museo "Il cinematografo".[2] StoriaIl convento fu edificato a partire dal 1494 per volere di Gianfrancesco I Pallavicino, primo signore del marchesato di Zibello, che, prima della sua morte, incaricò il figlio Federico di completarne la costruzione; in realtà i lavori furono portati a termine verso il 1510 dalla marchesa Clarice Malaspina, vedova di Federico, che inoltre donò al convento una vasta tenuta agricola, che garantisse il mantenimento della struttura.[3] I frati domenicani, che entrarono nella struttura nel 1510, crearono una biblioteca all'interno dell'imponente edificio, che sopraelevarono nel XVII secolo; nel corso del XVIII secolo innalzarono la facciata verso sud-est.[3] Nel 1769, tuttavia, i domenicani furono espropriati di tutte le loro proprietà per effetto delle leggi di Guillaume du Tillot, primo ministro del ducato di Parma e Piacenza; nel 1777 i frati riacquistarono l'intera struttura, ma i nuovi decreti napoleonici degli inizi del XIX secolo li costrinsero ad abbandonarla nuovamente e definitivamente. La chiesa ed il lato nord-ovest del convento furono abbattuti, mentre nel 1822 il resto della struttura fu adibito ad ospedale, per volere della duchessa Maria Luigia; negli anni seguenti fu aggiunta una nuova ala all'edificio, che mantenne le funzioni nosocomiali fino al 1970.[3] Nel 1972 il Comune di Zibello acquistò la grande struttura, trasformandola in edificio scolastico.[3] Nel 1985 il piano terreno dell'ala sud fu adibito a sede del Museo della civiltà contadina.[4] Nei primi anni del XXI secolo il chiostro interno fu completamente restaurato.[1] DescrizioneIl convento si innalza su un'estesa ed articolata planimetria, attorno ad un chiostro cinquecentesco, il cui lato nord-ovest fu abbattuto all'inizio del XIX secolo;[3] un'ulteriore ala si prolunga verso sud-est. Le facciate a sud, neoclassiche, si elevano su un porticato angolare ad archi a tutto sesto, sostenuto da pilastri quadrati;[3] il primo piano, sviluppato su una doppia fascia marcapiano, è scandito ordinatamente da finestre incorniciate, alcune delle quali timpanate, i cui tratti sono ripresi nelle finte aperture del sottotetto. Verso nord si apre il pregevole chiostro cinquecentesco ad archi a tutto sesto, sviluppato su tre lati, che si innalza su colonne circolari coronate da capitelli a cubo scantonato in pietra; le volte a vela del porticato scandiscono le numerose lunette murarie, alcune delle quali conservano importanti tracce di affreschi seicenteschi, che raffigurano episodi della vita di san Domenico; sul pulvino di una colonna d'angolo sono inoltre ancora visibili gli stemmi dei Pallavicino e dei Malaspina. Al di sopra del primo piano è evidente la sopraelevazione tardo-rinascimentale, coronata da un elegante cornicione ornato.[3] All'interno lunghi corridoi coperti da volte a crociera collegano le numerose stanze; un ampio ed elegante scalone unisce i vari livelli, mentre al primo piano si aprono sui due corridoi altrettante cupole ovali ottocentesche.[3] Museo della civiltà contadina "Giuseppe Riccardi"Il museo, fondato nel 1985 dal dottor Giuseppe Riccardi, medico zibellino e collezionista,[5] occupa cinque vani del piano terreno dell'ala sud del complesso, concessi dal Comune di Zibello; vi sono raccolti numerosi oggetti ed attrezzi legati al lavoro nei campi ed alla vita contadina, provenienti dal territorio comunale e dalle zone vicine.[4] Ogni ambiente contiene pezzi relativi ad un diverso tema:
Lungo un ampio corridoio è inoltre conservata una tipica imbarcazione padana, costruita artigianalmente a Zibello.[4] A parte sono infine collocati alcuni reperti archeologici, tra cui alcune monete, risalenti a diverse epoche, accomunati dall'essere stati tutti rinvenuti lungo le rive del fiume Po o nelle campagne circostanti.[4] Museo "Il cinematografo"Il museo, fondato dal collezionista Luciano Narducci, raccoglie circa 600 pezzi della sua ricca raccolta di oggetti relativi alla cinematografia, alcuni dei quali molto rari.[7] Nelle stanze sono esposti tra gli altri un prassinoscopio francese del 1827, alcuni grammofoni risalenti al 1920 circa e varie lanterne magiche in rame.[7] Note
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