Codex Cyprius
Il Codex Cyprius (numerazione Gregory-Aland: Ke o 017; numerazione von Soden: ε 71) è un manoscritto pergamenaceo onciale in lingua greca contenente i vangeli canonici e datato paleograficamente al IX secolo.[1] DescrizioneIl codice contiene il testo completo dei quattro vangeli canonici, scritto su 267 fogli di pergamena grandi 26 per 19 cm; il testo è disposto su di una singola colonna per pagina, con 16-31 linee per pagina.[1] Le lettere e le parole sono scritte in scriptio continua, senza cioè essere separate; le lettere onciali (maiuscole) sono grandi (in alcune pagine molto grandi), dritte e compresse. Il manoscritto contiene τιτλοι, κεφαλαια (aggiunte da una mano successiva), στιχοι, e martiriologio. Le sezioni ammoniane sono presenti, ma il canone eusebiano è assente. Il testo è caratterizzato da frequenti iotacismi.[2] Critica testualeIl testo greco di questo codice è rappresentativo del tipo testuale bizantino.[3] Assieme al Codex Petropolitanus appartiene alla famiglia Π, che è strettamente imparentata al Codex Alexandrinus. Kurt Aland lo ha inserito nella Categoria V.[1] In Vangelo secondo Marco 10,19[4], la frase μη αποστερησης è omessa, come nei codici B (dove è aggiunta da una seconda mano), W, Ψ, f1, f13, 28, 700, 1010, 1079, 1242, 1546, 2148, ℓ 10, ℓ 950, ℓ 1642, ℓ 1761, syrs, arm, geo;[5] questa omissione è tipica dei manoscritti di tipo testuale alessandrino e cesariense. In Vangelo secondo Luca 9,55-56[6] presenta la seguente interpolazione, presente anche nei codici Π 1079 1242 1546 (f1 omette γαρ) (Θ e f13 omettono υμεις e γαρ): (EL)
«στραφεις δε επετιμησεν αυτοις και ειπεν, Ουκ οιδατε ποιου πνευματος εστε υμεις; ο γαρ υιος του ανθρωπου ουκ ηλθεν ψυχας ανθρωπων απολεσαι αλλα σωσαι» (IT)
«Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò. E disse: «Voi non sapete di quale spirito siete animati. Poiché il Figlio dell'uomo è venuto, non per perdere le anime degli uomini, ma per salvarle».» Il manoscritto contiene il testo della Pericope dell'adultera (Vangelo secondo Giovanni 8,1-11[7]) e Matteo 16,2b-3. StoriaIl codice portato da Cipro alla Biblioteca Colbert a Parigi nel 1673,[8] fu esaminato da Richard Simon,[9] John Mill,[10] Bernard de Montfaucon,[11] Giuseppe Bianchini,[12] Johann Martin Augustin Scholz,[13] Tischendorf (nel 1842 e 1949) e da Tregelles nel 1850. Il codice è conservato alla Biblioteca nazionale di Francia (Gr. 63) a Parigi.[1] Note
Bibliografia
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