Chiesa di Santa Maria Maddalena (Palermo)
La chiesa di Santa Maria Maddalena è un edificio di culto cattolico situato nel centro storico di Palermo e appartenente all'insieme monumentale del quartiere militare di San Giacomo.[1] UbicazioneCon la denominazione di Santa Maria Maddalena di Xalca o Alga,[2], la chiesa sorse nella zona fortificata ad occidente della città, nota col nome di "Galka" (da al-Halqah, ovvero il "recinto"), l'antica cittadella fortificata difesa da mura di origine epoca punica e dominata dal Kasr, il castello degli emiri arabi divenuto poi residenza dei re normanni. Con la lenta trasformazione della "Galka" e la fusione col resto della città, la chiesa fu inglobata nel quartiere militare di San Giacomo o "degli Spagnoli", l'area che si estende dal Cassaro fino al Papireto, dal 1622 utilizzata dalle truppe spagnole di stanza a Palermo. La chiesa e il seicentesco convento francescano occupano l'area delimitata a sud dalla strada del Cassaro (corso Vittorio Emanuele) vicino a Porta Nuova.[3] StoriaEpoca normannaNel 1130 esisteva una più antica cappella dedicata a Maria Maddalena, fatta edificare da Elvira di Castiglia, prima moglie di Ruggero II di Sicilia, affinché ospitasse le sue spoglie e quelle dei conti, duchi, principi, re e regine normanni.[4] La cappella era contigua al lato sud della primitiva cattedrale, fatta costruire dal vescovo Vittore nel 592, e approssimativamente opposta alla cappella dell'Incoronazione. Recenti ipotesi[senza fonte] identificano il sito dell'antica cappella con quello oggi occupato dalla sacrestia dei canonici. Nel 1140 il luogo di culto godeva di privilegi e concessioni.[4] Nel 1187, la cappella fu demolita dall'arcivescovo Gualtiero Offamilio, su autorizzazione di Guglielmo II di Sicilia.[5] Il progetto, legato alla ricostruzione della nuova cattedrale, mirava a ricostruire la cappella poco più distante, verosimilmente duplicandone la forma ed utilizzando gran parte del materiale di risulta.[4] A fabbrica ultimata vi furono trasferiti temporaneamente i sacelli sepolcrali dei principi normanni, nell'attesa che si terminasse la costruzione della nuova cattedrale, dove avrebbero trovato definitiva collocazione. Guglielmo I di Sicilia già sepolto nella chiesa ipogea di Santa Maria delle Grazie della Cappella Palatina, la moglie Margherita di Navarra e i loro figli, Ruggero IV duca di Puglia, Roberto principe di Capua, Enrico principe di Capua, lo stesso Guglielmo II di Sicilia, a lavori conclusi furono traslati o sepolti nella coeva costruzione del Duomo di Monreale. Già dalla sua fondazione la chiesa era suffraganea e unita alla Cappella Palatina, godeva di Patronato regio per privilegio concesso da Ruggero II.[4] Epoca aragoneseNel 1382 veniva istituita nella chiesa la Congregazione di Santa Maria Maddalena.[2] Epoca spagnolaIl 5 luglio 1608 l'edificio passò ai padri dell'Ordine dei frati minori, che la ottennero per istanza presentata al viceré di Sicilia don Juan Manuel Fernández Pacheco, marchese di Vigliena, duca d'Escalona.[6] Nel 1622 il viceré di Sicilia Emanuele Filiberto di Savoia edificò il quartiere e l'Ospedale di San Giacomo. L'area comprendeva oltre gli edifici militari, tre luoghi di culto: la chiesa di Santa Maria Maddalena d'epoca normanna, la chiesa di San Giacomo dei Militari del 1482, la chiesa di San Paolo d'Alga al Piano di San Paolo del 1312.[1] Obbligati i religiosi ad abbandonare la chiesa nel 1648, il viceré di Sicilia cardinale Teodoro Trivulzio assegnò loro la chiesa dei Santi Cosma e Damiano.[6] L'aggregato preposto alla difesa del Palazzo dei Normanni e degli edifici compresi nella paleopolis, nel 1650 fu ulteriormente recintato dal viceré di Sicilia Giovanni d'Austria. Due varchi consentivano l'accesso alla piazza d'armi: uno posto sul Cassaro di fronte ai baluardi della reggia, l'altro volto ad oriente.[1] Epoca borbonicaEpoca contemporaneaIl Quartiere militare di San Giacomo non è facilmente accessibile, la chiesa non visibile all'esterno è pertanto difficilmente visitabile se non in particolari ricorrenze. Opere
Congregazione di Santa Maria MaddalenaJalcaTommaso Fazello documenta le seguenti chiese:[7]
Note
Bibliografia
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